Davide che batte (parecchi) Golia. Il Victoria Park preso d’assalto da 200.000 persone, che diventeranno mezzo milione per le strade della città in occasione delle celebrazioni, con il “Nessun dorma” da brividi di Bocelli al King Power Stadium. Kanté, Vardy, Mahrez, capitan Morgan e una banda di perfetti sconosciuti che diventa idolo dei tifosi di tutto il mondo. Claudio Ranieri, un signore incoronato sir, vincendo un titolo che vale una carriera intera.
E, per noi varesini, ovviamente e sopra di tutti, Andrea Azzalin. Un figlio prediletto del Sacro Monte, un allievo prediletto del grande e indimenticabile Enrico Arcelli, un simbolo di come il sacrificio, l’impegno, lo studio, l’umiltà, il coraggio e la determinazione possano portare fin lassù, in cima ad un sogno.
Esattamente 5 anni fa, alle 22.52 del 2 maggio 2016, il fischio finale di Tottenham-Chelsea sancisce il 2-2 che consegna matematicamente la Premier League al Leicester. Una favola, che chi vi scrive ha avuto la fortuna di vivere e, soprattutto, di raccontarvi, dalle colonne della (fu) Provincia di Varese.
Un ricordo ancora vivido - anche di quella sera, con due pezzi già scritti ma uno solo da mettere in pagina e pubblicare, con il giornale da mandare in stampa alle 23.00: fu una bella (anzi bellissima) corsa... -: la trasferta "in the middle of nowhere" (in mezzo al nulla, al centro dell'Inghilterra) per vedere dal vivo la magia ormai prossima a compiersi, ospite di un amico (e della sua meravigliosa Erika: il segreto da aggiungere all’elenco di qualche riga fa…) prima ancora di un protagonista dei propri articoli, conosciuto in campo nella gloriosa Aurora Induno del presidente Maculan, seguito nella sua scalata dalla Primavera del Varese e poi - passando dal Monaco all’under 21 vicecampione d’Europa, dal Bari alla Nazionale greca - fino al Leicester campione d’Inghilterra. E poi ancora al Nantes, al Fulham e ora alla Nazionale Ucraina, dove, insieme a Shevchenko e Tassotti, darà l’assalto a Euro 2020 (il ritiro inizierà il 14 maggio: ne parleremo…).
Oggi non gli abbiamo chiesto nulla, per fargli una sorpresa e perché… sappiamo com’è fatto: quella Premier League è stato un (altro) punto di partenza e non di arrivo di una carriera che, a 36 anni, non potrà che regalargli altre grandi soddisfazioni vista la tenacia, il desiderio e la professionalità con cui affronta ogni sfida. Vietato guardarsi indietro, ora. Lo faremo, se lo faremo, in occasione della cifra tonda: appuntamento quindi al 2026.
Nel frattempo qui a Varese faremo il tifo per l’Italia e, perché no, anche un po’ per l’Ucraina. Sapendo che, una volta che si è imparato a sognare, non c’è alcun motivo per smettere di farlo…














