È stata presentata oggi, a Palazzo Estense a Varese, l’installazione temporanea “Terra Rara” realizzata con i rifiuti elettronici nell’ambito dell’omonimo progetto promosso dal consorzio Ecolight in collaborazione con il Comune di Varese, la curatela di Karakorum Impresa Sociale e il sostegno di Impresa Sangalli e Fondazione Molina.
Durante le attività territoriali sono stati raccolti oltre cinque quintali di piccoli elettrodomestici e dispositivi elettronici con cui l’artista Livia Paola Di Chiara ha realizzato un’installazione temporanea selezionando, pulendo e assemblando i materiali più idonei. Il risultato è un’opera che mette in scena una cosmogonia tecnologica dove il pianeta diventa un nucleo compatto di RAEE che evolve in una costellazione più rarefatta di oggetti, a rappresentare il passaggio “dallo scarto alla possibilità”, come dice la stessa artista.
I materiali raccolti sono stati perlopiù piccoli elettrodomestici, smartphone, caricabatterie, dispositivi non funzionanti e oggetti elettronici di uso quotidiano che, senza questa iniziativa, sarebbero rimasti dimenticati nei cassetti delle case. Grazie al percorso di partecipazione attivato sul territorio, questi materiali trovano invece una nuova funzione simbolica e, attraverso il riciclo, possono rientrare nei cicli produttivi generando nuovo valore.
L’installazione sarà esposta al pubblico dal 13 dicembre 2025 all’11 gennaio 2026 negli spazi al piano terra di Palazzo Estense, per poi essere smontata e avviata al corretto trattamento di recupero.
Terra rara: un progetto che ha coinvolto l’intera città
Terra Rara è un percorso di cittadinanza attiva durato oltre tre mesi che ha trasformato Varese in un laboratorio di economia circolare. Realtà differenti hanno aderito al progetto facendosi testimonial di una raccolta che ha permesso di intercettare cellulari, caricabatterie, giochi elettronici, mouse, piccoli elettrodomestici, ma anche vecchi walkman e apparecchi radio risalenti a prima degli anni 90. Il Comune ha aperto la biblioteca, l’anagrafe e l’ufficio tutela ambientale, la Camera di Commercio ha messo a disposizione l’infopoint; le associazioni sportive, come Pallacanestro Varese e Canottieri, hanno aperto le loro sedi; Filmstudio 90 ha ospitato un contenitore al Cinema Teatro Nuovo, Karakorum ha attrezzato lo Spazio YAK per la raccolta e il negozio Bubusettete si è attivato sensibilizzando i propri clienti. Il progetto ha coinvolto inoltre gli istituti superiori della città: gli studenti della Scuola Europea, dell’IPSSCTS Einaudi e del liceo Manzoni di Varese, grazie a workshop e attività di sensibilizzazione in aula, hanno contribuito alla raccolta.
Walter Camarda, presidente del Consorzio Ecolight, ha dichiarato: “Attraverso un percorso che ha unito partecipazione civica, educazione ambientale e responsabilità collettiva abbiamo raggiunto un importante obiettivo: far conoscere i RAEE e far comprendere il loro valore ambientale. I 512 kg di piccoli rifiuti elettronici raccolti a Varese - parliamo di oltre 1.300 oggetti - sono il frutto di un progetto che ha saputo coinvolgere una comunità, facendo svuotare i cassetti da quelle apparecchiature elettroniche vecchie e non più utilizzate. Il risultato finale è nell’opera Terra Rara che ci mostra come anche un gesto semplice come quello di conferire correttamente i RAEE possa contribuire a un’economia più sostenibile”.
“Da rifiuto a risorsa: con questo pensiero l’Amministrazione ha sostenuto Terra Rara, progetto che trasforma i piccoli RAEE in un’azione artistica dal forte messaggio di sostenibilità” dichiara Nicoletta San Martino, assessora alla Tutela ambientale, Sostenibilità sociale ed Economia circolare del Comune di Varese. “Come Comune siamo lieti di aver messo a disposizione i mezzi per la raccolta dei materiali e di ospitare l’esposizione dell’installazione temporanea a Palazzo Estense. Il progetto ha confermato la consapevolezza dei cittadini per l’ambiente e le buone pratiche di economia circolare, in un momento in cui la gestione dei RAEE è al centro dell’attenzione europea, come dimostra ad esempio il tema scelto per la recente Settimana per la Riduzione dei Rifiuti. Tra le tipologie di rifiuto, i RAEE sono tra i più complessi da trattare per la varietà dei materiali e il valore strategico di alcune loro componenti, come le terre rare richiamate dal progetto. Questa installazione, anche se nata da un’iniziativa locale legata alle nostre abitudini quotidiane, non a caso offre un immaginario cosmico, dando occasione per riflettere su una responsabilità che è globale, ricordando il nostro ruolo all’interno di un sistema-pianeta in cui tutto è connesso.”
“Anche Fondazione Molina ha aderito con entusiasmo e responsabilità al progetto Terra Rara promosso da Ecolight in collaborazione con il Comune di Varese. I dipendenti e non solo hanno smaltito, attraverso i due punti di raccolta predisposti e organizzati in Fondazione, circa 32 kg di piccole apparecchiature elettriche ed elettroniche” dichiara Carlo Nicora, direttore generale di Fondazione Molina. “Come sottolineato sin dall’inizio del progetto, smaltire i RAEE non è semplicemente smaltire i rifiuti: questi contengono materiali riciclabili e risorse preziose, come le terre rare, fondamentali per lo sviluppo tecnologico, troppo spesso disperse nell’ambiente. Ogni oggetto raccolto avrà una seconda vita possibile: saranno rivalorizzati e trasformati in un’opera d’arte contemporanea che potrà essere ammirata nei locali di proprietà della Fondazione Molina adiacenti al teatro Politeama. Per Fondazione Molina innovare significa ascoltare i bisogni del presente e costruire soluzioni che migliorino la vita di tutti. E’ per questo che, come Molina, abbiamo aderito ad un progetto che nasce dal desiderio di trasformare ciò che scartiamo in bellezza. Un gesto artistico che reinventa i materiali riciclabili e ci ricorda che ogni fine può diventare un nuovo inizio. Un percorso artistico che trasforma lo smaltimento in un atto poetico, capace di unire tecnologia, emozione e sostenibilità.”
“Questo progetto indaga il destino dei rifiuti elettronici, intrecciando cultura materiale, memoria collettiva e responsabilità ambientale.” commenta Livia Paola Di Chiara, l’artista autrice dell’installazione. “Una sfera-nube si apre in una costellazione di oggetti tecnologici che da un nucleo denso si diradano fino a dissolversi in una progressiva rarefazione che riflette il passaggio dallo scarto alla possibilità. Lavorare a un’installazione che porta in sé la propria dissoluzione diventa un modo per costruire un atto di presenza, trasformando il rifiuto in un segno etico ed estetico e invitando a ripensare il nostro rapporto con la tecnologia”.










