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Territorio | 10 ottobre 2024, 08:52

Due capre sbranate da un lupo a Dumenza sul Monte Lema: «Per noi danno enorme»

Dopo il primo episodio verificatosi in Valdumentina che ha causato la morte di Facciona e Ciopper, a lanciare l'allarme è Emanuele Brancher della Fattoria Roccolo: «Chi ci tutela, se non riusciremo più a produrre formaggio di capra perché dovremmo continuare a vivere e lavorare in montagna dove già è difficile e costoso?»

(foto generica d'archivio)

(foto generica d'archivio)

«Una mattina della scorsa settimana sono andato a recuperare il gregge di capre nei pressi dell’area di pascolo e ne ho trovate due apparentemente sbranate. Dopo aver chiamato i guardiacaccia, che hanno fatto i rilievi e le verifiche del caso, hanno accertato che era stato un lupo a predarle».

Ad affermarlo è Emanuele Brancher, proprietario, allevatore e coltivatore della Fattoria Roccolo di Dumenza, che si trova sul versante nord del Monte Lema a due passi dal confine italo-svizzero, un luogo incantevole dove poter assaporare le delizie proposte dall’agriturismo o trascorrere piacevoli giornate in compagnia immersi nella natura.

Il gregge la scorsa settimana, come avviene quotidianamente, era stato lasciato al pascolo proprio da Emanuele, e la mattina seguente era andato a recuperare le trenta capre per mungerle, ma ne mancavano due, Facciona e Ciopper, che il giorno prima dopo esser uscite dalla stalla si contendevano il ruolo di “guida” all’interno del gruppo di animali facendo valere la loro forza, come avviene in natura.

Per questa ragione Emanuele, insieme al suo staff, mai avrebbe immaginato di trovare davanti ai suoi occhi un simile scenario mentre le cercava: gli animali in terra, sul prato, inermi, completamente sbranate. «Arrivato sul posto ho trovato le due capre esanimi, vicino ad un ruscello, con segni e buchi evidenti sul collo. A quel punto ho contattato l’ente regionale, avviando le procedure per effettuare le verifiche del caso e avere la conferma ufficiale che si trattasse di un lupo», racconta ancora.

Le altre capre sono tornate in fattoria all’interno della stalla. «A causa della paura e dello spavento gli animali perdono il latte… qualunque fattore di malessere, infatti, causa loro questa situazione che porta le capre a non volere più uscire dalla stalla, come avvenuto anche in altre realtà del territorio ticinese», continua Emanuele.

I verbali dei guardiacaccia sono stati redatti per la riscossione dei danni, ma il problema è a monte. «Oltre all’affetto verso le capre, stiamo parlando di animali selezionati da anni, che vivono in mezzo alle montagne, senza alcun problema di genetica non solo per la loro resistenza e la produzione di latte, ma anche per la possibilità di lasciarle al pascolo. Il danno, quindi, è incalcolabile. Detto questo se arrivano i lupi e fanno stragi importanti per noi è un rischio enorme perchè rovinerebbero l’ecosistema. Chi ci tutela?», si chiede ancora Emanuele.

«Se non riusciremo più a produrre formaggio di capra (la Formaggella del Luinese è il primo formaggio D.O.P. in Italia prodotto con il 100% di latte di capra, ndr) – conclude l’allevatore del Roccolo -, perché dovremmo continuare a vivere ancora in montagna dove è difficile, costoso e complicato lavorare? A queste condizioni perchè dovremmo lavorare sette giorni su sette, almeno dieci ore al giorno?».

Si tratta solo dell’ultimo episodio di animali sbranati da lupi a cavallo del territorio tra alto Varesotto e Canton Ticino, dove la preoccupazione degli allevatori è ormai arrivata anche ai piani alti della politica che si è mossa per cercare di tutelare al meglio un settore che con il passare degli anni è sempre più in difficoltà. Succederà al più presto anche in Italia?

Agostino Nicolò da Luinonotizie.it

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