Problemi, “mali” li definirebbero in molti, a ogni livello, dal nazionale al locale: la tappa bustocca di “Fin troppo pazienti”, campagna di Alleanza Verdi – Sinistra, ha ribadito, da posizione critica, una serie di temi, aggiornandoli, che da tempo affiorano nel dibattito sulla Sanità, a diverse latitudini dello Stivale. Con l’argomento che più tiene banco nel sud della Provincia di Varese, il futuro ospedale Busto/Gallarate, incastonato tra le previsioni della Legge di Bilancio e lo “stato dell’arte” in Regione Lombardia. Tutte questioni che si fanno sentire, o promettono di farlo, sul territorio.
All’incontro organizzato a villa Calcaterra ha partecipato, tramite collegamento video, l’onorevole Devis Dori. «Nella prossima Legge di Bilancio – ha affermato – per la Sanità non si vedono prospettive positive. L’annunciato incremento delle risorse, pari a 3,3 miliardi, va prevalentemente in rinnovi contrattuali. Quello che rimane non copre i maggiori costi determinati, fra l’altro, dall’inflazione. I tagli non sono formali ma impliciti. E concreti». Toccato il tema delle case di comunità, definite “scatole vuote”, Dori ha lanciato un monito sulle privatizzazioni: «Attenzione ai Pronto Soccorso privati. Sono forzature preoccupanti: tradiscono un certo modo di pensare la Sanità».
Il consigliere regionale Onorio Rosati, sfiorata la questione ospedale unico con contestuale dismissione degli esistenti («Gli operatori privati non dismettono, costruiscono») ha parlato di autonomia differenziale («In Italia già abbiamo una ventina di sistemi diversi») e di Sanità territoriale: «L’assessore Bertolaso ha annunciato più case di comunità, da aprire entro il 2024, rispetto a quelle finanziate dal Pnrr. Poi ha fermato le aperture per mancanza di personale. E potrebbe entrare di nuovo in gioco il privato accreditato». Sui Pronto Soccorso: «Quelli privati non sono accreditati. Ma autorizzati sì». Rosati parla di “buco nell’offerta pubblica”(determinato, per esempio, dai tempi di attesa, Ndr). «Quindi si è capito che c’è una possibilità di business».
Davide Farano, Funzione Pubblica Cgil, ha, fra l’altro, toccato la questione infermieri: «In provincia di Varese ne mancano 400, anche se si cerca di compensare con assunzioni in deroga dal Sud America. Gli infermieri sono i nostri “reduci del Vietnam”. Sono usciti sfiniti dal periodo Covid. In tanti, dopo, hanno scelto di fare gli ausiliari. Scarseggiano anche i tecnici di laboratorio e di radiologia». Concorde Marco Caldiroli, Medicina Democratica: «C’è difficoltà nel trovare le figure necessarie, con conseguente ricorso ai gettonisti, oltretutto in un quadro di evidente scoordinamento tra medicina territoriale e ospedali».
Sulla struttura unica prevista a Beata Giuliana sono intervenuti Cinzia Colombo e Walter Mason, del Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto. Un unico Pronto Soccorso in vece di quelli attualmente in funzione, meno posti letto complessivi e sacrificio di un’area a bosco: sono tre delle principali, e confermate, ragioni del loro no rispetto agli scenari collegati al futuro nosocomio. Cinzia Colombo: «Vanno avanti con un progetto pensato nel periodo pre-Covid e con un costo di oltre 400 milioni». «Sono 160 in più di quelli che servirebbero per aggiornare gli ospedali di Busto e Gallarate» si è agganciato Mason. Le firme ormai poste sull’Accordo di programma, passaggio fondamentale nell’iter per arrivare alla nuova struttura, secondo il Comitato non tracciano necessariamente la strada in modo definitivo: «Esiste ancora margine d’azione. Certo c’è bisogno di sostegno, da parte della politica e della popolazione. Un ricorso legale? Di sicuro ragioniamo ancora su come bloccare il progetto».