L’altra Varese. Quella che non esce dalle parole e dalle idee di chi governa, di chi si è visto consegnare il potere dagli elettori e si prende la scena, con onori e oneri annessi.
L’altra Varese è invece il racconto di una città vista dall’opposizione in Consiglio Comunale, il pensiero di protagonisti della politica che oggi inseguono ma sognano di essere alternativa concreta. L’altra Varese è il “piano B” che lavora per diventare “piano A”.
Iniziamo da Simone Longhini, consigliere comunale vicecapogruppo di Forza Italia.
Come sta Varese, Longhini?
Da cittadino che vive la città, vedo una Varese peggiorata, almeno per quanto riguarda le manutenzioni ordinarie, che sono quelle che incidono nella vita quotidiana di tutti gli abitanti, a partire dalla condizione delle strade e dei marciapiede (sappiamo tutti quale sia) per arrivare alla pulizia. Mi ricordo una Varese un tempo pulita, linda, precisa: oggi non c’è più. Va bene ragionare sulle grandi opere, ma se non si cura soprattutto la quotidianità, non si ha una bella città… Ed è un peccato, perché Varese potrebbe essere un gioiello.
L’amministrazione Galimberti, però, in questi anni ha sempre avuto la risposta pronta sull’argomento: le risorse per le manutenzioni mancano anche perché abbiamo ereditato un corposo buco di bilancio…
Posso fare una battuta? Il sindaco ha l’ossessione del buco, i cittadini hanno quella delle buche… La realtà è che le risorse vanno gestite, ma ci sono: l’amministrazione comunale, qualsiasi amministrazione comunale, deve saper individuare le priorità e, rispetto a un tempo, lo stanziamento di bilancio per le manutenzioni a Varese è stato dimezzato o addirittura di più. Insomma, è evidente che per Galimberti le strade non siano una priorità, per me e per molti varesini invece sì.
L’aver, a dire di alcuni, trascurato le "piccole opere" per puntare sulle grandi, può rivelarsi un boomerang nel consenso verso chi oggi governa la città?
Secondo me sì. Perché se si punta sui grandi progetti, a) bisogna vedere quando verranno finiti, b) se il beneficio per la città sarà reale e c) bisogna considerare il fatto che se si concentrano i progetti tutti insieme, senza programmazione, questi possono anche essere bellissimi ma la città ne soffre, perché non ha le dimensioni per avere quattro o cinque cantieri di una certa dimensione aperti contemporaneamente. Oggi invece è così. La chiusura dell’autostrada è un esempio e già immagino un dicembre molto molto difficile, visto che resterà senza auto fino a fine anno…
Restando nell’ambito delle opere nevralgiche: quale di questi progetti le sembra adeguato, quale non la trova d’accordo e quale a suo giudizio non è nell’elenco?
Il progetto della rigenerazione della Caserma Garibaldi era già stato avviato dall’amministrazione precedente ed è un intervento assolutamente da fare, perché riqualifica una zona importante della città e, al di là dell’aspetto culturale, migliorerà la fruibilità e la vivibilità di piazza Repubblica e la sua sicurezza. Sulle quali bisognerebbe dire una cosa…
Prego.
Il tanto pubblicizzato “gabbiotto” della polizia locale è un contenitore senza contenuti, perché gli agenti non sono presenti tutto il giorno o comunque non ci sono negli orari difficili. E questo è un problema, perché la zona continua a essere percepita come non sicura. Bisogna intervenire sull’aumento dell’organico della polizia locale e indirizzare le forze non solo in giro a fare le multe.
Torniamo ai cantieri.
Intervenire in largo Flaiano può essere utile a fluidificare il traffico in ingresso in città, però io un dubbio ce l’ho: crei una grande rotonda, ma mantieni un semaforo 50 metri più avanti… Non vorrei che il problema traffico venisse solo trasferito di qualche metro… Vedremo alla prova dei fatti.
Cosa manca, invece e infine, nel calendario delle opere pubbliche?
Nonostante le fantasmagoriche promesse della campagna elettorale, una parte della città che è stata completamente snobbata è il Sacro Monte. L’atto inaugurale della prima amministrazione Galimberti fu lo stralcio del progetto del parcheggio alla Prima Cappella: bene, ma poi in questi sette anni cosa è stato fatto per migliorare l’accessibilità del Sacro Monte? Nulla, anzi è stata lasciata chiusa la funicolare per due anni con un’assoluta mancanza di programmazione che hanno pagato i cittadini.
Lei cosa avrebbe fatto?
Io avrei avviato un confronto con residenti e commercianti e tutte le realtà che afferiscono al borgo sacro. E poi, se devo dire la mia, non sono per la chiusura totale al traffico veicolare: penso che prima o poi vada trovato uno spazio nuovo per i parcheggi, sempre però in dialogo con gli esercenti, i residenti, la Fondazione e la curia. È chiaro che il Sacro Monte non deve trasformarsi in una Rimini o in un Luna Park, ma non è nemmeno giusto che chi perdurino questi problemi di accessibilità: chi arriva da fuori, altrimenti, e non riesce ad accedere, non tornerà una seconda volta…
Cosa funziona invece a Varese?
Due settori sono molto vivi e vivace. Uno è il commercio che, nonostante le numerose difficoltà, va avanti ed è fatto di persone che cercano sempre di rendere la città attrattiva. Se tuttavia non si comprende che le attività commerciali hanno un ruolo fondamentale anche per quanto riguarda sicurezza e decoro, non si va molto lontano. L’altro settore è quello dello sport: Varese può vantare tante realtà che danno soddisfazione e hanno un’immagine dalla quale si possono lucrare vantaggi anche fuori dai confini cittadini.
Domanda politica: l’opposizione, davanti a un’amministrazione Galimberti che non si è mai voltata indietro in questi anni, dà un’immagine a volte “spuntata”, ininfluente… È d’accordo con questo giudizio?
Senz’altro la sconfitta nelle amministrative 2021 è stato un colpo che ci ha anche stupito, perché pensavamo che la città avesse un’altra considerazione dell’amministrazione uscente… Ma ci siamo messi al lavoro per costruire un’alternativa per il 2027, ci sarà bisogno davvero di una svolta, perché in questo secondo mandato la benzina è davvero finita. Spuntati? Noi di Forza Italia abbiamo toni di fare opposizione dialoganti, perché siamo convinti serva per il bene della città: gli alleati hanno toni diversi, ma siamo in una coalizione in cui queste diverse sensibilità devono essere messe a frutto. In consiglio comunale il nostro unico strumento per stimolare la giunta sono le mozioni, ma le usa anche la stessa maggioranza per “dialogare” con l’amministrazione, ingolfando gli ordini del giorno: evidentemente non c’è un gran dialogo tra i consiglieri di centrosinistra e la loro giunta…
C’è qualcuno con cui le piace confrontarsi nella giunta attuale?
Con la vicesindaco Ivana Perusin il dialogo c’è, soprattutto in commissione commercio della quale sono presidente. Altri assessori hanno invece un’impostazione di chiusura alle proposte che arrivano dall’opposizione. Ora vedremo cosa accadrà con il PGT: i primi segnali sono stati di apertura, perché Galimberti ha voluto incontrare i capigruppo di tutto l’arco politico… Chissà se si potrà davvero lavorare insieme sulle scelte strategiche della città…
Da assessore alla partita, cosa pensa di come viene gestita la cultura?
A Varese la cultura è fatta da tante associazioni che lavorano con passione e impegno, anche da volontari, tenendo viva la città con passione e impegno: le stesse, tuttavia, non sono sostenute adeguatamente dall’amministrazione, ci deve essere più sussidiarietà. Noto che Nature Urbane, manifestazione su cui l’amministrazione ha investito più di 200 mila euro, è andata a scemare con il tempo ed è uscita dai radar: forse avevamo ragione nel dire che non fosse quella la modalità per usare tutte le risorse a disposizione della cultura a Varese. L’amministrazione deve anche comunicare meglio: se c’è la qualità delle proposte, poi la gente arriva.
La politica varesina sta bene, in generale?
Quando lavora per obiettivi comuni, come l’accordo di programma per la Caserma Garibaldi o il palaghiaccio, sì. Ma mi dispiace che in alcuni casi l’amministrazione Galimberti punti troppo sull’ideologia e sulla strumentalizzazione politica: la bocciatura della mia mozione sull’intitolazione di una via o una piazza cittadina a Silvio Berlusconi, per esempio, presuppone una chiusura ideologica, di parte. Il sindaco si deve ricordare di essere sindaco di tutti i varesini, non solo di una parte di essi, e quindi deve rappresentare tutti. Il PD almeno ha opposto un ragionamento politico, mentre Galimberti ha semplicemente detto che non aveva intenzione di chiedere una deroga prefettizia, (necessaria perché non sono passati i 10 anni dalla morte come prescrive la legge) deroga che invece è stata chiesta e ottenuta a Portofino per lo stesso Berlusconi e persino qui a Varese con Gino Strada. Due pesi e due misure, insomma: non va bene.
Perché, secondo lei, anche il centrosinistra dovrebbe acconsentire a intitolare un luogo alla memoria di Berlusconi?
Perché ha rappresentato una parte importante del nostro Paese negli ultimi trent’anni: posso capire che non tutti abbiano condiviso le sue idee, ma non si può negare il suo ruolo di primo piano in Italia e nel mondo.
Forza Italia è in un momento positivo?
Ho la sensazione che molte persone si stiano avvicinando a noi perché vedono le nostre battaglie e vogliono dare il loro contributo. Il partito, dopo la morte del presidente Berlusconi, non solo non ha avuto un calo del consenso, ma anzi una crescita - dovuta inizialmente all’emozione del momento - che ora si è consolidata. Stiamo facendo un lavoro aggregativo a livello provinciale molto positivo. Forza Italia - anche se sta vivendo una transizione da partito leaderistico a partito più organizzato - c’è e ovunque rappresenta il centro di gravità della politica italiana.
C’è un argomento che le sta a cuore e non abbiamo trattato?
Sì, il canile: a ogni acquazzone gli animali rischiano di morire. L’amministrazione è molto indietro sulla questione. C’è un progetto per un nuovo spazio: si vada dritti verso questa soluzione invece di continuare a mettere toppe che non servono a nulla.