«Caro Gesù Bambino, quando scendi dalle stelle, portane una con te. Prima di tutto ti servirà per trovarci, in questa piazza così buia e abbandonata, dopo essere stato abbagliato dalle luci del centro città».
Inizia così la letterina di Natale esposta nella vetrina del negozio di abbigliamento “La brebis noire”. È la modalità sicuramente creativa con cui la titolare Sara Pinto ha voluto cercare di riaccendere i riflettori sulla situazione di piazza Vittorio Emanuele.
La sua attività è tra le poche, pochissime sopravvissute a cantieri e passi falsi. Dopo l’inaugurazione con Emanuele Filiberto di Savoia, più volte è stato necessario chiudere il transito alle auto per sistemare i sanpietrini. Interventi a carico della società che ha curato la riqualificazione del comparto.
La pavimentazione, in realtà, in alcuni punti avrebbe ancora bisogno di un intervento, così come il palco pensato per gli eventi. Le fontane, invece, sono spente da moltissimo tempo.
Ecco perché, nella letterina, Sara Pinto mette in guardia Gesù Bambino: «Fai attenzione a dove poggerai i piedi: potresti inciampare nei ciottoli del selciato rotto, o peggio, imbrattarti in rifiuti e cacche di cani che padroni poco umani dispensano a ogni piè sospinto. Non ti chiediamo molto: speriamo che la tua stella illumini non solo la piazza, ma anche uomini di buona volontà che noi non riusciamo a trovare. Neanche col lanternino».
La firma è quella di «una cittadina ormai scoraggiata (ma ancora piena di speranza)». In questo congedo ossimorico c’è lo sconforto di una commerciante che non ha però perso la voglia, nonostante tutto, di credere che le cose possano cambiare. Certo, il fatto che qui non sia stato previsto nessun allestimento natalizio ha lasciato il rammarico, come emerge dalla letterina.
«Ti passano la voglia e l’entusiasmo – dice la signora Pinto guardando la piazza in cui si è stabilita col suo negozio ventuno anni fa –. Da quando è stato spostato il monumento ai Caduti i problemi non mancano». E non si sono esauriti con la chiusura del grande cantiere.
La negoziante ha cercato di invertire la tendenza promuovendo alcune iniziative: dal presepe vivente con la proiezione delle letterine dei bambini, ormai una decina di anni fa, alla realizzazione di un mappamondo solidale esposto lo scorso anno in vetrina a sostegno dei ragazzi autistici. Ha anche curato un documentario sull’ex piazza “Tri cü” presentato nell’ambito del Baff.
«Ma non mi sono sentita sostenuta», dice, rivolgendosi anche ai cittadini di Busto che «dovrebbero pretendere qualcosa di più per il centro della loro città».
Destinataria della letterina è ovviamente anche l’amministrazione comunale. «Non voglio fare una polemica fine a se stessa – precisa –. Ma speravo si facesse qualcosa di più per valorizzare questa piazza. Capisco non sia facile e probabilmente problemi di questo tipo non riguardano solo Busto». Per la vicesindaco e assessore al Commercio Manuela Maffioli spende parole positive: «È una persona che ascolta e partecipa».
I problemi però ci sono e sono evidenti. E riguardano anche le frequentazioni di questa zona, come conferma Anna Nedalini, titolare del negozio di antiquariato “Antichità Nedalini” attiguo alla “Brebis noire”.
Un paio d’anni fa questa zona è stata a più riprese al centro delle cronache, anche per un grave episodio di violenza. Ma anche oggi non mancano «ragazzi che sbevazzano pure quando qui è tutto chiuso e lanciano bottiglie e lattine contro il mio negozio», racconta. Nonostante la zona sia spesso presidiata. Questa mattina, ad esempio, era presente una pattuglia della Polizia locale. Ma i problemi iniziano più tardi, quando scenda la sera e la piazza si fa buia.
Nedalini non nasconde il rammarico: «Possibile che in una piazza chiacchierata per le sue frequentazioni, per la quale sono stati spesi non pochi soldi e che doveva diventare il luogo degli eventi, non sia stato previsto neanche un “segno” del Natale? Ci avevano spiegato che le luminarie sarebbero state ridotte e lo capisco. Noi negozianti siamo per il risparmio e il sacrificio, perché le difficoltà le viviamo in prima persona sulla nostra pelle. Però siamo al 9 di dicembre, e almeno un segno me lo sarei aspettato. Non grandi cose, solo qualcosa per vivacizzare un minimo quello che dovrebbe far parte del centro. Magari togliendo qualcosina nelle altre piazze che “vanno avanti” da sole». Anche perché quest'anno non è stata prevista la pista di ghiaccio posizionata proprio qui un anno fa.
«Noi abbiamo tenuto duro – prosegue l’antiquaria – e abbiamo creduto nel rifacimento di questa piazza. Ma non vedo un progetto su questa zona, su questo pezzo di centro che ora ha anche una cattiva fama».
Nonostante la buona volontà, Sara Pinto ammette che il pensiero di mollare c’è. «E se lei chiude – avverte la collega Anna Nedalini – me ne vado anch’io. Non resto qui come una cattedrale nel deserto».