Gallarate si è fermata un momento, nel tardo pomeriggio del 9 dicembre, per lasciarsi attraversare da uno dei cortei più insoliti e commoventi di questo periodo natalizio: un “trenino” composto da una lunga sequenza di carrozzine, spinta con cura dagli operatori, dai volontari, dai familiari e persino da ex dipendenti del Melo Onlus. In tutto 173 persone unite nello stesso movimento collettivo, con un’unica meta: portare gli ospiti della Rsa tra le vie illuminate del centro, per far loro respirare la magia del Natale che dalle finestre della struttura non si può vedere.
La domanda lanciata con ironia dagli organizzatori – Saremo il trenino più lungo del mondo? – ha fatto sorridere molti passanti. Ma al di là di un ipotetico Guinness dei primati, ciò che si è formato a Gallarate è stato un vero serpentone umano che racconta un modo diverso, più autentico, di fare assistenza. Perché il Natale del Melo non è soltanto una ricorrenza da calendario: è un’occasione per riportare gli anziani al centro della loro comunità, come accadeva nelle vecchie gite familiari dell’8 dicembre, quando prima dei centri commerciali si andava tutti insieme a Milano «in quella che oggi sembra quasi preistoria da boomer», come scherza la stessa Rsa.
La direttrice Daniela Foglia, che ha guidato l’iniziativa, sottolinea quanto questa uscita rappresenti una prima volta: «Siamo sempre usciti in piccoli gruppi, ma quest’anno abbiamo deciso di farlo tutti insieme per concentrare le energie in un unico pomeriggio. E la giornata è stata meravigliosa». Una scelta coraggiosa, che ha richiesto preparazione, organizzazione e soprattutto entusiasmo. «Oggi erano tutti in fibrillazione, perché comunque è un evento. Ed è un evento fortemente motivante per loro, ma anche per familiari e operatori: erano tutti gasati, nonostante la fatica».

La decisione di portare il “trenino” in centro ha un significato preciso: far vivere agli ospiti la città e il suo spirito di festa, in un orario «semiserale», come spiega Foglia, «in modo tale che vedano ciò che dalle finestre dell’Rsa non possono vedere». Per qualcuno si è trattato della prima uscita dopo molto tempo; per altri di un ritorno tanto atteso. E per tutti, di un’occasione per sentirsi parte di una comunità che li riconosce e li include.
C’è anche un aspetto simbolico, che la direttrice non nasconde: «È importante far capire che in Rsa spesso si legge o si sente dire l’anticamera della morte. Ecco, in Rsa si viene a vivere. Certo, è la conclusione della vita, questo è ovvio, ma vogliamo dire che c’è vita in Rsa. Sono luoghi di vita, se si vuole». Le parole arrivano dritte, senza retorica: raccontano il senso profondo di una cooperativa che si percepisce come famiglia allargata. Non a caso, alla sfilata hanno partecipato anche diversi ex dipendenti. «È un momento molto importante per noi, anche perché siamo una cooperativa: i dipendenti sono soci, gli ex non lo sono più ma sono rimasti fedeli. Significa che c’è un legame che resta, una fidelizzazione che va oltre il contratto di lavoro».
Il trenino del Melo, con le sue carrozzine in fila, è stato dunque molto più di una passeggiata. È stato un gesto di gioia e di speranza. Quella stessa velocità che porta luce ai partecipanti che sono andati a cercare tra luminarie e vetrine, nel cuore di una Gallarate vestita a festa. «Natale è la festa della Luce che si manifesta – ricorda Il Melo – anche in Rsa ci può essere tanta luce».
La vita, insomma, non si spegne con l’ingresso in una struttura: semplicemente cambia capitolo. E iniziative come questa lo dimostrano con tenerezza, determinazione e un pizzico di fantasia. «La formula del trenino – spiegano gli educatori – nasce proprio per dare ai nostri anziani la possibilità di essere ancora protagonisti del loro presente, nonostante le limitazioni che la vita impone».








