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Opinioni | 07 dicembre 2021, 09:00

Com'è cambiato il treno da Milano: da teatro dei sogni a trappola da incubo

L'aggressione alle due ragazze è la conferma di un mondo che non c'è più: quello che un tempo era per Varese un’isola di umanità con tante storie raccontate da mille voci oggi è diventato un angolo di solitudine e paura

Com'è cambiato il treno da Milano: da teatro dei sogni a trappola da incubo

Il treno era quella cosa che quando tornavi all’imbrunire da Milano ti cullava con il suo ritmato ta-tac-ta-tac, le luci basse, l’odore di pioggia che rimaneva nelle tendine logore color tané, lo scaldino spiedo sotto il sedile a fondere le suole di para se ti addormentavi incauto. 

Le Nord, un’ora e fischia di lento con espressione se ti capitava il locale, un andante con moto se beccavi il diretto Cadorna – Saronno – Tradate - Malnate – Varese, cinquanta minuti abbondanti e il tempo di una buona lettura o di una finta pennica per sbirciare di soppiatto le gambe della ragazza che sedeva di fronte. 

Tutta la trasgressione era lì, in uno sguardo. Il treno, un’isola di umanità in viaggio, tante storie raccontate da mille voci nella notte, che si incrociano tra una stazione e l’altra, un saliscendi e un numero di telefono rubato. Una partitina a scopa con le carte sistemate sulla ventiquattrore tenuta in bilico da almeno quattro ginocchia, il giornale che non riesci ad aprire del tutto e lo leggi piegato che sembri un carbonaro. 

Il treno non è più così, le vecchie carrozze con gli sportelli e le maniglie ottonate, i sedili di legno castano, le reticelle marroncine sono un ricordo sbiadito, ora voci anonime segnalano gli arrivi e i ritardi, tutto è monitorizzato e standardizzato, freddo e distaccato. 

E a volte, troppe volte, pericoloso. Perché il treno può essere una trappola, come una stanza chiusa o un’improvvisa sala di tortura, se la carrozza si svuota di colpo e il controllore si allontana, e anche le luci sembrano svanire. Non c’è più romanticismo nelle stazioncine di periferia, tatuate di scritte e olezzanti di urina, altre tagliole per donne sole, prede facili e indifese. 

Il treno e i suoi immediati dintorni diventano solitudine e terrore, e i passeggeri vittime dei predatori della notte, ladri di futuro capaci in pochi attimi di modificare il corso di una vita, di insozzarla per sempre con il fango della depravazione. Chi ha aggredito le due ragazze, sul treno e alla stazione di Vedano, è poco più grande di loro ma ha già consumato tutta la tela della vita, e non c’è rammendo che potrà aggiustare la trama, come niente cancellerà la cicatrice che rimarrà per sempre a segnare i cuori delle vittime e a turbarne la sensibilità.

Mario Chiodetti

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