«I vecchi dicevano che “sotto la neve c’è il pane”» perché effettivamente Luca ha visto più neve che pioggia negli ultimi mesi. «Ma ovviamente non è la stessa cosa, non è la stessa quantità e il terreno non l’assorbe». Più che il pane, però, lui spera di trovarci i suoi ortaggi e la sua frutta.
Luca Ricci è da cinque anni il proprietario di un’azienda agricola tra la boscaglia a cavallo tra i comuni di Induno Olona e Varese: «Ho aperto nel 2017 l’azienda ortofrutticola. La terra era già di proprietà della mia famiglia, altri terreni li ho acquistati e altri li ho in affitto. L’attività si è allargata».
Si è decisamente allargata, visto anche che da circa un anno e mezzo i prodotti di sua produzione sono in vendita in un vero e proprio negozio, allestito a pochissima distanza dal suo principale appezzamento di terra. «La lavorazione avviene qua nel nostro laboratorio. Facciamo un po’ di tutto, seguendo ovviamente la stagionalità e le richieste del mercato: conserve, confetture, succhi, sott’oli. I prodotti sono più al naturale possibile e fatti in maniera tradizionale». E grazie alle sue galline e alle sue api, non mancano nemmeno uova fresche e miele.
Come ogni imprenditore che gestisce un’attività di questo tipo, però, anche lui si ritrova a fare i conti con le bizze del clima, e in particolare con l’assenza di precipitazioni: «Sta diventando un problema. Non era mai capitato di dover iniziare a metà febbraio a bagnare all’esterno, e questo già comporta una perdita economica legata ai costi dell’acqua. Poi noi siamo considerati, da quelli che ci vendono l’acqua, gli spreconi perché la usiamo per irrigare. Ci costa di più di quella utilizzata per il domicilio».
Ma non è solo l’assenza di pioggia il problema. Perché se è vero che oggi “non esistono più le mezze stagioni”, la realtà del cambiamento climatico comporta anche una grande instabilità delle temperature. Grattacapo notevole questo, per chi, come Luca, vive anche con gli alberi da frutta.
«Per le piante da frutta il problema sono gli sbalzi del clima: con questo caldo le piante si muovono, vengono fuori le prime gemme e i primi fiori. Ma siamo ancora a marzo, e un improvviso ritorno del freddo sarebbe una stangata: si ferma tutto, si brucia la gemma e non produce più niente».
Quindi siccità e sbalzi climatici possono mettere in pericolo il raccolto di quest’anno? «È ancora presto per dare una sentenza, ma nel corso della stagione può diventare un problema serio».
Da questo punto di vista, quindi, non un buon periodo, che arriva dopo quello lungo della pandemia, la quale però non sembra aver danneggiato troppo gli affari, almeno a breve termine. «Abbiamo sempre lavorato, anche durante la pandemia, attrezzandoci effettuando consegne a domicilio, per le quali c’era una grandissima richiesta».
Secondo Luca, i problemi legati alla pandemia arrivano ora: «Io offro un tipo di prodotto che rispetto a quello dei supermercati costa una tacchetta in più perché ha una marcia in più, che punta sulla qualità più che sulla quantità tipica delle grandi catene. Prima c’era un certo tipo di benessere; il problema è ora: con il carovita le persone risparmiano guardando il centesimo».
È anche per questo che, quando gli si chiede se secondo lui c’è stata una riscoperta del prodotto coltivato localmente, sembra convinto solo a metà: «Il discorso del chilometro zero e del “so quello che mangio” è vantaggioso, la gente non vuole mangiare cibo di cattiva qualità. Ma con i prezzi alle stelle le persone sono disposte ad abbassare la qualità di ciò che mangiano. La frutta e la verdura la comprano al supermercato, dove costa meno ma è anche di qualità minore».
Di altra natura, invece, le ultime due criticità del suo lavoro che Luca espone: «La prima è legata alla mancanza di ulteriori spazi da lavorare: c’è la forza e la voglia di espandersi, ma i privati esitano sempre ad affittarti le terre. L’altro problema è legato alla manodopera: è un lavoro che non si vuole fare, tuttora sono alla ricerca di qualcuno che lavori nel negozio».
Per concludere, Luca illustra il prossimo ambizioso step della sua attività: l’apertura dell’agriturismo. «A gennaio 2020 sono iniziati i lavori, poi fermati a causa della pandemia. Avevo intenzione di aprire l’estate scorsa. Ora spero di poter partire per il mese di giugno».























