Si è riunita questa mattina, sabato 6 dicembre, la Commissione consiliare n. 3 dedicata ai lavori pubblici, convocata su richiesta dei gruppi di minoranza – con la Lega in prima linea – per ottenere finalmente chiarezza sul futuro del Teatro Politeama. Alla seduta, iniziata alle 11, erano presenti il sindaco Davide Galimberti e gli assessori Andrea Civati ed Enzo Laforgia, chiamati a illustrare lo stato dell’arte di un progetto che, al netto degli annunci, continua a presentarsi in forma ancora parziale. Una commissione che, come più volte evidenziato dai consiglieri, è parsa più un gesto “concessorio” che un reale momento di condivisione istituzionale.
Ad oggi, infatti, ciò che si conosce del nuovo teatro è poco più di un fascicolo ridotto all’essenziale: alcune planimetrie, qualche immagine di rendering e poche informazioni tecniche. Per certo, si sa che il nuovo Politeama avrà 883 posti complessivi — 500 in platea e 383 in galleria — e che non sono previste demolizioni significative, fatta eccezione per la vecchia dependance. Sul retro verrà ricostruita ex novo la torre scenica, elemento cruciale per l’operatività teatrale. Ma sui tempi di realizzazione, il sindaco Galimberti non si è sbilanciato: «L’iter partirà a stretto giro», ha ribadito, senza però indicare alcuna data precisa. E anche i costi complessivi dell’opera, così come l’esatto percorso procedurale, restano in attesa di un’informazione definitiva.
A fare da contrappunto all’incertezza progettuale è però arrivato il parere della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, che ha autorizzato formalmente l’avvio dei lavori. Nel documento firmato dalla soprintendente Beatrice Maria Bentivoglio-Ravasio si riconosce la presenza, all’interno dell’ex cinema-teatro, di strutture storiche soggette a tutela, ritenendo però le opere proposte compatibili con la loro conservazione. Un via libera che arriva nonostante la mancanza della relazione preliminare sul rischio archeologico, normalmente richiesta: secondo l’ente, l’area non presenta un rischio significativo di ritrovamenti, essendo stata ampiamente compromessa da edificazioni precedenti. La Soprintendenza pone tuttavia una condizione vincolante: se durante gli scavi emergeranno reperti o stratigrafie di interesse, il cantiere dovrà essere immediatamente sospeso e l’ufficio statale informato entro 24 ore, con la possibilità di imporre approfondimenti o varianti progettuali. Un richiamo che conferma la delicatezza dell’intervento su un luogo carico di storia.
Il tema della viabilità, già al centro della Commissione Urbanistica del 25 novembre, è tornato prepotentemente nel dibattito odierno. Già in quell’occasione i consiglieri avevano sollevato dubbi sulla gestione dei flussi, dei parcheggi e soprattutto sul transito dei mezzi scenici, mentre l’amministrazione insisteva sulla necessità di favorire l’accesso pedonale e il trasporto pubblico. L’ingegner Gardelli aveva chiarito che l’ingresso tecnico dei camion avverrà da via Morosini e l’uscita da via Orrigoni, ipotizzando anche un senso unico nell’ultimo tratto di via Morosini e la riserva di via Orrigoni al solo transito dei mezzi pubblici. Ma, come ribadito anche oggi, il progetto viabilistico è ancora in fase embrionale e nulla appare definito. Le perplessità dei commissari restano quindi tutte sul tavolo, dalle aree di sosta alla compatibilità delle nuove circolazioni con il tessuto urbano circostante.
In attesa che venga finalmente presentato il progetto esecutivo — l’unico documento in grado di chiarire costi, tempistiche e ricadute sulla città — la partita del Nuovo Teatro di Varese resta apertissima. Un passaggio che non potrà prescindere dal coinvolgimento della Regione Lombardia, chiamata a garantire indirizzo, copertura e autorizzazioni. Fino a quel momento, tra aspettative, dubbi e annunci, il cantiere più atteso della città rimane ancora un dossier sospeso.














