Storie | 20 maggio 2024, 00:01

L'avventura in Belize di Fabio Longhin e Claudio Colombo sulla via del cioccolato

I due pasticceri, di Olgiate Olona e Barasso, raccontano il loro emozionante viaggio in America Centrale dove hanno scoperto quanto possa essere forte il legame tra un popolo e il suo territorio: «Rispetto per la materia prima. Hanno poco e danno tutto»

Claudio Colombo e Fabio Longhin in Belize

Claudio Colombo e Fabio Longhin in Belize

Valrhona. Un nome che sembra magico per un’azienda nel cuore del Belize in cui, appena si entra dalla porta, si inizia a respirare il dolce, intenso aroma del cioccolato. Proprio qui si sono recati Fabio Longhin e Claudio Colombo, titolari e pasticceri rispettivamente della Pasticceria Chiara di Olgiate Olona e della Pasticceria Colombo di Barasso, per vedere e toccare con mano il risultato di un progetto iniziato una decina d’anni fa.

«L’emozione è stata di essere ospitati da un popolo che ci ha accolti in una maniera esemplare - ha raccontato con entusiasmo Longhin - abbiamo potuto toccare con mano sia l’empatia e l’entusiasmo nel fare per noi questa grande materia prima, questo prodotto agricolo che è il cacao».

Un popolo di cui Longhin e Colombo hanno fin dal primo giorno apprezzato «il totale rispetto di quello che è la materia prima dalla piantagione, dalla crescita della piccola piantina fino alla produzione del fava di cacao. Tutto questo ciclo avviene in modo esemplare, dando importanza e valore sia alla persona sia all’ingrediente e alla materia prima. Un’esperienza da brividi, perché vivere con loro questa situazione è veramente emozionante: entrare a contatto con le piante di cacao e con tutti gli agricoltori è una cosa che tocca il cuore e, soprattutto, fa capire che quella materia prima che noi utilizziamo, il cioccolato, è fatta di tante famiglie e realtà».

Il progetto che le due pasticcerie hanno sposato unisce «l’essere umano e il valore di quello che è l’essere umano e di tutta questa “connessione” con il mondo. È stato emozionante essere accolti da loro con un’ospitalità disarmante, ci hanno coccolati dall’inizio alla fine, abbiamo potuto vedere che, con quello che noi doniamo, hanno creato scuole, luoghi di aggregazione, interventi di primo soccorso, ospedali ed è veramente magnifico poter aiutare un popolo in cui regna la povertà ma questo non impedisce alle persone di avere sempre il sorriso in volto. Si vede quanta attenzione si presti al benessere delle persone, ad esempio vicino alle piantagioni sono state costruite le scuole per i figli dei lavoratori».

Belize, una terra che ha trafitto il cuore dei pasticceri, le cui parole lasciano emergere tutta la felicità e «un forte attaccamento a questo paese, qualcosa che va aldilà di ogni concetto: provo un amore allo stato puro per il popolo, per il cioccolato, per l’azienda che ci permette di fare questa grande opera. In più, il Belize è una terra fantastica con l’80% di selva. Non siamo più abituati a respirare un’aria così pura, c’è un impatto che è lo 0,02% di anidride carbonica, stanno facendo un lavoro fantastico di riqualificazione del territorio, la natura regna incontaminata e tutte le biodiversità sono in simbiosi con l’ambiente e i popoli», ha proseguito il pasticcere olgiatese.

Una simbiosi, un legame così forte che il nome scelto per il cioccolato frutto di questo progetto è Tulakalum, insieme, nella lingua dei Maya, e, come riflette Fabio Longhin, «non poteva avere un nome diverso da questo» … se non “comunanza”, termine con cui il pasticcere spesso descrive la connessione tra tutto e tutti, «siamo connessi tutti quanti e dobbiamo aiutarci l’uno con l’altro nel migliorare il nostro sistema di vita e il nostro pianeta».

«Le persone del luogo – ha aggiunto Colombo - sono felici, innamorati di quello che fanno e di quanto danno per il cioccolato, la vaniglia, i succhi di frutta, è stato davvero molto bello vivere questa esperienza sia con loro che con i colleghi, sono nate tante amicizie e quelle che già esistevano si sono rinforzate. È stata un’esperienza intensa, difficile da descrivere, abbiamo potuto toccare con mano quello che abbiamo letto sempre sui libri e capire quanto lavoro ci sia dietro, oltre a un importante bagaglio di conoscenze, sapori, tradizioni, profumi».

Quella di Fabio Longhin e Claudio Colombo è stata dunque un’esperienza indimenticabile, che ha consentito loro di crescere come professionisti e come persone. Un’esperienza che ha fatto capire ancora più nel profondo il senso del lavorare insieme per un bene comune.

Giulia Nicora

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