Meno una settimana al weekend motoristico di Imola. I nostri “corrispondenti” Lorenzo Pisani e Stefano Sandrini ci fanno entrare in clima.
IMOLA IS COMING... 40 ANNI FA IL GRANDE DUELLO ROSSO
Cari amici dell’informazioneonline stiamo cercando di farvi entrare in questa folle passione con i nostri racconti durante i gran premi, ad essere del tutto onesti scrivere questi pezzi ci aiuta anche a far scendere la tensione e non riuscivamo proprio a lasciarvi soli in questo weekend di festa, soprattutto perché alle porte ci sarà un Gran Premio pazzesco, a casa nostra.
Prossima settimana all’autodromo Enzo e Dino Ferrari a Imola si correrà il Gran Premio dell’Emilia Romagna e del Made in Italy. Noi stiamo già preparando tutta l’attrezzatura per tenervi compagnia, oltre che con i soliti articoli, con dei video pazzeschi fin da venerdì con le prove libere e le qualifiche, siamo veramente carichi.
Tra le dolci pendenze delle colline romagnole si erge il tracciato dell’Autodromo di Imola. Una lingua d’asfalto che per fama e storia è divenuta leggendaria per gli appassionati delle competizioni motoristiche di tutto il mondo. E’ il 1950 quando quattro amici imolesi appassionati di corse automobilistiche: Alfredo Campagnoli, Graziano Golinelli, Ugo Montevecchi e Gualtiero Vighi realizzano il sogno di costruire una pista nelle immediate vicinanze della città di Imola.
La storia racconta che furono chiamati ad esprimersi i costruttori automobilistici della zona, Ferrari e Maserati tra tutti, i quali si dimostrarono entusiasti di poter disporre di un circuito del genere nelle vicinanze delle loro fabbriche.
Enzo Ferrari lo definì addirittura un “piccolo Nurburgring italiano”.
Il Mondiale di Formula 1 arriva a Imola il 14 settembre del 1980 dapprima con la denominazione GP d’Italia, un anno dopo la consacrazione con il nome di GP di San Marino; vi rimarrà per 26 stagioni, facendo le fortune di giovani piloti e segnando la storia della Formula 1. Storia anche tragica con la scomparsa del grande Ayrton Senna in un incidente alla curva Tamburello e di Roland Ratzenberger nel 1994. Imola ritorna nel 2020 e rimarrà in calendario almeno fino al 2025.
Una storia a Imola va raccontata proprio quest’anno che ricorre il 40esimo...
E’ domenica 25 Aprile 1982. Sulle rive del Santerno la prima fila è monopolizzata dalle temibilissime Renault Turbo di Renè Arnoux e Alain Prost. La casa francese nel 1982 può ancora sfruttare il proprio first-mover advantage per quanto concerne tutti gli aspetti legati al propulsore. Quattro anni prima infatti, proprio i transalpini si erano lanciati della straordinaria avventura dei motori sovralimentati che contraddistingueranno la Formula 1 degli anni ’80.
In seconda fila ci sono le Ferrari di Gilles Villeneuve e Didier Pironi, padroni di casa sul circuito che porta il nome del figlio del Drake. Il resto della griglia è strano, quasi spoglio. Sono solo 14 le vetture in griglia, a causa dell’incredibile prologo del weekend Imolese. Qualche settimana prima, il 4 Aprile, si è corso a Long Beach, California, il GP degli USA Ovest. La Ferrari di Villeneuve è stata squalificata per l’utilizzo di un improbabile alettone posteriore asimmetrico. Si vocifera che la Ferrari possa addirittura ritirarsi dal mondiale per protesta, in virtù della contemporanea mancata squalifica di una serie di vetture che, utilizzando uno stratagemma, partecipano ai gran premi sotto il peso minimo. A pochi giorni dalla corsa di Imola, il 20 Aprile, il tribunale della FIA accoglie il ricorso di Ferrari e Renault (nominate all’epoca le squadre “legaliste”) e squalifica la Brabham di Piquet e la Williams di Rosberg, giunti primo e secondo. Le scuderie inglesi, che avevano in massa escogitato l’espediente sul peso per fronteggiare le vetture dotate dei più potenti motori turbo, decidono di boicottare il Gran Premio di San Marino. Alla guida dei team britannici (definiti “garagisti” da Enzo Ferrari), c’è Bernie Ecclestone, l’uomo che sta tentando di trasformare la F1 in uno sport e spettacolo globale.
La partenza è regolare, i primi quattro mantengono le loro posizioni ma già a metà del primo giro, alla Piratella, dopo la salita della Tosa, le due vetture di Maranello sorpassano Prost. Le Renault sono veloci e hanno un propulsore estremamente potente, ma sono anche molto fragili. Hanno già rotto il motore in qualifica, e addirittura la gara di Prost termina dopo solo sette giri a causa dell’ennesimo guasto.
Per quaranta giri la lotta è a tre con Arnoux, Villeneuve e Pironi che si sorpassano a vicenda. Al Tamburello, alla Rivazza, alla Piratella (oggi una curva fatta quasi in pieno ma che con le vetture dell’epoca prevedeva una staccata). La lotta fratricida delle rosse di Maranello infiamma il pubblico, che spinge le vetture nella lotta contro il team Renault.
Al quarantacinquesimo giro la svolta. Il motore Renault Turbo di Arnoux va in fumo, lanciando le Ferrari verso una clamorosa doppietta. Considerato l’amplissimo margine delle rosse il pubblico potrebbe pensare che sia tutto sotto controllo… ma non è così. E’ in questo momento che questa storia diventa leggenda.
Il box Ferrari espone il cartello SLOW (rallentare) a entrambi i piloti, logico ordine dai box considerato che nessuno concorrente rimasto in gara può impensierire gli alfieri in rosso. Mentre Villeneuve rallenta, obbedendo all’ordine, Didier Pironi ne approfitta passando il compagno di squadra. Villeneuve non ci sta, e al 49esimo giro lo ripassa alla Tosa. I due iniziano l’ennesima lotta, tirando al limite la vettura invece di risparmiarla per evitare problemi di affidabilità, come richiesto dall’ordine del muretto.
Un nuovo cartello SLOW viene esposto, Gilles esegue nuovamente l’ordine e Pironi invece lo ripassa al 52esimo giro. Villeneuve, ormai furioso, ripassa Pironi a un giro dal termine con una staccata da paura alla Tosa. All’ultimo giro è di nuovo Pironi a passare Villeneuve all’esterno della curva del Tamburello e nel tratto che porta alla Tosa.
Villeneuve prova a spingere fino all’ultimo ma non riesce a riguadagnare la posizione di testa. E’ Pironi a trionfare tra le ali di folla festanti dei tifosi in delirio per una clamorosa doppietta, la sua prima vittoria con la Ferrari e seconda in carriera.
Il dopo gara è, incredibilmente, ancora più burrascoso della già pesantissima vigilia. Gilles Villeneuve, terminato il giro d’onore, protesta vigorosamente con il direttore sportivo Marco Piccinini. La leggenda narra che Villeneuve minaccia addirittura di voler mollare la Ferrari. Piccinini difende il comportamento di Pironi, posizione che gli costerà in seguito tantissime critiche da parte dei tifosi e della stampa.
Non pago dello sfogo amaro con Piccinini, Villeneuve si dirige verso Pironi e inizia una accesa discussione, accusandolo di non aver rispettato gli ordini di scuderia e di avergli scippato la vittoria. I dati mostrano chiaramente come Villeneuve in tutto il weekend sia stato molto più veloce del francese, a partire dalle qualifiche dove il distacco tra i due era di ben 1,3 secondi. “Credevo di avere un amico, un onesto compagno di squadra” dice Villeneuve, ricordando anche di come fu lui ad essere un compagno di squadra onesto durante l’ultima cavalcata mondiale Ferrari nel 1979 con Jody Scheckter. “Un comportamento da bandito!”, così conclude le sue dichiarazioni. Pironi si difende dichiarando di non essere una seconda guida e di essere stato corretto, di aver interpretato il cartello SLOW come un invito a non esagerare e non come un ordine di “mantenere le posizioni”.
Da quel momento i due non si rivolgeranno più la parola. Villeneuve si presenta qualche giorno dopo a Maranello per discutere con Enzo Ferrari dell’accaduto. Il Drake prenderà posizione a suo favore ma vuole chiudere la questione, per lui una doppietta Ferrari è sempre una doppietta Ferrari. Fa parte del suo modo di intendere le corse, prendere o lasciare. Visto l’esito dei colloqui, e con Gilles che si sente tradito dalla scuderia, iniziano insistentemente a girare voci di un possibile passaggio di Villeneuve alla Williams per la stagione del 1983.
Stagione del 1983 che non ci sarebbe mai stata, ne per Gilles, ne tantomeno per Didier.
Gilles muore l’8 Maggio 1982 a Zolder, Belgio, durante la sessione di qualifica. La tragedia si consuma di sabato pomeriggio, con Gilles che cerca disperatamente di stare davanti al compagno di squadra ma si scontra con la vettura di Jochen Mass. Un volo terribile, nel quale il pilota viene catapultato fuori dall’abitacolo. Viene dichiarato deceduto qualche ora dopo, lasciando un vuoto indelebile nella mente e nel cuore di milioni di appassionati di tutto il mondo, tifosi Ferrari e non. La “febbre Villeneuve”, così veniva chiamata la passione che il piccolo canadese, chiamato l’aviatore, aveva acceso tra i fan. Decine tra Ferrari Club, premi, trofei o semplici eventi sono tutt’oggi dedicati a lui. “Io gli volevo bene” ha scritto Enzo Ferrari parlando di lui nel suo libro “Piloti, che gente …”.
Pochi mesi dopo, il 7 Agosto, durante le prove del GP di Germania a Hockenheim è Didier Pironi a dover fare i conti con il destino. Piove, la visibilità è ridotta. Il francese ha una incomprensione con Derek Daly e centra in pieno la Renault di Prost che precede lentamente. Crash devastante, la Ferrari 126 C2 vola in aria e atterra pesantemente. Il muso si disintegra e si spezza in due. Pironi viene operato per evitare l’amputazione delle gambe, ma la sua carriera in F1 è terminata. Morirà cinque anni dopo in un incidente motonautico all’Isola di Wight.
Imola è anche questo. E’ storia e leggenda. Come questa storia, divenuta leggenda, che abbiamo voluto raccontarvi per prepararvi ad uno dei weekend più attesi di questa stagione 2022.
Ci vediamo ad Imola!