Basket - 16 novembre 2025, 20:35

Più di un derby, più dei dubbi, più di una bugia

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - E alla fine arriva la vittoria ed è un sollievo, perché Varese è riuscita a passare all’incasso nel giorno in cui si è giocata una fetta considerevole della propria credibilità stagionale

Moore abbraccia Nkamhoua mentre il Lino Oldrini esplode: finalmente Varese... (Foto Fabio Averna)

Moore abbraccia Nkamhoua mentre il Lino Oldrini esplode: finalmente Varese... (Foto Fabio Averna)

E poi arriva la vittoria, l’unica cosa che conta.

Più del derby stesso, che rimane una messa laica tra le più celestiali quando viene dalla tua parte, perché capace con una sola gioia - tanto campanilistica, tanto territoriale, così adolescenziale e quindi così pura - di cancellare tante tristezze.

Più di tutti i dubbi che questa squadra continua a portarsi dietro, comprese le scelte - ogni tanto - del suo allenatore, vedi Freeman in quintetto, vedi lo stesso Freeman e Moody insieme, esemplificazioni del concetto di “insistenza” nel cercare di cavare il sangue da rape completamente asciutte. Nel momento del bisogno, però, coach K. va con il “quintettone”, Nkamhoua e Renfro insieme, ed è la scelta azzeccata, perché da quel punto in poi la Openjobmetis non si gira più. Hanno senso i due, ha senso il puzzle che li contempla, perché  frutto di un lampo di logica finalmente ritrovata dopo anni di scelte contro natura sotto le plance: insistere.

E poi arriva la vittoria ed è un sollievo, perché Varese è riuscita a passare all’incasso nel giorno in cui si è giocata una fetta considerevole della propria credibilità stagionale. Domeniche di pioggia, non meteorologica, ad aspettare il gran premio della montagna dopo il quale finalmente scollinare: e se poi non fosse arrivato nemmeno oggi? E se anche stavolta fossero stati i miglioramenti - evidenti, evidentissimi, ogni domenica qualcosa in più - l’unico “cibo” commestibile, proteico fin che vuoi ma senza alcuna goccia di sapore?

No, stasera Varese - e l’allenatore di fianco - sono stati di parola, dimostrando che a un livello più basso - più basso della vetta della classifica (Virtus e Milano) e più basso di chi ai playoff ci deve andare di “diritto” (Tortona, Trento, Venezia), la loro la possono dire. E per adesso va bene così. Perché il primo obiettivo è dimostrare di valere una Serie A dalla competitività sempre più marcata...

Due fotogrammi, prima di chiudere. Il primo è Elisee Assui, fragoroso protagonista alla sua prima volta. Un altro che bisognava aspettare, Eli, un altro che sta tornando. E si sente.

Il secondo è Tazé Moore, che fino a quattro mesi fa non sapeva nemmeno dove fosse Varese sulla cartina geografica e di certo non sapeva dove fosse Cantù. Vederlo esultare in mezzo al campo, trascinarsi dietro il pubblico, fare, disfare, elettrizzare ci racconta una bellissima bugia: che certe partite abbiano ancora la stessa magia di un tempo, quando anche un americano avrebbe dato lo stipendio per riuscire almeno una volta a “Bruciare Cantù…”.

Fabio Gandini


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