Ha tre figli, ne ha presi in affido altri due e ne ha adottati a distanza ancora tre. Ha fondato la scuola Chicca Gallazzi, un centro per le adozioni, un’associazione per incitare bambini, ragazzi e anziani a creare e ha tenuto tanti incontri sull’educazione. Carlina Carenzi, che ha dato vita alla Chicca Gallazzi, non riesce a stare con le mani in mano.
Anche se in pensione, si dà sempre da fare, per i suoi ragazzi, per i genitori, per la città. Forte della convinzione che i bambini non sono più capaci di creare, perché nessuno li stimola a farlo, ha ideato insieme al marito Gian Pietro Ferrario l’associazione “T’Immagini” con l’obiettivo di incitare i bambini sempre a creare. E “T’immagini” sta girando nelle case di riposo, in una comunità penale di minorenni e ha creato un laboratorio proprio per far venire a galla quella creatività che c’è negli anziani e nei bambini.
Ma Carlina Carenzi non vuole solo far emergere il talento creativo delle persone, ma anche le doti dei ragazzi che presentano qualche disabilità e rendere maestro il bambino del proprio modo di apprendere. Con questa filosofia vent’anni fa ha fondato la scuola elementare Chicca Gallazzi che oggi ospita 250 ragazzi. «Abbiamo voluto portare avanti un modo di insegnare che metta in movimento il bambino, lo renda artefice del proprio imparare – spiega - La sfida è quella di tirare fuori il positivo dai bambini problematici».
Una sfida riuscita per la “mamma” della Chicca Gallazzi, che ogni anno ha sempre sollecitato la sua scuola ad approfondire un determinato tema, dando vita a numerosi libretti. Una collezione di cui Carlina va fiera. Tra gli ultimi, un testo sull’ecologia, ma quella concreta che sensibilizza i bambini al verde.
Carlina Carenzi ha tre figli: Cristiano 47 anni oncologo in Canada, Paolo 45 insegnante di lettere e Silvia di 42 anni educatrice. Ma non si è accontentata. Ha voluto ampliare la sua famiglia, far sentire il calore di una mamma e un papà, ha aperto le porte della sua casa a bambini meno fortunati, soprattutto un maschietto colpito da una gravissima malattia. Così ha preso in affido prima Melissa, che da quando aveva sette anni e per più di trent’anni è rimasta accanto a Carlina e al marito, poi ha cresciuto Juma, un ragazzo proveniente dalla Tanzania, gravemente malato, che quando è arrivato a Busto Arsizio aveva 10 anni. «Dopo numerose operazioni, ora Juma sta benissimo – afferma soddisfatta – Ha 24 anni e da un anno e mezzo vive da solo. Studia all’Università “Scienze dell’ambiente e del paesaggio” e di notte lavora in Malpensa».
Ancora non contenta Carlina ha pensato bene di adottare a distanza tre bambini dell’Africa. Insomma una donna cui non piacciono vestiti di marca, borse e scarpe di lusso, ma una signora che preferisce investire sui bisognosi, sui bambini ammalati che hanno necessità di una famiglia, sulle persone che hanno dei talenti soffocati. Lei li fa emergere, dando consigli utilissimi anche ai genitori. Gli incontri sull’educazione dove Carlina era stata chiamata come relatrice, sono sempre stati frequentatissimi e lei ha sempre tenuto alto il concetto di come l’adulto debba essere un modello per un bambino.
Nella fatica quotidiana non ha mai detto di no alle occasioni. Quando si è trattato di far risorgere una scuola di Gallarate, lei si è subito rimboccata le maniche, ha preso in mano le redini della questione, ha guidato le maestre a valorizzare la lunga tradizione della scuola che aveva bisogno di una linfa nuova. Sempre capace di collaborare e a volte secondo la necessità anche di tirarsi indietro, Carlina è sempre stata capace di rispondere a quello che la realtà le poneva davanti, una sollecitazione alla sua libertà.