La Varese Nascosta | 29 aprile 2023, 07:35

LA VARESE NASCOSTA. Un Ufo avvistato a Tradate. Una "Roswell" varesina di 70 anni fa

Era il 24 aprile del 1950 quando Bruno Facchini fu protagonista di un "incontro ravvicinato" ad Abbiate Guazzone. Una storia misteriosa che gli sconvolse la vita

LA VARESE NASCOSTA. Un Ufo avvistato a Tradate. Una "Roswell" varesina di 70 anni fa

Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda. 

Oggi andiamo a caccia di Ufo, raccontando il caso di un presunto "incontro ravvicinato" avvenuto ad Abbiate Guazzone nell'aprile di oltre 70 anni fa. Il testimone dell'avvistamento si chiamava Bruno Facchini. Il fatto è avvenuto nella frazione Abbiate Guazzone, nel comune di Tradate il 24 Aprile del 1950. Ecco il racconto che si può leggere su La Varese Nascosta:

Sto per raccontarvi un caso davvero interessante che ho trovato durante le mie ricerche su una pagina di Facebook. La pagina in questione si chiama “La Varese nascosta” e per puro caso mi sono imbattuto in un articolo che parlava di un possibile incontro ravvicinato avvenuto il 24 Aprile del 1950 ad Abbiate Guazzone, una frazione di Tradate in provincia di Varese. Il protagonista della storia in questione si chiamava Bruno Facchini. 

Sul caso esistono testimonianze, disagi fisici del protagonista, intimidazioni a non rivelare l’accaduto ma soprattutto strani oggetti di metallo spariti dopo esseri stati analizzati. Come detto poco fa il protagonista della storia si chiamava Bruno Facchini che all’epoca era un operaio di 40 anni. Una sera appena uscito di casa si trovò di fronte a quello che in seguito venne descritto come un disco volante con la presenza addirittura di alieni. 

La prima fonte giornalistica che parlò dell’incontro fu la “Domenica del Corriere” ma solo due anni dopo il fatto. Facchini negli anni successivi ne parlò con alcuni giornalisti, disse che era appena uscito di casa quando fu attratto da uno strano scintillio ma non ci fece caso almeno inizialmente perché era finito da poco un forte temporale e pensò ad un guasto della linea elettrica ma comunque si diresse verso la scintilla di luce.

Arrivato sul posto vide uno strano oggetto al suolo: era come una palla schiacciata con la superficie quadrettata da strisce verticali ed orizzontali posti ad intervalli regolari che sembrava toccare terra solo tramite una scaletta esterna sorretta da due tiranti e conducente ad un’apertura rettangolare, illuminata, e dotata di un “portello aperto”.

All’interno c’era un’altra scala con dei tubi con delle bombole collegate in fila e con dei manometri. L’oggetto era alto circa dieci metri e lui si trovava a quattro/cinque metri di distanza. Presso la scaletta c’erano due esseri e un terzo era posto sopra una specie di “elevatore meccanico” e stava saldando un mazzo di tubi esterni all’ordigno producendo lo scintillio che lo aveva condotto lì.

Notò anche che questi strani esseri indossavano una tuta e una maschera e si muovevano molto lentamente attorno all’oggetto che era di colore scuro.  L’oggetto volante aveva anche dei riflessi metallici quando era illuminato dalle scintille della saldatrice. Cercò anche di comunicare con loro ma ottenne in risposta solo suoni gutturali. Raccontò successivamente che all’altezza della bocca si vedeva un tubo che fuoriusciva dalla maschera, con un’apertura alla estremità. Erano alti un metro e settanta circa.

Appena capii che non si trattava niente di umano iniziò a provare un forte senso di paura non sapendo cosa si stava trovando davanti e iniziò a scappare. Si girò un ultima volta e vide che un essere aveva preso una specie di macchina fotografica che aveva appesa al collo lanciandogli un fascio di luce. Ricominciò a correre ma ebbe la sensazione di essere raggiunto da un corpo contundente o per essere più preciso da un potente getto ad aria compressa e cadde a terra. Poi di colpo diventò tutto buio e mentre si alzava vide la navicella alzarsi a una velocità pazzesca per poi sparire nell’oscurità.

Tornò a casa sconvolto, ma il giorno dopo si recò nuovamente sul luogo dell’incontro per vedere cosa fosse rimasto. Scopri diverse tracce sul terreno, consistenti in quattro impronte rotonde di un metro di diametro, disposte a quadrato e distanziate di circa sei metri. Notò anche dell’erba bruciata e alcuni pezzi di metallo, che raccolse, presumendo che fossero dei residui della saldatrice.

Successivamente andò al quartiere generale della Polizia di Varese raccontando l’accaduto. Gli venne detto di non raccontare nulla per questioni di sicurezza e per non allarmare la popolazione. Ecco spiegato il motivo dei due anni di silenzio. Qualche giorno dopo fece analizzare il metallo ritrovato che si rilevò di essere del “metallo antiattrito” o antifrizione. Era metallo luccicante, con la superficie granulosa. Ma dai documenti sembra non vi fosse nulla di anomalo.

Resta il fatto che quei reperti oggi non esistono più. Facchini vide la sua vita sconvolta dopo quei fatti. Oltre a diversi disagi fisici che accuso negli anni, vi erano anche le numerose prese in giro in paese e nel circondario. 

Orario Avvistamento: si presume fossero le 22:00 ma non abbiamo certezza.

Luogo: frazione Abbiate Guazzone che si trova sotto il comune di Tradate in provincia di Varese.

Condizioni Meteo: Era da poco terminato un temporale.

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