I ristoratori, i baristi e i commercianti, prima ancora della data certa della riapertura, stanno chiedendo da settimane al governo di sapere il protocollo a cui dovranno attenersi: sia per organizzarsi, munendosi eventualmente di plexiglass e di tutto il resto per mettere in sicurezza sé stessi, i dipendenti e i clienti, sia per iniziare a ritrovare la voglia di guardare avanti. Un protocollo che non arriva, o magari arriverà improvvisamente a un passo dalla riapertura (vedasi gli ultimi, ma soprattutto i penultimi, decreti), in maniera abbastanza incomprensibile, visto che - sia il 18 maggio o l'1 giugno la data prescelta per bar, ristoranti e pub - il distanziamento e le misure di protezione da applicare saranno comunque le stesse.
E allora perché non iniziare a dire per esempio quante persone per metro quadro, in base alle dimensioni del locale, potranno accedere? Per rispondere non servono degli scienziati ma politici di buonsenso capaci di ascoltare le esigenze dei proprietari e degli esercenti, o almeno così parrebbe guardando ai vicini d'oltreconfine. Non solo la Svizzera, però, offre un esempio di chiarezza e praticità: la provincia autonoma di Bolzano, che riapre negozi, bar, ristoranti e parrucchieri tra domani e lunedì, ha fissato il limite di un solo cliente per ogni 10 metri quadri (leggi QUI) tranne che nei piccoli negozi fino a 50 metri quadri. Giusto? Sbagliato? Non spetta a noi dirlo ma non è azzardato pensare che sia meglio prendere una decisione piuttosto che restare nell'indeterminatezza fino all'ultimo, avvitandosi in mille tavoli di concertazione in cui si è costretti ad accontentare tutti e quindi, alla fin fine, nessuno.
Oggi il Consiglio federale della Confederazione ha stabilito alcune misure semplici e chiare da adottare sulla riapertura della ristorazione prevista per lunedì. E' così difficile prendere spunto da loro e iniziare a dare indicazioni anche ai commericianti, ai baristi, ai ristoratori e ai parrucchieri della Lombardia e d'Italia?
il Corriere del Ticino ha radunato le regole che dovranno essere seguite da lunedì per tornare ai tavoli di ristoranti, bar o pub oltrefrontiera.
Ad ogni tavolo potrà sedersi «un gruppo di clienti che include al massimo quattro persone e che arriva assieme al ristorante oppure una famiglia, vale a dire genitori con figli. Nel caso della famiglia, questa potrà sedersi allo stesso tavolo anche se composta da più di quattro persone che vivono nella stessa casa».
Altra regola: ad ogni tavolo non si possono aggiungere clienti diversi da quelli che compongono il "gruppo di clienti da quattro persone arrivati insieme" o la famiglia.
Sempre il Corriere del Ticino spiega che «in presenza di tavoli molto lunghi possono stare sedute più di 4 persone, ma tra i singoli gruppi di clienti deve essere rispettata una distanza minima di 2 metri, sia "spalla a spalla" che "schiena a schiena". All'interno dello stesso gruppo di clienti non è richiesto di mantenere questa distanza minima».
Di più: «La distanza minima non si applica in presenza di un divisorio di qualunque tipo di materiale tra i gruppi di clienti».
Vietati tavoli bistrot dove consumare in piedi mentre, per quanto riguarda il personale, le norme del Consiglio federale consigliano vivamente l'uso della mascherina ma non c'è l'obbligo di indossarla. In cucina «devono essere utilizzate misure di protezione come divisori o mascherine anche se al momento non risulta che si possa trasmettere il coronavirus attraverso il cibo agli esseri umani».
Poi, oltre a indicazioni su come organizzare il servizio in maniera igienica (posate, tovaglioli, tavoli), si passa alla misura che ha fatto discutere di più e cioè la necessità da parte dei clienti di lasciare i propri dati di contatto all'esercente: «La comunicazione volontaria dei dati di contatto è importante per garantire il tracciamento nel caso in cui una delle persone addette al servizio si ammali. I clienti hanno la possibilità di fornire nome, cognome e numero di telefono per essere contattati dal servizio medico cantonale in caso di necessità. È quindi nell’interesse dei clienti lasciare i propri dati di contatto».
Prendere ad esempio la Svizzera, o l'Alto Adige, senza credersi sempre i migliori, è così difficile?