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Storie | 25 ottobre 2023, 14:02

ImmaginArte, la Varese dove i bambini crescono con la musica nell’anima

Viaggio nella scuola che da vent’anni, sotto la guida di Carlo Taffuri, avvia i più piccoli alle note fin dalla tenera età, partendo dal metodo Suzuki e implementandolo con il calore di una vera e propria famiglia. L’orchestra, i viaggi all’estero, la musica che entra dentro come fa la parola: «Qui si creano legami per la vita»

ImmaginArte, la Varese dove i bambini crescono con la musica nell’anima

ImmaginArte è quel passo - sempre atteso, ma in fin dei conti sempre sorprendente - in una Varese viva, diversa dagli schemi che le vengono spesso appiccicati addosso, sconosciuta ai più eppure esuberante. Piccola, ma in realtà tanto grande.

Devi salire quasi al Castello di Belforte per trovarla, percorrendo i tornanti di via Calatafimi fino a quando ti si apre davanti l’oratorio del Lazzaretto: campi, giochi, sale. Come tanti omologhi. È la musica che esce da quelle sale, però, a dirti che sei sulla strada giusta.

Qui - ma è solo l’ultima sede del peregrinare tipico di chi è costretto a far convivere la bellezza delle proprie idee con una realtà in cui sono poche le associazioni che navigano nell’oro - da esattamente 20 anni si insegna ai bambini a crescere con la musica. Letteralmente.

Li si prende che si sono appena staccati dal biberon («i più piccoli hanno poco più di due anni») e al posto del latte li si nutre con uno dei cibi più prelibati dell’anima. La musica inizia a far parte fin da subito della loro esistenza, colora le loro giornate, entra loro dentro con la stessa naturalezza della parola e con la bellezza del gioco, li forma e li lega a doppio filo a sé per tutta la vita, che il destino li faccia poi diventare dei professionisti, degli amatori o dei “semplici” adulti che hanno avuto però la fortuna di diventare tali in un percorso ammirabilmente diverso dai più.

Tutto nasce dalla folgorazione sulla via di… Suzuki del violinista Carlo Taffuri, oggi presidente, direttore artistico e fondatore di ImmaginArte, qualche decennio fa giovane curioso e appassionato che grazie a un’amica entrò in contatto con Antonio Mosca, violoncellista e fondatore del Metodo Suzuki in Italia. Carlo ci si butta a capofitto, segue corsi su corsi, è un pioniere che si innamora, affascinato da quella continua sperimentazione e dalle risposte che trova. La sua diventa una missione: così nasce ImmaginArte.

«L’educazione dei bambini è la nostra forza da sempre e lo è ancora - racconta - Quello che abbiamo immaginato 20 anni fa si è realizzato: chi si avvicina in questo modo alla musica poi ottiene grandi risultati. Al Conservatorio di Como, con cui abbiamo una convenzione per gli esami dei corsi pre-accademici, ci chiedono come facciamo…».

Il metodo Suzuki poggia sul principio, ampiamente dimostrato a livello scientifico, secondo il quale un bambino piccolo possiede delle potenzialità enormi in quanto il suo cervello è in formazione. La sua successiva evoluzione, lo sviluppo del talento e delle abilità dipendono essenzialmente dagli stimoli che il bambino riceve proprio in quella fase della crescita. Qualunque predisposizione genetica può essere potenziata, sviluppata o inibita da un ambiente ricco o povero di stimoli specifici. 

Quanto scritto, se applicato all’arte musicale, rivoluziona i paradigmi classici: «Il bimbo impara la musica a memoria - spiega Taffuri - senza prima essere istruito alla lettura delle note. È l’opposto del metodo tradizionale, che prevede di iniziare dal solfeggio: nel metodo Suzuki il motto è “suonare come parlare”. E così i piccoli apprendono giocando, non si annoiano: la musica non diventa il “dovere in più” oltre alla scuola, ma un qualcosa di naturale. Studio e sacrificio ci sono, ovviamente, ma arrivano dopo e in maniera più facile».

Vicino a lui annuisce Silvia, anche lei folgorata ma nel ruolo di mamma: «Di una violinista e di una violoncellista - precisa - Sono qui da 13 anni. Mia figlia più grande ha iniziato che non aveva nemmeno due anni. Da allora non ci siamo più lasciati e grazie agli insegnanti di questa scuola ha superato anche i momenti difficili, quelli che purtroppo capitano e spesso portano i ragazzi ad abbandonare il percorso fatto. Il merito va soprattutto a Carlo, che non è solo un insegnante di musica, è un educatore e qui ha creato una famiglia».

Carlo non si è fermato al metodo Suzuki, ma ha plasmato ImmaginArte con tutte quelle sfumature che oggi la rendono unica nel panorama provinciale degli istituti di musica. Gli insegnanti arrivano e non se ne vanno più («Sono 7, in vent’anni ci sono stati forse solo due cambi: alcuni dei nostri attuali docenti sono ex alunni») e così le famiglie, che sposano il progetto e trovano - magari addirittura per 15 anni - una “seconda casa”. E poi c’è l’orchestra, un concetto ben differente da quello cui siamo abituati: «La scuola va tutta in una certa direzione ed è questo che ci permette di ottenere dei risultati. Fin da principio il bambino suona all’interno di un gruppo e segue un repertorio comune per tutti gli alunni (a oggi un’ottantina, anche da fuori Varese ndr): questo crea un’armonia, un’univocità di intenzione e di ricerca musicale che è unica. Così come l’aspetto umano, che è magico: suonare per 15 anni insieme con le stesse persone significa creare un legame per la vita e questo legame si vede e si sente».

Anche perché è arricchito da esperienze pazzesche: «Nel 2011 mi sono detto: perché non organizzare anche dei viaggi “musicali” all’estero per questi ragazzi? Il primo fu Parigi e un’esibizione al Palazzo dell’Unesco, poi New York, quindi Mosca e San Pietroburgo, Zurigo, Toronto, l'apertura del Festival di Lucerna e una tournée in Bulgaria…» riporta orgoglioso il direttore, che proprio in questi giorni sta presidiando a un’altra missione imperdibile: Strasburgo (con concerto al Parlamento Europeo) e Bruxelles (Teatro Bozar, Scuola Europea, Comitato delle Regioni e Ambasciata d’Italia). Parliamo di dodicenni, di tredicenni, alle prese con emozioni, responsabilità e opportunità che normalmente si vivono molto più avanti… o non si vivono mai. E per i più grandi, per chi ha completato il ciclo della scuola e si sta avviando al professionismo con gli studi accademici, ecco l’Élite Ensemble, l’ultimo progetto, come dice la sigla stessa il massimo dell’espressione artistica di questa scuola.

E il futuro? Vorrebbe essere ancora più ambizioso, ancora più ricco, ancora più incline a portare in Italia e nel mondo il nome di Varese legato alla musica. Il sogno bis sarebbe una sede tutta propria («Al Lazzaretto stiamo benissimo, ma dobbiamo comunque convivere con le esigenze di altri fruitori») e poi ci vorrebbe qualche aiuto: «In questi 20 anni - chiude Carlo Taffuri - abbiamo fatto tutto senza alcun aiuto pubblico. Chissà dove riusciremmo ad arrivare con un po’ di sostegno…».

F. Gan.

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