In coda. In silenzio. Con dignità, ma non con rassegnazione. In coda all’imbrunire, in questo dicembre del maledetto 2020, sul marciapiede di via Bernardino Luini (leggi qui), o alla Brunella, file composte, il turno arriverà, intanto si pensa a come sarà il giorno dopo, con il lavoro che non c’è e l’incubo della malattia, i bambini da sfamare e le bollette da pagare, che implacabili segnano i nostri giorni.
I poveri esistono, anche a Varese, dove la qualità della vita non è più quella di un tempo e il Covid picchia forte, più che nella metropoli. Ci sono molte donne, in fila, poche di colore, soprattutto badanti dell’est Europa, abituate ai sacrifici e alla precarietà, ma c’è grande fiducia nella speranza, perché Varese non si è mai tirata indietro nelle gare di solidarietà, e un pasto caldo arriva per tutti, in un modo o nell’altro.
Se dalle Suore della Riparazione di via Bernardino Luini ci sono soprattutto donne russe o ucraine, alla mensa della Brunella, dove è aperto anche l’Emporio solidale per aiutare chi non può fare la spesa, sostano anche diversi varesini, rimasti magari senza lavoro, anziani con la pensione che non basta mai o con qualche parente malato.
A poca distanza, nelle vie trafficate del centro, impazzano gli acquisti natalizi, la frenesia del regalo ci rende schiavi delle abitudini, mettendoci un metaforico paraocchi e cancellando dalla nostra visuale quelle file di gente infreddolita e infagottata, al buio, rassegnata a trascorrere le feste lontano dal paese d’origine oppure senza il conforto di amici e parenti, nella solitudine e nell’angoscia per il domani.
La pandemia ha diviso in due il nostro Paese, accentuando in maniera esponenziale la forbice tra i ricchi e gli indigenti, tra chi ha un lavoro e un reddito e chi può contare soltanto sulle proprie risorse, sulla propria salute e sul proprio cervello, come gli artisti e i lavoratori dello spettacolo, e quasi mai ce la fa. La paura della malattia ha accentuato il nostro egoismo, la chiusura verso il prossimo e anche se queste persone in coda rimandano a quelle che allo stesso modo aspettavano un pezzo di pane, con la tessera annonaria in tasca, durante la guerra, la priorità va sempre a ciò che siamo abituati a fare, cioè a non rinunciare mai al superfluo, a tirar dritto e a guardare la prossima vetrina, la testa bassa e il passo veloce. Qualcun altro ci penserà.
Per fortuna chi ci pensa c’è, e mantiene la posizione, non dolendosi perché deve rinunciare alla sciata a Cortina o alla vacanza nei mari del sud, all’aperitivo, al cazzeggio in centro con gli amici o al cenone di Capodanno, ma pensando a strutturare una rete di aiuti che a Varese passa anche dal Banco Nonsolopane di via Monte Santo, che distribuisce generi alimentari a domicilio a chi è indigente, in tutta la provincia.
Le file sui marciapiedi della città ci dicono che le risorse della Terra non sono infinite, e il Covid non ha fatto altro che esasperare una situazione già drammatica, ma molta, troppa gente, finge di non accorgersene, sottraendosi alle normative, nascondendosi dietro la forza del denaro e del potere, oppure manifestando comportamenti dettati da arroganza e superficialità, sintomi evidenti di una grande ignoranza. Senza pensare o temere che un giorno, magari, ognuno di noi potrebbe far parte di quella fila.