L’appuntamento di oggi con Donne, impresa e territorio, la nostra rubrica dedicata all’imprenditoria al femminile, è dedicato a una donna che, in realtà, non gestisce ancora un proprio business, ma è sulla buona strada per realizzare il suo sogno.
Emanuela Romeo è operatore sanitario dal 1998 e tecnico comportamentale dal 2016 ma, soprattutto, è una mamma che ha saputo fare di quello che da molti è considerato un “problema” la sua vera forza.
Un ostacolo? No, un punto di partenza
«Sono mamma di una ragazza di 17 anni con autismo, questo mi ha fatto capire quanto ci fosse bisogno di un’associazione che tutelasse la fragilità a 360 gradi, dalla persona disabile, all’anziano, a chi ha problemi economici. Per questo, circa quattro anni fa, ho fondato l’Associazione Articolo Tre, di cui sono Presidente», si presenta Emanuela, con un sorriso che cela tanto orgoglio e tanta passione, come dimostra anche il suo impegno verso i ragazzi della Fondazione Sacra Famiglia di Cocquio.
«Quando a mia figlia è arrivata la diagnosi aveva otto anni, era già tardi, ma per assurdo mi sono sentita sollevata, ho capito quello a cui mi dovevo preparare e, soprattutto, che non poteva stare ferma e aspettare gli eventi, ma dovevo tirarmi su le maniche»: è questo il motivo che l’ha spinta a fare un passo avanti, a non essere più solo operatore sanitario, ma tecnico comportamentale, una figura che quasi il 90% delle famiglie non può economicamente permettersi.
Articolo Tre viene in aiuto a questi genitori, offrendo loro un supporto gratuito e in questo Emanuela è sempre pronta: «Aiuto le famiglie a capire cosa sono l’autismo e le altre disabilità comportamentali e sensoriali, troppe volte ci viene data la diagnosi ma poi dobbiamo arrangiarci, ci sono genitori che devono elaborare un lutto di un figlio che pensavano potesse diventare “qualcuno”» e invece diventerà “qualcun altro”».
«I figli autistici - prosegue - vivono spesso nel loro mondo, io insegno alle famiglie come entrarvi per portarli fuori, perché è vero che questa disabilità deve essere accettata, ma non possiamo aspettarci che i nostri figli diventino “normali” né che il mondo si adegui alle loro esigenze. Dobbiamo insegnare loro ad accettare determinati eventi e non possiamo farlo se prima non conosciamo il loro mondo, non diventiamo noi autistici».
Può sembrare un paradosso, forse, ma mai come in questo caso riuscire a mettersi nei panni dell’altro può davvero aiutare a vivere meglio.
«Essere mamma è un valore aggiunto»
«Prima che nascesse mia figlia, è vero, io lavoravo già con persone disabili, ma l’essere madre mi ha fatto cogliere tutte le sfaccettature, quando “indossi i panni” del tecnico comportamentale o dell’operatore sanitario vedi solo quello che riguarda l’assistenza, ma non i bisogni dei genitori. Io, per fortuna e sfortuna, conosco tutti gli aspetti di questo tipo di disabilità» e questo consente a Emanuela di rapportarsi sia con i genitori, parlando “da mamma”, sia con le istituzioni, nei panni di “tecnico” e di Presidente di Articolo Tre - tanto da organizzare, per esempio con la Regione Lombardia o le Forze dell’Ordine della nostra provincia convegni e corsi per fare conoscere l’autismo, la disabilità.
«Le famiglie si fidano di me perché sanno che sto vivendo anche io in prima persona la loro situazione, riesco a mediare bene», aggiunge.
Da Articolo Tre ai sogni futuri
Da quando è stata fondata l’Associazione Articolo Tre, ora conosciuta in tutta Italia, Emanuela ha vissuto tante soddisfazioni, anche grazie a un «direttivo meraviglioso, che mi supporta e sopporta. Inoltre, in questi anni abbiamo raccolto tanto dai nostri soci e dai nostri ragazzi che migliorano con l’aiuto comportamentale, abbiamo dato, e stiamo dando, sostegno a famiglie che si sentono abbandonate, anche solo con una semplice telefonata».
Come madre i momenti di confronto non sono mancati, tanto più per una persona che si relaziona con i disabili tutti i giorni per tutto il giorno, senza mai uno “stacco”, ma «le nostre ragazze danno tanto, con loro si vive nella sincerità totale, un loro “ti voglio bene” è puro, per me un sorriso o una carezza sono il mondo. Sono innamorata del mio lavoro!», afferma Emanuela con entusiasmo, lo stesso che la spinge a migliorarsi, a pensare al futuro e fare progetti. «Mi piacerebbe riuscire a diplomarmi come tecnico cranio-sacrale, ho dovuto interrompere gli studi a causa del Covid, vorrei aprire un centro olistico e supportare famiglie e mamme che hanno bisogno di rilassarsi, è il mio sogno, spero di riuscire a diventare imprenditrice di me stessa senza lasciare il lavoro nel sanitario».
Infine, un messaggio, un invito anzi, pieno di speranza, rivolto alle donne che vivono con difficoltà fisiche o psichiche: «Le opportunità ci sono anche per voi, non arrendetevi, noi siamo così potenti da fare quasi paura. I sogni non vanno mai lasciati chiusi in un cassetto e se abbiamo punti deboli facciamo che questi siano, invece, i nostri punti di forza!».
Potete approfondire le attività dell’Associazione Articolo Tre visitando la pagina Facebook Associazione Articolo Tre Varese.