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Territorio | 07 febbraio 2024, 11:19

Il Giorno del Ricordo a Sesto Calende onora le vittime della tragedia delle Foibe

Sabato 10 febbraio alle 18 sarà presente in città il professor Davide Rossi che il giorno prima terrà l'orazione ufficiale al Quirinale cui prenderà parte anche il presidente Mattarella

Il Giorno del Ricordo a Sesto Calende onora le vittime della tragedia delle Foibe

Sabato 10 febbraio alle 18:00 Sesto Calende celebrerà il Giorno del Ricordo e onorerà le vittime dei massacri delle Foibe e dell’Esodo.

Quest’anno interverrà il professor Davide Rossi, docente all'Università degli Studi di Trieste, che il giorno prima terrà l’orazione ufficiale al Quirinale, alla presenza del presidente Sergio Mattarella: ad introdurre sarà il giornalista Marco Fornasir. Introduzione della celebrazione a cura dello scrivente.

Appuntamento in sala consiliare: la conferenza organizzata dal Comune di Sesto Calende avrà come tema “Il Giorno del Ricordo a vent’anni dalla sua istituzione”. Relatore sarà il professor Davide Rossi, docente di Storia e Tecnica delle Costituzioni Europee all’Università degli Studi di Trieste, oltre che avvocato e giornalista pubblicista. Nipote di esuli istriani, da oltre vent’anni è attivo nell’associazionismo giuliano-dalmata.

Ha tenuto discorsi sul tema nel 2017 alla Camera dei Deputati, nel 2019 al Parlamento Europeo a Bruxelles e nel 2020 al Senato della Repubblica. Autore di molti lavori scientifici, ha curato il libro Quarant’anni da Osimo.

L’introduzione della celebrazione sestese sarà curata da Marco Fornasir, goriziano e presidente de "Gli Amici Triestini" di Milano che dal 2014 collabora con il Comune di Sesto Calende per l’organizzazione e la diffusione del Giorno del Ricordo. Da molti anni il Comune di Sesto Calende contribuisce a onorare la legge con iniziative finalizzate a far conoscere un periodo di storia per troppo tempo tenuto nascosto ai cittadini italiani e completamente sconosciuto ai giovani.

Negli anni passati il Comune di Sesto Calende ha organizzato diverse conferenze: nel 2014 “Esodo e Foibe: 57 anni di silenzi”; l’anno dopo ha avuto luogo il dibattito con Ignazio La Russa e Luciano Violante sulla legge istitutiva del Giorno del Ricordo; nel 2016 invece, nel 70° della strage di Vergarolla, si sono accesi i riflettori sulla strage che nell’agosto del 1946 causò più di 100 morti (la stima più precisa parla di 110/116 morti) e indusse anche gli italiani più riottosi ad abbandonare definitivamente le proprie case e a rassegnarsi all’Esodo; nel 2017 è stata la volta di Umberto Smaila, il testimone che non t’aspetti: Smaila è nato a Verona da genitori orgogliosamente fiumani, che hanno insegnato al loro amato figlio a onorare la città d’origine della famiglia; nel 2018 è stato invitato Alfio Krancic, vignettista de Il Giornale.

Nel 2019 fu la volta di Grazia Del Treppo esule da Canfanaro (Pola – Istria) con Una voce femminile racconta l’esodo; nel 2020 fu presentato lo spettacolo teatrale Il sentiero del padre di Davide Giandrini. Nel 2021, per la prima volta, la celebrazione avvenne in streaming a causa delle misure precauzionali contro il Covid-19. Ospite è stato lo scrittore, filosofo e giornalista Stefano Zecchi, con la sua trilogia sulle tragiche vicende del Confine Orientale. La lettura teatrale Urla dalle Foibe a cura dell’attrice Lisa Ferrari ha dato vita alle celebrazioni del 2022.

Nel 2023 si è tornati al format delle conferenze, ospite il senatore Roberto Menia, il “padre” della legge sul Giorno del Ricordo. Menia, durante il periodo del Covid, ha scritto il libro 10 febbraio dalle Foibe all’Esodo che ha dato il titolo all’incontro.

«Sesto Calende farà quindi la sua parte anche in questa occasione, nel solco delle parole espresse dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il Giorno del Ricordo 2020: «Il “giorno del Ricordo”, istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004, contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo. Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole. La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe - l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa. Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità» sottolinea Fornasir. 

Redazione

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