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Storie | 23 maggio 2021, 12:45

Un libro racconta storia e storie di Villa Toeplitz: gli splendidi giardini nati dai viaggi della bella Edvige

Lo storico Bruno Belli ripercorre in un volume uscito in questi giorni per i tipi dell'editore Macchione la genesi di uno dei parchi più belli di Varese: fu la moglie del banchiere Jozef Toeplitz a progettarli, ispirandosi ai suoi numerosi viaggi in Oriente

Un libro racconta storia e storie di Villa Toeplitz: gli splendidi giardini nati dai viaggi della bella Edvige

L’instancabile Bruno Belli, storico pervicace e gran curioso di cose varesine, aveva pubblicato, lo scorso novembre, in epoca ancora buia di pandemia, il volumetto “Villa Toeplitz di Varese – Espressione d’eclettismo tra vita ed arte” grazie all’interessamento dell’Associazione mazziniana di Varese “Giovanni Bertolè Viale”, andato esaurito in tre mesi. Una prima scrittura, peraltro già molto documentata, sulla magnifica villa, oggi parco pubblico, appartenuta al banchiere Jozef Toeplitz e alla sua giovane e bella consorte, sposata in seconde nozze, Jadwiga (Edvige) Stanislava Mrozowska, cantante, attrice e viaggiatrice, nonché appassionata di architettura di giardini. 

Visto l’interesse per il libro, Pietro Macchione, editore attento alle cose locali, ha deciso di ripubblicarlo in una veste nuova e con i contenuti rivisti e aggiornati dall’autore, che ha praticamente riscritto alcuni capitoli e arricchito il volume di due nuove voci, attualizzandolo raccontando il “dopo Toeplitz” e facendo spiegare ad alcuni docenti i rapporti tra lo storico edificio e l’Università dell’Insubria. 

Il libro, intitolato “Villa Toeplitz di Varese” (pp. 150, euro 20), si avvale anche di un ricco apparato iconografico, con fotografie inedite dei Toeplitz -splendido lo scatto di Edvige nel salotto della villa, mentre suona uno strumento orientale- di una ricca bibliografia e del sempre prezioso indice dei nomi. 

La cosa che più salta all’occhio, leggendo il primo capitolo, è il progressivo decadimento di Varese nel corso degli anni, accentuatosi in modo preoccupante nell’ultimo decennio. Le note di Belli ci raccontano di una città quasi fantastica, raggiungibile da Milano con la prima autostrada mai costruita, inventata dall’ingegner Piero Puricelli e finanziata proprio da Toeplitz con la sua Banca Commerciale, inaugurata nel 1924 dalla Lancia Trikappa del re Vittorio Emanuele III con seguito di cronisti e smart set su quattro ruote. 

Varese era poi servita da tram e funicolari, ricca di ville sontuose e capitale della villeggiatura d’élite, con il Grand Hotel Excelsior di Casbeno, dove soggiornarono tra gli altri Verdi, Boito, la Duse, Catalani, Carducci e la regina Margherita di Savoia, il nuovo Grand Hotel Campo dei Fiori e il Palace con il leggendario Kursaal, raso al suolo dai bombardamenti alleati. 

Il libro prosegue con la descrizione dei Toeplitz, lui nato nel 1866 a Varsavia da una ricca famiglia della borghesia ebraica e, dopo gli studi in Lettonia e ad Acquisgrana, arrivato in Italia nel 1891, chiamato dal cugino tedesco Otto Joel a Genova, per entrare nella Banca Generale. 

Ma la sua carriera, nel bene e nel male, fu legata alla Banca Commerciale Italiana, creata dal cugino con un consorzio di capitali tedeschi, svizzeri e francesi, nella quale scalò le posizioni fino a diventarne l’amministratore delegato. Dopo la crisi del 1929, la BCI si trovò indebitata per tre miliardi di lire con la Banca d’Italia e fu costretta a trasformarsi in azienda pubblica, con Toeplitz che lasciò l’incarico nel 1934, ritirandosi a Varese con la moglie, dove visse fino al 1938.  

Ma fu Edvige, scomparsa nel 1966, a dare lustro alla villa (costruita nel 1905 dalla famiglia Frey, acquistata dagli Hannensen nel 1914 e ampliata nel 1918), grazie alle esperienze maturate nel corso dei suoi amati viaggi, e in particolar modo a quelli in India, Ceylon, Birmania, Mesopotamia, Persia, Kashmir e Tibet compiuti tra il 1919 e il ’27, e nel Pamir, nel 1929 (i racconti di viaggio furono raccolti nel libro “Visioni orientali”, pubblicato da Mondadori). Dal 1938 si dedicò al giardino della villa, arricchendolo di fontane che grazie alle diverse cadute dell’acqua emettevano suoni “musicali”, mosaici, di un frutteto e di una chiesetta. Alla manutenzione del parco e soprattutto al frutteto, sovrintendeva il giardiniere Quinto Brilli, una sorta di Libereso Guglielmi della famiglia Calvino a Sanremo, diventato poi esperto dei pescheti di Monate.

Edvige era nata a Janowice, in Polonia, nel 1880, da una famiglia di proprietari terrieri e cresciuta in un maniero vicino a Kielce, e da giovane fu attrice di teatro, «apprezzata e stimata, a proprio agio soprattutto nei ruoli di eroine sensuali in drammi modernisti polacchi: ben oltre trenta ruoli tra il 1900 e il 1910». Arrivò in Italia in fuga dalla Grande Guerra, e Toeplitz, che l’aveva conosciuta nel 1910 a Milano, durante una tournée teatrale, la salvò dall’internamento sposandola, dopo che era rimasto vedovo con il figlio Ludovico. 

Il libro di Bruno Belli conduce poi il lettore a visitare il grande parco della villa, raccontandone la genesi e l’amore di Edvige per le specie botaniche rare, le fontane musicali, assecondata dal marito, e annota le frequentazioni con personaggi dell’ambiente culturale milanese e varesino, accolti in un’apposita dépendance. Ospiti come l’attrice Dina Galli, i drammaturghi Gerolamo Rovetta e Sem Benelli, gli scrittori Francesco Pastonchi, Mario Soldati e Luciano Zuccoli, e poi Matilde Serao e Margherita Sarfatti, il soprano Lucrezia Bori e il regista Alessandro Blasetti, nonché componenti delle famiglie Agnelli e Pirelli. 

Frammenti di un’epoca felice terminata con la morte di Giuseppe Toeplitz, quando la moglie Edvige dovrà cedere l’amministrazione dell’immobile al figliastro Ludovico, per poi venderlo nel 1945 ai Mocchetti di Legnano e trasferirsi in una villa a Bosto, nella zona dell’antico Nifontano, dove il padre dell’autore, allora vicino di casa, la ricordava passeggiare, anziana ma sempre affascinante, con i suoi sette carlini. 

Mario Chiodetti

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