… Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore… Dalle ossessioni delle tue manie… Supererò le correnti gravitazionali… Lo spazio e la luce per non farti invecchiare…
Una risurrezione del genere sembra dipinta dall’animo buono e profondo di un poeta come Franco Battiato, anche se del qui e ora conviene sempre fidarsi il giusto. La strada è ancora lunga.
Però, caspita, e viviamocela una gioia ogni tanto…
La cura, la formula Nano, una squadra.
La cura è la presenza tangibile di un allenatore che - per Varese - sembra davvero quel taumaturgo esistenziale che descrive il testo di una delle più belle canzoni italiane. Johan Roijakkers ha preso per mano una squadra malata e sconfortata e la sta guarendo, aiutandola a credere in risorse che, in realtà, aveva dentro anche prima.
I rimedi approntati al gioco, più o meno evidenti, vengono dopo: è quello appena descritto il vero e incipiente miracolo dell’olandese. A Trento vince una Openjobmetis che ruota 10 giocatori 10: c’è qualcosa che non torna. Ma non ne mancavano due (qualcuno dice anche 3…)? A Trento domina a rimbalzo una Openjobmetis senza lunghi veri se non un esordiente in LBA. Anche qui: siamo seri? A Trento un giocatore appena arrivato e con 4 allenamenti alle spalle - Reyes - risulta decisivo per le sorti del match con 8 tiri. Otto. Ribadiamo: tutto vero? Vi ricordate lo sconcerto all’esordio di Keene, un mese fa, planato sui resti di un non gruppo tecnico con la grazia sciagurata di un ufficiale giudiziario che arriva a chiedere le chiavi a una famiglia appena sfrattata?
È cambiato tutto. Il mercato piange, i capri espiatori autoproclamati se ne vanno? Varese scopre di poter battere in trasferta la terza in classifica con quello che ha in casa, scopre due giovani - Librizzi e Virginio - che tengono il campo e accumulano giocate egregie e decisive una sull’altra. Scopre, finalmente, che i limiti sono soprattutto nella testa, motore che se si accende fa girare gambe, mani e cuore.
E ancora: non si vedono lunghi nel roster? A rimbalzo ci vanno i dieci di cui sopra. Tutti.
E da lì son folate: a tratti è sembrato che all’attacco biancorosso stasera avessero apposto il 2x, come fai con gli audio lunghi e noiosi su Whatsapp.
Erano anni che non ci divertivamo così davanti a un televisore e a una partita. Esagerati? In fondo si tratta di una sola vittoria dopo mesi, in fondo la sfiga è ancora dietro l’angolo, in fondo si è sempre… in fondo. Tutto vero: il termine va contestualizzato. È stato il divertimento della “scoperta”: è stata l’estasi di scoprire come quella accozzaglia di delusione che è stata la Varese degli ultimi mesi riuscisse ad aprire - quasi senza senso logico, quasi senza rispetto delle dinamiche del tempo - tutte le porte che finora aveva trovato chiuse. In quaranta minuti. Rimanendo se stessa. Anzi, ed è qui la chiave (anche, di riflessione, in ottica mercato futuro): togliendo. Come per mesi è stato evidente fosse necessario.
Poi, beh… c’è anche la formula Nano. Davanti comanda lui, Keene, il teppista.
Fa. Disfa. Se si impunta, agli altri rimane solo la contemplazione. Ancora una volta le sue triple (ma anche le sue entrate…) sono quel riporto che se dimentichi di trascinare a capo ti fa saltare tutto il calcolo. Senza dubbio. La differenza con gli altri uomini soli al comando che negli ultimi mesi abbiamo apprezzato, però, è che nel suo caso la somma è elementare: Venezia + Trento, 1+1, 2 vittorie.