In occasione delle festività natalizie, Luca Croci, Presidente della Consulta Salute di Malnate, ha deciso di scrivere una lettera a Babbo Natale facendo un piccolo resoconto dell’anno appena trascorso e di ciò che si augura per l’anno nuovo. Una riflessione sull’attuale situazione del sistema sanitario e su ciò che andrebbe migliorato per facilitare la vita dei cittadini:
Caro Babbo Natale,
quest’anno ti scrivo con un po’ di tremore nelle mani e nel cuore.
Non ti chiedo giocattoli, luci o regali speciali.
Ti scrivo come una persona che ogni giorno prova a farsi strada tra visite che non arrivano, sportelli che non rispondono, attese lunghe e fatiche che si sommano una sull’altra.
Se puoi, ti chiedo qualche dono che non entri in un pacchetto, ma che per me (e per tanti come me) varrebbe più di qualunque sorpresa sotto l’albero.
Ti chiedo tempo.
Tempo per essere visitato senza dover aspettare mesi, tempo per non sentirmi un peso quando domando aiuto, tempo affinché chi lavora in sanità e nei servizi sociali possa ascoltare davvero.
Ti chiedo prossimità.
Che ospedali, ambulatori, comuni e servizi sociali siano luoghi dove sentirsi accolti, non smarriti. Dove chi è fragile non debba alzare la voce per essere visto e sentito.
Ti chiedo cura.
Cura nelle parole, nei gesti, nei modi. Perché a volte basta una frase detta bene per alleggerire una giornata difficile.
Ti chiedo mani che si parlano tra loro.
Mani che collaborano: quelle di Stato, Regioni, Comuni, servizi sanitari e sociali.
Mani che non si rimpallano responsabilità, ma che si intrecciano, perché la fragilità non segue i confini delle competenze.
Ti chiedo equità.
Che il mio luogo di residenza non sia un destino.
Che la qualità delle cure non dipenda dalla provincia in cui vivo o da quanto riesco a insistere.
Ti chiedo sollievo.
Un sollievo piccolo ma reale: una risposta chiara, una procedura semplice, una presa in carico che non sia solo una formula, ma una presenza.
Ti chiedo dignità.
La dignità di sentirmi persona, non pratica. Storia, non numero.
Infine, caro Babbo Natale, ti chiedo speranza.
Quella che nasce quando, nonostante tutto, qualcuno ti guarda negli occhi e ti dice: “Ci sono, non ti lascio solo”.
Se puoi, porta un po’ di questa speranza a chi ogni giorno si impegna nei servizi sanitari e sociali, perché anche loro sono stanchi e meritano un po’ di luce.
Grazie per avermi ascoltato.
Se anche solo una di queste richieste potrà diventare realtà, io sentirò che il Natale è arrivato davvero.
Con delicatezza,
una persona fragile che prova ancora a credere.




