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Territorio | 27 novembre 2024, 10:24

Rabbia e orgoglio all'assemblea pubblica di Beko a Biandronno: «Non lasciamo nulla di intentato, Cassinetta è una risorsa per tutto il territorio»

Affollato incontro martedì sera in Comune organizzato dal sindaco Porotti, al quale hanno partecipato sindacati, lavoratori, primi cittadini della zona e tanta gente comune affezionata ad una fabbrica storica: «Beko ha mosso un attacco brutale alla dignità dei lavoratori e al territorio, l’Europa deve mettere un freno alla delocalizzazione. Il Governo deve intervenire, dov'erano le istituzioni quando Whirlpool ha venduto ad Arcelik? Come può essere utilizzato il golden power?»

L'assemblea pubblico dedicata alla crisi Beko che si è tenuta a Biandronno

L'assemblea pubblico dedicata alla crisi Beko che si è tenuta a Biandronno

Martedì sera si è svolta a Biandronno su iniziativa del sindaco Massimo Porotti, insieme alle sigle sindacali Fim, Fiom e Uilm, un'assemblea pubblica sulla crisi della Beko che nei giorni scorsi ha presentato un piano che prevede 541 esuberi a Cassinetta e la chiusura di due linee produttive del "freddo". 

Moltissimi i lavoratori presenti e con loro tanti semplici cittadini affezionati ad una fabbrica storica, che hanno esposto tanti dubbi, perplessità, incertezze, ma anche rabbia e orgoglio. 

La chiusura degli stabilimenti Beko non coinvolge solo l’impianto di Cassinetta, bensì circa 50 aziende dell’indotto a livello locale, 200 a livello nazionale. Come ha sottolineato il sindaco di Biandronno Massimo Porotti «Beko è una risorsa per tutto il territorio, non bisogna lasciare nulla di intentato».

Presenti all’incontro anche i tre segretari del sindacato dei metalmeccanici provinciale Fabio Dell’Angelo, UILM, Nino Cartosio, FIOM Cgil e Gennaro Aloisio, FIM Cisl insieme alla rsu aziendale: Chiara Cola di UILM, Luciano Frontera di FIOM e Tiziano Franceschetti di FIM Cisl dei Laghi.

«Cassinetta ad oggi occupa 2200 persone con un indotto enorme su molte altre aziende del territorio. Sono in totale circa 6000 i posti di lavoro a rischio in tutta la provincia - ha spiegato Franceschetti - vogliamo cercare di far cambiare idea alla multinazionale». 

Luciano Frontera ha ricordato che «il piano industriale presentato è un macigno pesante per tutta la provincia. La nostra responsabilità è quella di cercare di cambiarlo. Deve essere chiaro alle multinazionali che vengono a investire in Italia che le nostre produzioni non si possono acquistare e trasferire altrove. Le istituzioni devono fare fede all’impegno che avevano preso di non chiudere gli stabilimenti e di impedire i licenziamenti. L’Italia non è la Polonia, non ci fermeremo, Beko deve ascoltare le nostre richieste. Non vogliamo licenziamenti forzosi nelle nostre sedi italiane». 

Chiara Cola (Uilm) ha ha sottolineato che «stiamo già vivendo un difficile periodo di cassa integrazione. Dopo il Covid abbiamo avuto un grosso calo, togliendo due linee di produzione i costi fissi della fabbrica non possono essere sostenuti. La preoccupazione è quella che ci sia un graduale disinteresse per le produzioni in Italia - ha poi continuato Cola. Quello che ci interessa è che le istituzioni e il governo tutelino noi lavoratori e tutto il manifatturiero italiano». 

Hanno preso parte all’incontro anche molti rappresentanti delle amministrazioni dei Comuni limitrofi e delle istituzioni provinciali e regionali. 

Il consigliere regionale Emanuele Monti e il vicepresidente di Provincia Giacomo Iammetti hanno rassicurato sul fatto che le istituzioni sono vicine ai lavoratori, sottolineando la necessità di mettere a disposizione le istituzioni locali per dare visibilità alla questione, con una unione di intenti da parte di tutti gli attori coinvolti.

«Qui esiste un’eccellenza della manifattura italiana e non possiamo accettare che venga acquisita da una multinazionale straniera che decide di trasferire le competenze all’estero. L’azienda sta delocalizzando, non sta chiudendo, la questione è ben diversa. Da parte di regione Lombardia c’è massimo impegno» ha garantito Monti. 

«Dobbiamo essere compatti nel combattere questa battaglia - ha aggiunto il vicepresidente Iammetti - per affrontare questa crisi aziendale, una delle più grandi e importanti del nostro territorio». 

Anche la vicesindaca di Varese Ivana Perusin, per lunghi anni dirigente Whirlpool, è intervenuta: «È evidente che toccare qualsiasi sito di Cassinetta abbia conseguenze devastanti su tutto il sito. Non bisogna dimenticare che questa azienda in passato era Ignis e poi Merloni, marchi che hanno fatto la storia del nostro paese. Da parte nostra c’è massima vicinanza, Cassinetta non deve essere toccata». 

Forte la reazione dei lavoratori presenti, che da questo incontro si aspettavano più risposte concrete da parte delle istituzioni. 

«Come può essere usato il golden power? Il nostro non è un settore strategico» viene chiesto. E poi ancora: «Stiamo vivendo un film già visto, nel 2005 Whirlpool ha licenziato 1000 persone e a niente sono valsi gli sforzi dei sindaci e delle istituzioni. L’Europa deve mettere un freno alla delocalizzazione». 

E un’altra voce: «Beko ha mosso un attacco brutale alla dignità dei lavoratori e al territorio. Che garanzie ha dato Whirlpool quando ha deciso di vendere al gruppo Arcelik? Dopo neanche sei mesi dall’acquisizione stanno licenziando 2000 persone, il Governo deve intervenire». 

Un lavoratore di un’azienda che produce guarnizioni per Beko ha domandato poi: «Dov’erano le istituzioni quando l’azienda è stata venduta? Arcelik è abituata a produrre dove costa meno e non c’è nessuna istituzione che li ferma. Oggi è partito l’ultimo camion per l’Ungheria dove producono i nostri pezzi a costi molto più bassi per vendere poi il prodotto finito allo stesso prezzo. Ho visto crescere questa fabbrica da quando si chiamava Ignis, che fine vogliamo fargli fare?». 

Tante le voci arrabbiate e insoddisfatte dei lavoratori che si sono levate tra i presenti, ma per il momento non resta che attendere il prossimo incontro con il governo, che si terrà il 10 dicembre a Roma.

L'11 dicembre è già stato indetto un altro sciopero con presidio alla portineria 45 con la presenza di segretari nazionali dei sindacati e i lavoratori che coinvolgerà anche molte delle aziende dell’indotto. 

Ilaria Allegra Vanoli

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