Con naturalezza, in giorni che di naturale non hanno niente. I bimbi ucraini che sapevano già l'italiano grazie alle settimane trascorse qui in passato, vivono così il loro primo giorno di scuola a Busto Arsizio. Basta poco perché si sentano a casa, perché qualche timore e l'emozione possano volare via: un cartello di benvenuto rompe il ghiaccio, i sorrisi non si fanno soffocare dalle mascherine ma arrivano dritto agli occhi.
«Siamo felici di accoglierti».
Maestre e professori fantastici, meravigliosi sono pure i compagni di scuola negli anni in oratorio: così li definisce don Giuseppe Tedesco, che mostra i cartelli di benvenuto. Ma anche gli zaini su cui veglia la gatta Perla come a dare un ultimo controllo prima di andare a scuola. Il tutto sussurrando, perché c'è bisogno di tranquillità, come si può, visto ciò che hanno vissuto e stanno vivendo con i pensieri che corrono ai loro cari, alla loro terra.
Il benvenuto ha il colore delle bandiere, si tinge delle sfumature dei fiori e il tempo vola. Si volta già pagina su quel primo giorno di scuola. I bambini, tutti, (e anche i grandi, qui) hanno dato ancora lezione.