Non è certo il Grande Fratello a osservare i passanti frettolosi di via Morosini, ma il paio di giganteschi occhiali con la montatura al neon, che sormonta la scritta Otticamoderna Giorgi, incute comunque un po’ di soggezione. È lì dal 1958, data di apertura del negozio, e fu proprio il suo fondatore, Elio Giorgi, a disegnarlo, con i semicerchi in basso come occhi scrutatori. Generazioni di varesini sono passate di lì, per “fare gli occhiali”, cambiare stanghette, stringere e riparare montature, sottoporsi all’esame della vista e magari sviluppare i rullini delle vacanze, acquistare una macchina fotografica o un binocolo.
Dopo 64 anni, Otticamoderna Giorgi chiude per sempre, abbassando la saracinesca con il finire del 2022. Le titolari, Giovanna, 74 anni, e Raffaella, 76, vanno definitivamente in pensione, non c’è un ricambio in famiglia, così un altro negozio storico di Varese sparisce, depauperando la città della sua memoria. Da una settimana chi passa da via Morosini 16 legge cartelli che indicano “fuori tutto” e “vendita eccezionale”, le sorelle Giorgi fanno sconti sulle montature e su molti articoli e ricordano come siano cambiate le abitudini e i gusti dei clienti. Da loro in negozio, arriva spesso il fratello Luigi, 67 anni, a dare una mano con conti e fatture, da pensionato ancorato però alla tradizione di famiglia.
La storia dell’Otticamoderna Giorgi viene da lontano, addirittura dalla Cina, quando il nonno Luigi Giorgi, di origine milanese, nel 1910 partì con la Transiberiana inviato dalla Zecca di Stato ad aprire a Tientsin un laboratorio di incisione.
«Lui era incisore professionista, aveva fatto la scuola a Brera e lavorava nella ditta di targhe e medaglie Johnson & Johnson. Andò una prima volta in Cina da solo, per tastare il terreno, poi ci portò la moglie. Là nacquero tre figli: Gianni, nel 1913, Elio nostro padre, nel 1915, e Renzo nel 1918, mentre la primogenita Matilde era nata in Italia. Nel 1927 poi, nel nostro paese venne alla luce anche l’ultimogenito Cesare. Matilde è la madre di Alessandro Canossi, diventato titolare dell’altro negozio Giorgi di Corso Moro, un tempo di proprietà di nostro zio Gianni», racconta Giovanna Giorgi.
«Nonno Luigi, per i cinesi Kiao Ki, Cavaliere della Spiga d’Oro, ritornò definitivamente in Italia nel 1920, e quando papà a 17 anni prese il diploma di ottico a Milano, aprì il negozio nell’allora Corso Roma. Era il 1932, e nostro padre lavorò là fino al 1958, quando si separò da Gianni, ottimo fotografo, e aprì in via Morosini», fa eco la sorella Raffaella.
«Elio Giorgi, in negozio con nostra madre Carla, era soprattutto ottico, ma si dedicò anche alla fotografia. Seguiva le partite del Varese calcio e le corse all’ippodromo delle Bettole assieme al collega Gino Oprandi, ed entrambi mandavano gli scatti alla “Prealpina”. Papà fece fare addirittura dei cuscini da stadio con stampata l’immagine di Pietro Anastasi, di cui era amico».
A seguire le orme paterne è stata Giovanna, perché Raffaella l’ha raggiunta in negozio solo nel 1996, dopo aver esercitato un’altra professione.
«Ho preso il diploma di ottico alla scuola “Galileo Galilei” di Milano aspettando di compiere i 21 anni, perché allora era la maggiore età, poi ho acquisito anche la specializzazione come optometrista, il tecnico che misura la vista e applica anche le lenti a contatto. Quando studiavo, la domenica andavo all’ospedale di Circolo ad assistere a lezioni di anatomia e farmacologia e ad assistere a qualche intervento agli occhi. Oggi gli stagisti che arrivavano da noi non sanno nulla, pensano che le macchine possano fare tutto e non approfondiscono la materia», spiega Giovanna.
Cambiano i tempi e, dopo la morte di Elio Giorgi, nel 2012 a 97 anni, il negozio ha abbandonato la fotografia, mantenendo soltanto l’ottica.
«Nostro padre aveva la camera oscura, sviluppava e stampava come tutti i fotografi del suo tempo. Con l’avvento della fotografia digitale tutto è mutato, non aveva più senso tenere macchine fotografiche in negozio. Il nostro mercato è quello dell’occhiale, da vista e da sole, manteniamo i binocoli che non cambiano negli anni. La nostra linea di occhiali è fatta da ottime marche, non teniamo le firme alla moda, oggetti costosi e tra l’altro prodotti dalle stesse case che proponiamo senza il marchio del designer o dello stilista», dice Raffaella Giorgi.
«A volte sono gli uomini i clienti più difficili ed esigenti, provano parecchie montature e non sono mai soddisfatti, anche se oggi, a differenza del passato, la gente arriva più preparata in negozio, con una conoscenza spesso approfondita dei tipi di lente. Vanno molto le fotocromatiche, che si possono trovare in diverse sfumature, marrone, verde, grigio e anche blu».
Dai cassetti del negozio escono frammenti di memoria: il 3 giugno 1958 “La Prealpina” pubblicava un articolo sull’inaugurazione del negozio, benedetto dal Prevosto e Protonotario Apostolico di Varese, monsignor Rossi alla presenza delle maggiori autorità cittadine. «Di assoluta e ardita originalità il locale “sospeso” al soffitto, sopra l’ambiente di vendita, del peso di diciassette quintali e che ospiterà il laboratorio di ottica e la camera oscura. Particolarmente studiate le vetrine ad ampia e speciale visuale ed esposizione, eleganti le vetrinette sospese alle pareti ed infine il fondale del negozio decorato in mattone vivo e sbalzato», scrive l’anonimo cronista.
Raffaella Giorgi mostra anche alcune fotografie: ecco lo stabile di via Morosini prima del 1958, quando al posto di Giorgi c’era un fruttivendolo, poi l’Otticamoderna Elio Giorgi negli anni ’60, con le vecchie insegne pubblicitarie di Kodak, Zeiss e Agfa che hanno fatto la storia della fotografia, e una Topolino familiare parcheggiata lì davanti. E ancora il negozio negli anni ’80 con la diversa grafica dell’insegna e l’immancabile barometro esposto a lato dell’ingresso, il signor Elio con il camice bianco, giacca gilet e cravatta da gentiluomo d’altri tempi, e Giovanna e Raffaella sorridenti con alle spalle la gigantografia del Viale della Cappelle.
«Papà giocava a pallacanestro, nel campetto di via Como in terra battuta, poi seguiva la squadra di Varese anche come fotografo. Fu lui a portare in città Enrico Garbosi, che vinse l’Interregionale nel 1945 come allenatore giocatore, quando in squadra c’erano Checchi, Marelli e Brusa Pasquè e poi lo scudetto 1961/62 con la Ignis», aggiunge Luigi Giorgi.
Finita l’intervista, a casa cerco qualche ricordo di Giorgi. Papà era amico di Elio, gli portava da sviluppare i rullini della piccola Kodak Instamatic e le pellicole della cinepresa Super 8 che girava al mare, durante le vacanze con la famiglia. Dalla grande scatola di latta delle fotografie familiari saltano fuori le buste originali porta negativi con il timbro “Otticamoderna di Elio Giorgi” e le immagini di me bambino con il grande salvagente colorato al collo, sulla spiaggia di Loano. Quasi sessant’anni fa, e sembra ieri.
Qui sotto nella gallery Giovanna e Raffaella, titolari dell'Otticamoderna Giorgi, insieme al fratello Luigi, e poi alcune fantastiche immagini scattate da papà Elio, che si dedicò anche alla fotografia: tra quest'ultime, spicca il gol di Bettega con la Nazionale al Franco Ossola