«C’è il Cam (il centro ambientale mobile ndr), che va in tutti i quartieri, c’è la piattaforma ecologica, c’è il servizio a domicilio per ritirare gli ingombranti. Ci sono tanti modi per disfarsi dei rifiuti, non c’è bisogno di abbandonarli in giro. Adesso che si rischia molto più facilmente una sanzione, spero che la gente si informi di più e colga questa opportunità molto più tranquille e sicure per disfarsi di ciò di cui deve disfarsi».
Confida in un effetto dissuasivo l’assessore all’Ambiente del Comune di Varese, Nicoletta San Martino, non meramente punitivo. Trentanove infrazioni rilevate in un mese dalle foto trappole installate qui e là per la Città Giardino (leggi QUI): la speranza è che “il bottino” dell’occhio tecnologico (il numero dei colti in fallo è tutt’altro che esiguo) serva come deterrente. Anche perché le possibilità di agire in modo legale ormai non mancano più.
Da regolamento di igiene urbana le sanzioni possono arrivare fino a 500 euro e per 39 persone esse sono già una realtà. Le fototrappole non sono state installate a caso, ma in virtù di un percorso di confronto e ascolto che San Martino ha intrapreso nel momento in cui ha voluto dare corpo al secondo pilastro della lotta per il ripristino del decoro cittadino (il primo era stato l’introduzione dell’obbligo di raccolta delle deiezioni canine). Sono così state raccolte le segnalazioni, fatte dalle squadre comunali o dalla stessa Sangalli, e le indicazioni arrivate dai quartieri, oggetto di un tour compiuto dalla stessa amministratrice, che ha anche favorito l’apertura di un canale diretto con i consigli di quartiere e di una mail con cui questi organi possono ore comunicare in modo ancora più tempestivo.
Tutto ciò ha permesso di creare una “mappa” dei luoghi a più alto rischio abbandono: «Che non sono solo gli angoli più nascosti o poco visibili dove le persone possono agire senza dare nell’occhio - spiega San Martino - ma anche le aree pedonali e spesso vicino ai cassonetti per la raccolta dei vestiti».
Una volta installate le fototrappole hanno iniziato a fare il loro lavoro e le immagini sono state vagliate dagli agenti della polizia locale, gli unici a poterle visionare. Quando il trasgressore si serve di un auto per “agire”, la targa ripresa è il punto di partenza delle indagini e spesso anche l’elemento risolutivo per risalire all’identità. Ma anche le generiche immagini degli individui possono essere un primo passo utile. Di certo, i miglioramenti sul fronte investigativo consentiti dalla telecamere sono enormi: prima delle fototrappole l’unica chance era quella di aprire i sacchi (lo facevano e lo fanno ancora talvolta le Gev) e cercare un indizio per risalire al malfattore.
Ora, invece, farla franca è sempre più difficile: «Sarebbe bello che questo sistema possa contribuire a creare una coscienza - continua San Martino - Si abbandonano i rifiuti irregolarmente per ignoranza? Non ci voglio credere, sarebbe grave: non si può non sapere che è un atto incivile. Magari qualcuno invece ancora non conosce il servizio a domicilio degli ingombranti che fa Sangalli e allora giova ripeterlo: perché caricarsi la lavatrice vecchia in macchina e andare a buttarla chissà dove quando c’è qualcuno che te la viene a prendere a casa gratuitamente?».