Piazza San Vittore trasformata in un grande cerchio mentre centinaia di persone, dopo essersi tenute per mano, applaudono ripetendo senza fermarsi "Forza Lavinia, forza Lavinia". E' stato questo il momento più toccante della manifestazione organizzata questa mattina in città dopo il sangue versato lunedì in via Ciro Menotti.
Qualcuno stringe un fiore di girasole, qualcuno si asciuga le lacrime. Tutti però urlano il nome della donna di 37 anni ancora in ospedale dopo le coltellate che l'ex marito Marco Manfrinati le ha inferto poco prima di uccidere con la stessa arma l'ex suocero Fabio Limido. Lo scandiscono battendo le mani e la piazza, nel silenzio, sembra rimandare l'eco di queste parole e di questo dolore che la famiglia Limido sta vivendo.
A incitare le persone che riempiono la piazza è Marta Criscuolo, moglie del geologo 71enne e madre di Lavinia. Stringe i pugni, risponde a chi la abbraccia. E soprattutto continua a scandire il nome della figlia: «Lavinia ha lottato come una tigre e lotta come una tigre ora in ospedale - ha detto prima dell'inizio del corteo - e sta ottenendo risultati che la porteranno a tornare come prima. Le ferite interiori le cureremo insieme».
E insieme a loro ci sarà Varese, che questa mattina ha dimostrato la vicinanza alla famiglia Limido scendendo in piazza in centinaia e aderendo all'appello delle associazioni a partecipare a un momento importantissimo per dire basta alla violenza di genere.
Sono passati da pochi minuti le dieci quando il corteo, scortato da polizia di Stato e polizia locale, lascia piazza Monte Grappa. In testa c'è uno striscione bianco con una scritta rosa: "Forza Lavinia" si legge sopra la firma de "I Girasoli".
In prima fila c'è Marta Criscuolo. Il volto determinato, lo sguardo fiero, le mani che stringono un fiore. Il pensiero rivolto a Lavinia e al marito Fabio («è morto per salvare nostra figlia, ora è in paradiso per questo» ha ripetuto prima della partenza del corteo). A poca distanza anche l'assessora alle Pari Opportunità di Varese Rossella Dimaggio, insieme alle rappresentanti delle associazioni che hanno organizzato la manifestazione. Nel corteo anche il sindaco Davide Galimberti e il presidente della Provincia Marco Magrini.
Il fiume di persone - oltre trecento, forse quattrocento - attraversa in silenzio via Marcobi, via Veratti, via Broggi, piazza Carducci. Poi entra in corso Matteotti, affollato in un sabato mattina che può sembra come tanti, ma che in tanti qui si augurano possa essere diverso. Possa dare una scossa, segnare un cambiamento. Qualcuno regge dei cartelli: "Giustizia" si legge, oppure "E' troppo tardi". Una donna si avvicina a Marta Criscuolo e le porge un fiore bianco. Lei risponde con uno sguardo dolce e lo stringe tra le mani.
Il corteo passa sotto l'Arco Mera, entra in piazza San Vittore. Qui si dispone a cerchio, tutti si tengono per mano. Parte un applauso e Marta Criscuolo inizia a scandire ad alta voce "Forza Lavinia, forza Lavinia". La piazza risponde. Gli applausi e il coro sembrano non volere finire mai. E' il momento più emozionante, quello dell'amore e della solidarietà che vincono sulla violenza e sull'odio. Marta lo capisce. E finalmente sorride.