varesenoi.it | 27 marzo 2023, 15:44

«C'è un'alternativa al linguaggio dei segni. Investire di più per sentire davvero»

La lettera di Emanuela Crivellaro, presidente de Il Ponte del Sorriso Onlus, che si rivolge ai ministri Locatelli, Giorgetti e Calderone. «Non vi sembra importante dare a tutti i bambini di tutta Italia la speranza di sentire davvero?». Da Varese parte una “speranza” che da oltre trent'anni è realtà. «Ma si può fare e aiutare di più»...

La Casa del Sorriso (le foto dei bambini sono autorizzate)

La Casa del Sorriso (le foto dei bambini sono autorizzate)

«Gentilissimi giornalisti,
ero l'altra sera alla festa dei 2.000 impianti cocleari dell'Audiovestibologia di Varese (leggi QUI). Da sempre, infatti sosteniamo l’Audiovestibologia e collaboriamo con Aguav.
Da tutta Italia arrivano famiglie di bambini sordi alla Casa del Sorriso, quelle poche che ce le fanno. Tantissimi altri bambini rimangono esclusi dalle migliori cure.
Si investe per la Lis ma troppo poco per cure che potrebbero far diventare i bambini come i loro coetanei.
Mi rivolgo quindi ai Ministri che di recente hanno stanziato 10 milioni di euro per la Lis, per chiedere di investire anche sulla tecnologia che porta i bambini a sentire la vita».

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Emanuela Crivellaro, presidente de Il Ponte del Sorriso Onlus, che si rivolge ai ministri Locatelli, Giorgetti e Calderone. «Non vi sembra importante dare a tutti i bambini di tutta Italia la speranza di sentire davvero?».

«Gentilissimi Ministri per le disabilità Alessandra Locatelli, dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, del lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone,
32 anni fa all'Ospedale di Circolo di Varese fu inserito il primo impianto cocleare. Poche settimane fa l'Audiovestibologia varesina ha raggiunto i 2.000 impianti effettuati.

Vi assicuro che assistiamo ogni volta a un miracolo. Bambini il cui destino potrebbe farli diventare sordomuti, che, invece, sentono e parlano come tutti i coetanei. Ricordo una mamma che appena arrivata da Napoli, piangendo mi riportò ciò che le fu detto alla diagnosi “Si rassegni, suo figlio non sarà mai un manager”. Questa mamma per fortuna scoprì quello che si faceva a Varese, arrivò nel nostro ospedale, il suo bimbo venne impiantato, oggi sente, parla e se lo vorrà da grande potrà fare il manager.

La nostra associazione, Il Ponte del Sorriso, ospita in una casa di accoglienza, i bambini sordi e le loro famiglie che arrivano da tutta Italia all'Audiovestibologia di Varese. Sono quei pochi fortunati che ne scoprono l'esistenza o che hanno le possibilità economiche per sostenere un trasferimento.

Purtroppo, infatti, non si investe abbastanza, anzi si investe poco, troppo poco, su questa tecnologia che fa superare una disabilità fortemente condizionante per tutta la vita. Tantissimi bambini, così, non hanno accesso alle cure che potrebbero farli diventare dei futuri manager, ministri, chissà forse persino cantanti.
Poche settimane fa dai vostri ministeri sono stati destinati ben 10 milioni di euro per potenziare la LIS, il linguaggio dei segni. 
Giusto aiutare chi non può essere impiantato per barriere fisiche o altro, ma sono molto, molto pochi. 
Non vi sembra importante dare a tutti i bambini di tutta Italia la speranza di sentire davvero?

A tutti i bambini deve essere permesso di poter seguire il metodo partito da Varese, che non vuol dire solo impianto cocleare, ma anche un percorso riabilitativo all'udito.
Bisogna promuovere questa tecnica negli ospedali, farla conoscere a operatori sanitari e famiglie, far crescere la cultura poco diffusa che sentire è meglio che non sentire.

Purtroppo, infatti, si assiste troppo spesso a un’informazione che esalta la LIS senza mai evidenziare che c'è un'alternativa alla LIS.  
E così sentiamo in TV, in programmi RAI, frasi del tipo che il silenzio avvicina a Dio e vediamo cori di bambini udenti che non usano la voce, ma cantano con le mani. Tutti i bambini nati sordi potrebbero e dovrebbero invece comunicare con le parole e non con i gesti.
Grazie». 

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Un viaggio nella tradizioni, nella storia e nel dialetto varesino in compagnia di una "Famiglia" speciale, quella Bosina che da anni è custode della varesinità più autentica. Dal Carnevale Bosino al Calandari, dai concorsi di poesia dialettale ai riconoscimenti ai cittadini benemeriti, la Famiglia Bosina tiene vivo il legame di Varese con le sue radici. In questo spazio troverete ogni settimana un angolo dedicato alla tradizione con aneddoti, storie e testimonianze che profumano di appartenenza.

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