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| 10 febbraio 2022, 20:18

STADIO APERTO/ Cusatis e il "cerchio" che ribaltò il cammino della Pro: «Anche oggi, state vicino ai ragazzi»

Dieci anni fa le penalizzazioni da fardello diventarono opportunità di dimostrare ciò che si valeva, un esempio che vale anche per le difficoltà di oggi. Il mister: «Dopo una sconfitta ho riunito tutti in mezzo al campo, è stata una ricarica». Da Serafini lasciato libero per la nascita del figlio a quel gesto condiviso con tutti i tigrotti e i tifosi. IL LINK PER RIGUARDARE LA PUNTATA

STADIO APERTO/ Cusatis e il "cerchio" che ribaltò il cammino della Pro: «Anche oggi, state vicino ai ragazzi»

«Dopo una sconfitta, ho riunito la squadra in mezzo al campo, il famoso cerchio l'hanno chiamato. Avevamo messo tanto e non eravamo riusciti a concretizzare... mi è venuta subito la scintilla, tramite i ragazzi volevo mandare un messaggio alla gente. Noi ci siamo e non molliamo di un centimetro. Ci ha reso ancora più coesi. Quando si perde stare in mezzo al capo non è facile. L'ho usato come una ricarica...» 

A Stadio Aperto, Giovanni Cusatis trasmette un'energia incredibile ripercorrendo ciò che accadde 10 anni fa e che oggi può spronare più che mai la Pro Patria alle prese con altre difficoltà: quartultima, con il fiato in sospeso per la società. Il cerchio, in mezzo al campo, davanti a tutti i tifosi, per ricreare pathos e dimostrare che si voleva fare qualcosa di importante.

È calcio, è vita. È emozione, è logica. Quando parla, soprattutto dei giovani, ma pure quando ricorda il momento in cui stava per nascere il figlio di Serafini e lui lasciò libero Matteo... che poi tornò e segnò una doppietta.

«Abbiamo iniziato a svoltare alla quattordicesima, da lì abbiamo fatto una cosa pazzesca. Era una squadra di qualità». Giovanni Cusatis a Stadio Aperto ricorda così  la sua Pro Patria, quella che dieci anni fa era partita in salita ripidissima e poi diede la svolta. Ribaltò tutto, mentre il fardello dei punti di penalizzazione cresceva. 

Cos'è successo? Qualcosa spinse quei tigrotti a vincere il campionato, anche se non ebbero la gioia della promozione, rimandata all'anno successivo: tappa realizzata con Firicano, ma figlia anche di Cusatis che preparò decisamente la strada.

«Io ho giocato molto su quella cosa lì. La molla... l'ho messa sotto forma di sfida, non di preoccupazione». Opportunità di dimostrare ciò che si vale. Allora c'era il riferimento della società, oggi c'è il disorientamento. Ma come dice Luca Cirigliano, intervenuto come tifoso e anche come padre che si occupa del settore giovanile con tanta preoccupazione per le ansie vissute dai ragazzi oggi, «sono questi metodi a fare la differenza. Insieme è più facile, un mister deve avere questa alchimia che parte da chi lava per terra, chi li fa correre, chi li allena, da un ambiente. Lui è riuscito a fare qualcosa di straordinario con tutti». 

Allora sfila il rapporto stupendo tra Cusatis e i tifosi, con il saluto di Roberto Centenaro, presidente onorario del Pro Patria Club, che allora lanciò l'iniziativa "Campioni nello sport e nella vita" coinvolgendo le scuole, il video di Daniele De Grandis (fotografato così piccolo tra le braccia di Giovanni in quella stagione), l'abbraccio virtuale del tifoso Lorenzo Pisani che andò in Inghilterra a trovare il mister quando lavorava là. La domanda di Andrea Confalonieri, direttore di VareseNoi, sul calcio di oggi, se c'è ancora quello vero. Se c'è ancora la pazienza, la voglia di crederci, la serietà.

«Fin quando le società si riconosceranno solo in una vittoria o in una sconfitta, non si crescerà mai...». Ascoltiamo fino in fondo la risposta di Cusatis, che si emoziona citando tanti nomi fra cui quello di Merlino. E poi facciamo un cerchio con i tigrotti di oggi, che domenica vanno a Verona per dimostrare quello che sono: «State vicino ai ragazzi. Sono le persone più pure, in campo scendono loro».

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Ma. Lu.

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