La Varese Nascosta | 09 agosto 2025, 08:20

LA VARESE NASCOSTA. La rocca di Angera e il fantasma di Donna Oliva

Chi si recasse ad Angera la notte del 15 agosto e salisse al castello per prendere un poco di fresco, potrebbe avere la sfortuna d'imbattersi in una apparizione spettrale...

LA VARESE NASCOSTA. La rocca di Angera e il fantasma di Donna Oliva

Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda. 

IL 15 AGOSTO, LA ROCCA DI ANGERA E DONNA OLIVA

Chi si recasse ad Angera la notte del 15 agosto e salisse al castello per prendere un poco di fresco, potrebbe avere la sfortuna d'imbattersi in una apparizione spettrale: vedrebbe una donna dal viso bellissimo e crudele addobbata alla foggia medioevale passare lungo le bertesche ed i cammini di ronda della Rocca, lanciando occhiate stravolte all'intorno e stringendo al petto un pugnale insanguinato: è la bella Donna Oliva, la nipote-amante dell'incestuoso Guido de Bianchi da Velate arcivescovo di Milano.

 Si dice che chi la vede per tre volte morirà entro l'anno di morte violenta. Ma chi è Donna Oliva? Oliva de Bianchi era una donna bellissima, sensuale ed ambiziosa divenuta amante dello zio Guido de Bianchi arcivescovo di Milano, ben più anziano di lei. Da lui era riuscita ad ottenere il possesso dei castelli di Angera ed Arona con le rispettive rendite. 

E' logico perciò che quando il Beato Arialdo da Cucciago, capo spirituale della Pataria, accusò Guido de Bianchi di simonia, lussuria ed incesto (proprio a causa della loro relazione) Oliva avesse paura di perdere ricchezze e potere. Nell'agosto 1066 Oliva attirò Arialdo in un tranello e lo fece catturare dai suoi servi che, legatolo, lo trascinarono sull'isoletta di fronte al porto di Angera. Qui, per l'intera notte del 15, la crudele donna torturò Arialdo in modo orribile con le sue mani giungendo all'estremo insulto di castrarlo con un morso.

Donna Oliva non pagò mai per il suo delitto, anzi, anche dopo la caduta in disgrazia dello zio arcivescovo, sfruttando il suo fascino riuscì a mantenere il possesso del castello di Angera e pare morisse ricca e temuta in tarda età. Si racconta che alla sua morte si avverrò la maledizione che il Beato Arialdo le aveva lanciato prima di morire dissanguato tra gli spasimi di dolore: "Ogni notte del 15 agosto uscirai dall'inferno e sarai costretta a vagare quale spirito dannato per il tuo castello recando in mano il coltello con cui mi torturasti per mostrare a tutti la tua malvagità!"

da La Varese Nascosta (fonte: Roberto Corbella tratto da “fantasmi nostri”. Editore Macchione)

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