Cinque linee strategiche, per ridisegnare la Varese del 2050: le deve a se stessa, questa provincia, lo deve alle nuove generazioni ed è stato estremamente significativo che il presidente di Univa Roberto Grassi - LEGGI QUI - abbia affidato spazio all’appello della leader dei giovani imprenditori Giorgia Munari all’assemblea MalpensaFiere: «Dobbiamo trovare dei motivi per rimettere Varese sulla cartina dell’Europa».
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Come procedere? Che cosa racconta, questo piano? La prima linea cattura lo sguardo perché rappresenta le fondamenta: Confindustria Varese, una dichiarazione forte di brand che si materializza nell’unica sede, progettata accanto alla Liuc di Castellanza, in un’ex area industriale.
Ancora una volta, storia e futuro si intrecciano come compare nel piano strategico per la competitività del territorio #Varese2050. Da una parte il nome, Mill conduce a una realtà così antica, il mulino appunto. Ma in realtà si scioglie in quattro parole: Manufacturing, Innovation, Learning, Logistics. E si traduce in uno spazio che vuole traboccare di quel fermento imprenditoriale troppo “indietro” attualmente. In questa definizione, rientra la capacità «di supportare la nascita di startup innovative, incoraggiare l’imprenditorialità ed accrescere la valorizzazione e l’attrazione di talenti, risorse e capitali attraverso efficaci scelte, politiche e strategie di investimento». Varese è scivolata alla quarantottesima posizione, tra Pavia e Piacenza, e rischia di arretrare ancora.
La prima scossa deve passare dunque da qui, dal luogo dove trent’anni fa – e non si chiama caso – l’Unione industriali decise di fondare la sua università.
Ora, quella che nascerà è «una “Fabbrica del sapere e del saper fare” che sia una cabina di regia di competenze e servizi per talenti, giovani, startup, imprese e cluster. Un acceleratore di imprenditorialità da cui ripartire».
Confindustria Varese si è già mossa, acquistando l’area: qui ci sarà anche la sua sede, anche se verrà mantenuta per rappresentanza quella del capoluogo.
Parla chiaro l’immagine di Mill, forma di una fabbrica stilizzata con gli archi riprendono la tipica forma delle finestre industriali degli edifici della rivoluzione industriale: si possono vedere ancora oggi nell’ex-edificio Cantoni oggi sede delle aule dell’Università Cattaneo Liuc. Qui si innestano le altre quattro linee. La seconda è «mettere i cluster industriali al centro delle strategie di sviluppo del territorio, rinforzando le specializzazioni esistenti, costruendo sulle specializzazioni emergenti e promuovendo la contaminazione tra settori».
Specializzati ieri e domani
La provincia è ricca di aziende e lo racconta anche la premiazione di ieri. LEGGI QUI
Quattro le specializzazioni che vengono definiti le «punte di diamante della provincia - rispetto al resto del tessuto industriale italiano: il cluster aerospaziale, quello delle materie plastiche, degli elettrodomestici, dell’occhialeria e ovviamente il cluster della produzione tessile». Le specializzazioni storiche, quelle che emergono, quelle che si trasformano, ma fa tutto parte di un’identità.
Se prendiamo il cluster dei macchinari pesanti, della metallurgia sia a monte che a valle, e della lavorazione dei metalli, concentra il maggior numero di addetti sul territorio (più di 23.800). Quello di trasporti e logistica circa 13.600 addetti. Ma attenzione, se consideriamo quello informatico con produzioni di strumenti analitici, materiale elettrico/elettronico ed impiantistica, conta 6mila addetti.
Voglia di startup e Malpensa
Terza strategia, «costruire l’ecosistema dell’innovazione, favorire la creazione di startup attorno alle specializzazioni del territorio, promuovendo una diffusa cultura della brevettazione e attraendo investitori e capitali a supporto». Non che la provincia di Varese non abbia startup ovviamente, ma sono ancora troppo poche, ha rilevato Grassi. Quarta linea, sfreccia dalle parti di un patrimonio chiave del territorio, su cui si sta da tempo attirando una rinnovata attenzione: Malpensa.
«Fare di logistica e trasporti (e con essi l’aeroporto) i driver strategici per la competitività del territorio e l’accessibilità allo stesso, lo sviluppo degli scambi commerciali e il rilancio dell’economia» è l’intenzione. L’obiettivo qui è creare un cluster della logistica «con un’azione corale di istituzioni e parti sociali. Tutti insieme. Come abbiamo fatto nei mesi scorsi in occasione del Master Plan 2035 di Malpensa. E, più in generale sul fronte infrastrutture, occorre lavorare per rendere più accessibile e attrattivo il territorio».
Dello sport e della bellezza
Ma c’è un altro tesoro che va messo al centro e a frutto: l’ambiente, lo sport, la bellezza. Aspetti che non solo non vanno trascurati, devono essere valorizzati nella provincia dei laghi e di altre eccellenze naturalistiche e non solo.
La strategia numero 5 è dunque «diventare una “wellness destination”, valorizzando l’eccellenza dello sport, le risorse naturali e la qualità della vita del territorio». Oltretutto, ciò consente di rendere visibile questo rebranding, questo rafforzamento di identità.
Il lavoro
Dietro c’è un lavoro approfondito, perché il Piano Strategico #Varese2050 «è il frutto di un lavoro di quasi un anno di ascolto allargato che ha coinvolto amministratori pubblici, università, sindacati, imprenditori, funzionari di Univa, giornalisti, rappresentanti del sistema finanziario e bancario», si è spiegato.
Ma – riecco il concetto - soprattutto di giovani. Che dopo opportune esperienze fuori vogliono tornare e soprattutto vogliono vedere arrivare loro coetanei da tutto il mondo qui.