Proseguiamo il nostro percorso di approfondimento sul tema dei bias cognitivi, che abbiamo visto essere delle “risposte automatiche e innate del nostro cervello”, costruite durante l’evoluzione umana come reazione agli stimoli esterni di pericolo per garantire la sopravvivenza; delle “scorciatoie” per rispondere, più velocemente e automaticamente, a determinati stimoli. Scelte che, dunque, sono “irrazionali”: ecco perché dobbiamo conoscerle per… evitarle, soprattutto se parliamo dei temi che qui dibattiamo, ovvero quelli del risparmio, degli investimenti, della pianificazione finanziaria.
Dopo aver analizzato il bias dell’ancoraggio e il bias della conferma, trattiamo ora uno dei bias più noti in finanza comportamentale, ovvero il bias del gregge. Capire il concetto è piuttosto intuitivo: si verifica, infatti, quando prendiamo una decisione in base a quello che fanno gli altri.
IL RISTORANTE PIENO E QUELLO MEZZO VUOTO
Come anche i precedenti bias trattati, anche quello del gregge ha radici profonde nella storia dell’uomo e come risposta corretta e immediata a un problema: i primitivi, infatti, avevano bisogno di stare insieme, in gruppo - appunto, in gregge - per la sopravvivenza; l’esempio più semplice è quello della battuta di caccia in cui, come recita il detto, “l’unione fa la forza”.
Passati 500.000 anni e giunti nel mondo attuale, questo concetto, questo approccio, in certi casi può ancora funzionare; ma, altrettanto, può non farlo. Partiamo da un esempio generale, poi ci addentreremo nella “nostra materia”, quella finanziaria.
Decidiamo per la prima volta di andare in vacanza in Grecia e, la sera, cerchiamo un ristorante nella zona del porto in cui mangiare. Al netto di recensioni di Google, Tripadvisor e compagnia (che, a ben vedere, funzionano allo stesso modo…) decidiamo di scegliere in base a quante persone vediamo; così, trovati due ristoranti uno di fronte all’altro, vediamo il primo pieno e il secondo mezzo vuoto. Cosa accade? Automaticamente, il cervello ci spingerà verso quello pieno, ritenendolo più buono, migliore dal punto di vista del rapporto qualità/prezzo, o comunque e in generale una scelta più sicura poiché già fatta da altri prima di noi.
La scelta è razionale? Ovviamente, no. Ed è facile ricostruire un potenziale accaduto: basta pensare alla prima persona arrivata in zona porto, che ha visto i due ristoranti - in quel momento, entrambi vuoti - e, ipotizzando per il nostro esempio che non conoscesse né l’uno, né l’altro, ha di fatto scelto “a caso”. La seconda persona arrivata ha seguito la prima, e così via. Non c’è dunque razionalità nella scelta: per “paura di sbagliare”, la scelta più semplice è seguire qualcuno.
Accade, come anticipato, anche con le recensioni: guardarle risponde, inconsciamente, all’effetto gregge. Dove vanno tanti, vado anche io: magari ci prendo. Nel caso in cui invece così non fosse, scatta il concetto di “mal comune, mezzo gaudio”: ho sbagliato, ma altri come me e questo mi solleva.
BOLLE SPECULATIVE E PANIC SELLING
Spostandoci in campo finanziario, l’effetto gregge può portare a errori di valutazione clamorosi (e rovinosi…), per esempio investendo su settori o titoli azionari poiché “lo stanno facendo tutti”. Qual è il meccanismo che regola questa scelta? L’effetto gregge: inconsciamente, ritengo più sicuro questo investimento poiché lo stanno facendo tutti. Effetto gregge che sta, inoltre, alla base di ogni bolla speculativa: tutti stanno comprando qualcosa, lo faccio anche io perché ho paura di perdere un’opportunità.
Ecco, dunque, i due casi in cui si manifesta: ho paura di commettere un errore, quindi faccio quello che fanno tutti; ho paura di perdere un’opportunità, quindi anche io “salgo sul carro”.
Non solo acquisto, ma anche vendita, con quello che viene chiamato “panic selling”: tutti vendono, vendo anche io. Accadde nei primi anni 2000, con alcuni titoli di società del mondo internet: si creò una bolla, poiché tutti compravano per paura di perdere l’opportunità e, con questo trend, i suddetti titoli crescevano ben oltre le effettive aspettative.
Quando è scoppiata la bolla, ecco il “panic selling”, con tutti che si affrettarono a vendere. Ma, se pensassimo a qualche azienda ancor oggi molto nota nell’e-commerce, lo scenario potrebbe essere stato questo: ho comprato ai massimi nel 2000 un titolo; nel 2002/2003 il titolo è crollato, anche dell’80%; ho venduto perché tutti vendevano. E se invece le avessi tenute, pur svalutate nell’immediato, e portate fino a oggi? Con ogni probabilità, avrei moltiplicato anche per 100…
COME AFFRONTARE IL BIAS DEL GREGGE?
Le conclusioni, anche in questo caso, non differiscono dalle precedenti relative agli altri bias analizzati. Il primo passo è conoscerne l’esistenza e capire che non sempre la scelta giusta è seguire la massa, pur se il nostro cervello ci invita a farlo; corretto è invece approfondire così da maturare una scelta consapevole e basata su dati, su fatti, su numeri.
Il secondo è la diversificazione del portafoglio, che diminuisce sensibilmente l’impatto di eventuali scelte errate.
Il terzo è rivolgersi a chi si occupa di risparmio e di investimento tutti i giorni, lavorando su dati, notizie, fatti certi. E che conosce i bias e, dunque, sa riconoscerli e affrontarli nel modo corretto.