Pare una vittoria scesa dal cielo questa di Cremona, un tocco divino a evitare l’ennesima settimana di fuoco degli ultimi 3 anni. Deo gratias: a certe mareggiate non ci si abitua mai, anche se il callo ce l’hanno fatto fare.
Pare un regalo del destino questa vittoria, confezionato e consegnato ai 200 tifosi in viaggio dalla Città Giardino, caldi, commoventi, di una passione così genuina da essere quasi ingenua (detto con tanto affetto, perché l’amore è amore…), quando esplode per una semplice giocata fatta come Dio comanda dopo tante brutture e tanto penare, o quando canta in “casa giochiamo noi” festeggiando il successo del PalaRadi come se fosse una qualificazione a qualche finale e non un semplice, e pure necessario, “respiro” dopo tanto boccheggiare.
Il cielo, il destino o Carlos Stewart, l’ultimo arrivato e quindi anche il più libero dalle catene della negatività che per l’ennesimo anno di fila stanno (stavano? Speriamo…) attanagliando il biancorosso, in campo, in panchina, ovunque. Il nostro è freschezza, primo passo letale, intraprendenza, coraggio, sicurezza: che sorpresa…
Ora un obiettivo: non far cascare anche lui nel calderone che tutto deforma, tutto distrugge, tutto affatica. Il calderone di Varese.
Pessimisti? No, è che ne abbiamo viste tante. Troppe. È che c’è già stata una Cantù, ma purtroppo anche una Udine. Ci sono già stati un Bialaszewski e un Mandole, ci sono già state ripassate omeriche finite nei libri dei record, mercati sbagliati dalla a alla z, promesse non mantenute, parole non confermate dai fatti, stranezze incomprensibili, sconfitte in serie.
E anche oggi lo “spettacolo”, si fa per dire, in campo ha raccontato di una Varese che alla fine l’ha spuntata con la difesa e i rimbalzi sul parquet difficile di una squadra rivelazione, ma anche di una Varese precaria, che fa e disfa, che a tratti si muove come un’Armata Brancaleone, che tira malissimo perché attacca peggio.
Oggi è ancora la Varese di Freeman - acquisto sconsiderato, incomprensibile, sempre di più - più che la Varese di Stewart.
Fiducia poca in questo momento, quindi. Poi si vedrà.




