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Calcio | 28 novembre 2021, 00:01

Luigi Manueli: «Varese ambiente ideale. Presi casa a Sant’Ambrogio vicino a Ciceri e siamo grandi amici da allora»

Cresciuto all’Alessandria, poi una carriera con diverse maglie… E la Città Giardino rimasta nel cuore: «Da Maroso imparai alcuni trucchetti del mestiere. Montesano, che funambolo! Sannino? Una persona genuina e capace: in biancorosso il posto giusto per lui»

Luigi Manueli insieme a sua moglie, che ci ha fatto avere le splendide foto storiche che trovate nella galleria

Luigi Manueli insieme a sua moglie, che ci ha fatto avere le splendide foto storiche che trovate nella galleria

La carriera calcistica di Luigi Manueli inizia a 13 anni, grazie al fiuto calcistico dei talent scout alessandrini Giuseppe Cornara e Aldo Zaio, cresce sotto la valida guida dell’allenatore Mario Pietruzzi, che lo fa esordire in serie C a 17 anni, contro il Padova. Sempre con l’Alessandria, due anni dopo e con la fascia di capitano al braccio, Manueli si laurea campione italiano semiprofessionista in una storica finale contro il Giulianova dove giocava il compianto Renato Curi. Con la squadra piemontese ottenne inoltre nel 1973/74 la promozione in serie B. 

Dopo l’annata in serie cadetta, passa al Varese insieme al compagno Dalle Vedove. Due anni in biancorosso, poi a Bergamo con l’Atalanta facendo il debutto in serie A. Nel campionato 78/79 torna al Varese per poi passare al Genova, al Verona, il ritorno all’Alessandria e la chiusura della carriera in serie D nella Cairese e nel Savigliano. Appesi gli scarpini al chiodo, l’ormai ex centrocampista intraprende la carriera di allenatore, nel Derthona e nella sua Alessandria, il primo amore. Manueli nel suo curriculum calcistico ha totalizzato 31 presenze in serie A e 206 presenze in serie B, realizzando 20 gol.

Manueli, ci racconta il suo arrivo a Varese?
Arrivai nel 1975 a 22 anni, pieno di aspettative. La società biancorossa era una buona piazza, con un buon mister e dei validi preparatori. Prima di arrivare ho portato all’altare mia moglie… Giocai un Roma-Varese in Coppa Italia, viaggiai tutta notte e l’indomani mi sposai: al mio matrimonio parteciparono Sogliano e Maroso. Dopo qualche giorno di permesso arrivai a Varese e presi casa a Sant’Ambrogio vicino all’appartamento di Ciceri: nacque subito un bel legame, anche tra le nostre mogli. Un’amicizia che tuttora abbiamo: ci sentiamo spesso. Tornando al Varese, ricordo che i compagni mi misero subito a mio agio. E Maroso mi insegnò qualche “trucchetto del mestiere” che mi servì tantissimo negli anni futuri.

Ricorda i suoi compagni?
Certo. Ricordo De Lorentiis, Ramella, il giovanissimo e promettente Ferrario, il compianto Tresoldi, Rimbano, Dal Fiume, Perego, Limido, Acerbis, Russo e il funambolico Montesano, un vero genio: era uno spettacolo vederlo giocare. Poi anche nell’Atalanta trovai degli ex biancorossi come Andena e Libera, che mi aiutarono a inserirmi nell’ambiente bergamasco. Nel Genova ho poi giocato con Salvadè, Giovanelli e Martina. Che gran belle persone…

Il rapporto con la tifoseria biancorossa?
Un ottimo ambiente, che non ti metteva troppa pressione. D’altronde a Varese il primo sport è sempre stato il basket, che poi mi ha anche coinvolto: con alcuni compagni, dopo la partita al Franco Ossola, andavamo a tifare Ignis al palazzetto. Le tifoserie che ti mettevano pressione erano a Genova, a Bergamo, a Verona… Sempre partite molte sentite, con lo stadio pieno.

Lei nella sua carriera ha giocato con tanti calciatori: ne ricorda qualcuno in particolare?
Montesano, che infiammava i tifosi palermitani. Fanna e Di Gennaro, attuale commentatore televisivo della Nazionale e della Domenica Sportiva, per le loro caratteristiche tecniche particolari. Un altro fuoriclasse era Muraro, gran fiuto del gol… Un calciatore che ancora oggi per le sue doti tecniche sarebbe utile a tante squadre.

Lei è amico di Beppe Sannino, vero?
Ci conosciamo da anni ma adesso, per i suoi impegni calcistici, non riusciamo granché a vederci. Il suo stile da allenatore e i suoi moduli mi sono sempre piaciuti. È una persona genuina, capace. Molte volte nel mondo del calcio la schiettezza e il mettersi in prima fila a difendere i propri calciatori  non pagano: meriterebbe molto di più in Italia senza dover andare ad allenare all’estero. Lo ricordo quando giocava, giovanissimo, nella Vogherese. Abbiamo anche viaggiato insieme quando, per un periodo, giocavamo nel Savigliano. Era una una buona mezz’ala. A Varese ha trovato il suo ambiente ideale e ha fatto grandi risultati.

Parliamo di Nazionale: cosa pensa?
Che ci qualificheremo. Un Mondiale senza l’Italia Campione d’Europa sarebbe davvero molto triste. Certo sarà dura, perché tutte le squadre che affronteranno gli azzurri nei playoff metteranno se possibile ancor più impegno. È vero, abbiamo qualche lacuna, tipo la mancanza di un centravanti, ma se riusciremo ad avere la giusta mentalità, quella che abbiamo avuto agli Europei, ce la faremo. Posso fare una battuta?

Certo…
Ci vorrebbero due calciatori come Muraro e Montesano, tanto per restare in tema biancorosso. 

Grazie Manueli. Chiudiamo con un augurio ai tifosi biancorossi?
Auguro loro di veder presto il Varese in serie B, la sua giusta categoria. 

Claudio Ferretti


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