«Questa morte incontra un sentimento diffuso di dolore, di sorpresa e di dispiacere. Tanti si sono sentiti colpiti e sono anche indirettamente solidali con la famiglia di Ave. Colpiva la sua affabilità, la sua simpatia. Questo gigante buono rimaneva impresso nella memoria e nel cuore di tanti», ha detto monsignor Luigi Panighetti durante l’omelia, interpretando il sentimento che ha unito oggi i tantissimi varesini che hanno voluto essere presenti all’ultimo saluto di Alfredo Corvi.
Famigliari, parenti e gli amici tutti (i fioristi, il gruppo alfa/omega dell’oratorio e gli amici del ballo), che hanno riempito la basilica e piazza San Vittore, riuniti nella preghiera e nelle passioni di Ave e che hanno voluto salutarlo anche a modo loro, con i colori dei suoi fiori, le orchidee prima di tutto, l’albero delle foto, con il lancio di palloncini e le note del merengue (come aveva voluto proprio lui) diffuse nella piazza al termine della cerimonia religiosa.
«Il Signore Gesù ci fa una raccomandazione – ha aggiunto monsignor Panighetti - che il nostro cuore non sia turbato. Ha diritto di essere ferito ed addolorato per la morte di Ave, di sentire dentro di sé tante domande ma non deve essere smarrito e confuso e non deve ignorare che la morte di Ave è un passaggio verso una vita nuova. Il Signore Gesù gli ha preparato un posto nella casa del padre e questo deve essere motivo di conforto e fiducia. Coltiviamo nel nostro cuore la certezza che lui è in quella casa e la starà addobbando con fiori colorati e creazioni preziose».
Ed è proprio questa l’immagine con cui anche i famigliari hanno voluto ricordarlo, in una lunga lettera: quella di Ave in mezzo ai suoi amati fiori, vicino a mamma Maria, che riposano insieme nel cimitero di Giubiano.
La lettera con cui i nipoti hanno detto addio al loro carissimo Ave
Ciao zio,
noi nipoti a distanza di poco tempo ci ritroviamo nuovamente uno vicino all’altro per salutare per l’ultima volta una persona a noi cara. A gennaio la nonna Maria ed ora tu.
Quel giorno eri lì seduto al fianco dei tuoi fratelli e sorelle, col capo chino in preghiera per vostra mamma con il cuore affranto dal dolore, quel sentimento che noi tutti oggi stiamo riprovando. Ci hai lasciati all’improvviso e nel peggiore dei modi, non tanto per il fatto di non averti potuto più vedere, ma perché l’ultimo mese hai sofferto e lottato da solo una battaglia dura e difficile per te, che amavi stare tra la gente, con la gente!
Sei sempre stato un lottatore nella tua vita, ma forse la perdita della nonna ti ha segnato e non hai voluto lottare come facevi una volta, perché sapevi che l’avresti potuta rivedere, e riabbracciare ed insieme a lei tuo papà che ti ha lasciato quel mestiere che tanto ami.
Mestiere che ti ha avvicinato molto alla vita sociale di una città che tu stesso hai scritto, hai difeso, hai cambiato. Nel tuo negozio son passate tante persone note e meno note ma tutte ugualmente importanti per te, persone che ti davano l’energia ad andare avanti, ma tu allo stesso modo diffondevi serenità, gioia e amore agli avventori della tua bottega.
Ave a noi hai insegnato moltissimo sia con le tue parole che con i tuoi lunghi silenzi accompagnati da quello sguardo profondo come per dire "ma cosa stai facendo/dicendo!!!". Perché sapevi che tu avevi ragione e noi no, e avevi ragione per davvero non perché ti sentivi superiore ma perché lo eri. In questo tuo comportamento ci spronavi a conoscere a fondo ogni situazione prima di parlare, di documentarci, di sperimentare, di relazionarci con altri per apprendere anche le altre opinioni in merito a quel argomento trattato.
Sei sempre stato sul pezzo su TUTTO, ci ricordiamo delle montagne di libri, quando abitavi in Corso, ma anche dopo che ti sei trasferito i tuoi libri ti hanno seguito perché ci tenevi a leggerli e rileggerli nella speranza di trovare un passaggio che ti eri perso ed apprende cose nuove.
Tu sei stato un Maestro nel tuo settore, non solo perché eri il migliore ma perché hai avuto tantissimi studenti che ti seguivano con interesse sia quando insegnavi al CFP in piazza Giovane Italia, sia quando accoglievi studenti nel tuo negozio, in primis il Giò, anche se non ti piaceva la sua tecnica.
Ave i nostri ricordi sono infiniti e non smetteremmo mai di raccontare aneddoti che ci riguardano, ma le testimonianze che abbiamo ascoltato in questi giorni, dai tuoi colleghi, amici, clienti, ci hanno rincuorato e hanno avvalorato la stima che noi nipoti abbiamo sempre avuto in te. Ma una cosa ci teniamo a dirla e ricordarla a tutti, tu AVE ci hai trattati non come nipoti, ma come tuoi figli, tu ci hai amato dal profondo del cuore.
Ti ricordi quando a Natale ci trovavamo in via Isonzo e una volta finito di mangiare ci prendevi a tre a tre sulle tue spalle? E ci facevi il solletico e poi ci buttavi sul letto? Noi si, eravamo terrorizzati, ti sfidavamo.
Noi da una parte della sala del piano e tu in mezzo pronto a raccoglierci come se fossimo sassolini con una gru, per questo e non solo, oggi tocca a noi portarti sulle nostre spalle verso il tuo nuovo luogo di riposo.
Sarà dura perché da rompiballe quale eri hai preteso che la bara pesasse un sacco, ma ce la faremo grazie al tuo amore e grazie a quel virus (benevolo) che ci hai insinuato in ognuno di noi: il CORVID.
Alessandro, Andrea, Matteo, Marco, Giorgia, Luca, Pietro, Fabio, Giacomo, Vittorio, Lucia