Riceviamo e pubblichiamo la nota dal capogruppo di minoranza Furio Artoni (Azione civica per Luino e frazioni) sul tema del ristorni dei frontalieri, sul quale ha presentato anche una mozione in consiglio comunale:
Leggo su un quotidiano online un intervento di un'onorevole locale (Gadda di Italia Viva), che parla dell’intenzione del ministro Giorgetti di versare ai Comuni di frontiera solo 89 milioni di euro dei 128 milioni di ristorni. Ah, l'Italia eterna, dove lo Stato centrale gioca a fare il Robin Hood al contrario: toglie ai poveri Comuni di frontiera per ingrassare i suoi forzieri romani. Immaginate la scena: la Svizzera, con la sua proverbiale generosità orologiera, versa 128 milioni di euro nel 2025 come compensazione per i nostri frontalieri – quei baldi eroi che ogni giorno varcano il confine per pompare ricchezza nelle vene anemiche dell'economia italiana.
E il governo? Ne arraffa 39 milioni con un emendamento alla Legge di Bilancio, lasciando ai paesini come Luino solo le briciole: 89 milioni. Un colpo da maestro, degno di un illusionista da circo, che cambia regole in corsa – dal 3% al 4% di frontalieri per abitante – e vincola i quattrini a usi strampalati, ignorando trattati internazionali e decreti freschi di inchiostro.
Al governo c'è la Lega, quella che un tempo gridava "prima il Nord" e "difendiamo i territori", ma ora pare aver dimenticato le sue origini. Invece di proteggere i piccoli comuni – veri pilastri dell'Italia, che generano Pil con artigiani, imprese familiari e oltre 90.000 pendolari svizzeri – li affossa sotto tagli e burocrazia. È come se un contadino, dopo aver seminato il campo, decidesse di calpestarlo per far posto a un parcheggio ministeriale. Violano accordi bilaterali del 2020, ratificati nel 2023, che dicono chiaro e tondo: quei soldi sono per i confini, non per tappare buchi nazionali. Costituzione alla mano, leale collaborazione? Macché, evaporati in una nuvola di opportunismo.
Qui emerge la grande contraddizione, quella che mi fa pensare a un'Italia schizofrenica, divisa tra un centro vorace e una periferia eroica. Da sempre, i piccoli comuni sono la colonna portante dell'economia nazionale: producono il 60% del Pil con le loro imprese familiari, i loro artigiani, i loro frontalieri che ogni giorno varcano il confine per lavorare in fabbriche elvetiche e riportare ricchezza in Italia. Pensate: oltre 90.000 lavoratori solo nelle zone di Varese, Como, Lecco e oltre. Senza di loro, l'Italia del Nord sarebbe un relitto. E lo Stato? Invece di ringraziarli, li affossa. Taglia trasferimenti, impone burocrazia asfissiante, e ora si appropria di fondi che non gli appartengono. È come se un padre di famiglia, dopo aver mandato i figli a lavorare nei campi, si tenesse i frutti del raccolto per comprarsi sigari a palazzo.
Il Ministro , con il suo emendamento, ignora un decreto del suo stesso ministero dell'agosto 2024, che fissava criteri chiari per il 2025. Quattro mesi dopo, cambia idea senza consultare nessuno: né i comuni, né le regioni. Un trattato ratificato dal Parlamento non si cancella con un emendamento di bilancio, come ha sentenziato la Corte Costituzionale in più occasioni. È illegittimo, punto e basta. Ma andiamo al cuore giuridico, senza troppi latinismi da avvocati: questi ristorni non sono soldi "statali" da redistribuire a piacimento. Sono compensazioni internazionali, versate dalla Svizzera per bilanciare i costi che i frontalieri scaricano sui nostri territori – infrastrutture, scuole, ospedali. Lo Stato italiano è solo un postino: riceve e consegna. L'articolo 15 della Legge 83/2023 garantisce almeno 89 milioni annui ai comuni, ma è una soglia minima, non un tetto. Se arrivano 128 milioni, tutti devono andare ai destinatari. Altrimenti, è una violazione del principio di affidamento legittimo: i comuni hanno già programmato bilanci sul 3%, e ora si trovano con le tasche vuote.
Immaginate un sindaco di Luino che deve riparare una strada dissestata dai pendolari svizzeri: con 39 milioni in meno, addio asfalto, addio servizi. E questo in un momento in cui i tagli statali hanno già messo in ginocchio i bilanci locali. I danni? Irreversibili, amici miei. I comuni di frontiera – da Luino a quelli di Valle d'Aosta e Alto Adige – rischiano il collasso: meno investimenti in trasporti, meno manutenzione, meno attrattività per imprese e famiglie. No, questo è solo un pretesto per centralizzare potere e quattrini, mortificando cinque anni di negoziati bilaterali.I danni? Catastrofici e irreversibili, amici miei. Strade sfasciate, trasporti al collasso, servizi pubblici in agonia: i frontalieri portano miliardi, ma senza ristorni, i territori implodono, con esodi, deserti economici e un'Italia del Nord ridotta a fantasma. Roma ride, i campanili piangono. Mia intenzione è quella di presentare una mozione al più presto al Comune di Luino per poi poterla diffondere in tutti i comuni interessati , dobbiamo prevenire situazione pericolose per il nostro territorio. Se continua così, prepariamoci a una rivolta dei borghi – e stavolta, non sarà solo folklore.
Furio Artoni
Azione civica per Luino, Stati generali del Centro destra




