Lei lavoro nel nostro territorio, si chiama Andrea e, in occasione delle festività della Semana Santa, è tornata dai parenti a Malaga, in Costa del Sol, volando ieri dall'aeroporto di Orio al Serio: ricordando che ci si può tranquillamente muovere, anche in zona rossa, per andare in aeroporto e recarsi in un altro Paese come la Spagna, con tampone obbligatorio sia all'andata che al ritorno nelle 72 ore precedenti la partenza o seguenti l'arrivo con autoisolamento fino all'esito, ecco il racconto di ciò che ha trovato Andrea al suo arrivo a Bergamo e, poi, a Malaga.
QUI BERGAMO
«È impressionante arrivare nel piazzale dell'aeroporto, davanti agli ingressi, solitamente affollatissimo: è ancora più deserto rispetto all'ultima volta, come se la pandemia, dopo un anno, fosse riuscita a svuotare ancora di più questo posto. Dentro, i corridoi dell'aeroporto sono spettrali, le saracinesche tutte abbassate, si sente solo il rumore del mio trolley: ero già rimasta sconvolta da questa "città" completamente svuotata, adesso lo sono ancora di più. Viene quasi da piangere al pensiero di dove possa essere finita tutta quella gente e quella vita».
«Ci sono soltanto due negozi aperti, uno vende prosciutti e affettati. E' tutto chiuso, uno scenario post apocalittico, nemmeno fossimo in The Walking Dead. Se è normale partire piena di tristezza vedendo di essere sola, stavolta purtroppo si va oltre: potrei definirla la normalità della malinconia e del vuoto».
«Devo sempre arrivare in aeroporto con il mio foglio compilato online; in più, prima dei controlli di biglietto e bagagli (sono aperti solo due varchi), mi è stato chiesto di compilare un'altra autocertificazione, da consegnare alle forze di sicurezza, con la destinazione del mio viaggio».
QUI MALAGA
«Il tampone l'ho fatto giovedì 25 marzo, ho avuto il risultato il giorno dopo e sono partita ieri, sabato 27. A Malaga l'aeroporto era abbastanza vuoto ma c'era più gente rispetto a Bergamo. All'uscita dall'aereo ho trovato più persone pronte a tornare verso l'Italia di quelle che arrivano qui prima delle ferie di Pasqua e della Semana Santa che qui è sentitissima, perfino più del Natale».
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