Territorio - 17 ottobre 2025, 08:22

Solcare le acque del lago e della vita con i Dragon Boat è una sfida per il corpo e la mente: «Aiuta a vivere e a stare insieme»

Coach Mauro Mazzoccato ci racconta una disciplina sportiva che sta prendendo sempre più piede anche sul nostro territorio tra Schiranna e Gavirate, dove si vedono sempre più spesso queste imbarcazioni con la testa e la coda a forma di dragone: «Le donne operate di tumore al seno hanno creato qualcosa di straordinario. Lo spirito di gruppo che nasce su queste imbarcazioni ti motiva al massimo sia a livello sportivo che di vita. Ed era uno sport che piaceva molto anche a mio zio Gigi Riva...»

Il dragon boat è una disciplina sportiva diffusa in tutto il mondo che si sta diffondendo anche sul nostro territorio e che prevede gare su imbarcazioni con la testa e la coda a forma di dragone.

Le imbarcazioni sono sospinte da atleti con pagaie variopinte personalizzate dal vogatore con un ritmo scandito da un tamburino e dal timoniere. In Italia questa disciplina sportiva è presente da oltre trent'anni e alle varie competizioni che vengono organizzate in diversi luoghi del territorio nazionale, partecipano canoe da 10 e 20 posti, con equipaggi sia maschili che femminili o misti, suddivisi per categorie ed età.

Recentemente anche la nostra provincia, alla Schiranna, ha ospitato i Campionati Italiani Universitari con oltre 170 atleti provenienti da diverse provincie italiane. Varese è stata rappresentata da un equipaggio composto da dieci vogatori con  rispettivo timoniere e tamburino. I due dragoni presenti sul lago di Varese sono dell'Università dell'Insubria, Cus Insubria e Arcadia, associazione dopo lavoro dell'ateneo che ha organizzato i Campionati Nazionali che si sono tenuti il 20 settembre con studenti universitari giunti a Varese da tutta Italia. 

 La preparazione e gli allenamenti di questo gruppo di amanti del dragon boat si svolgono presso la Canottieri Gavirate dove incontriamo il loro coach Mauro Mazzoccato che segue la squadra dell'università e le donne in rosa. 

Mauro può spiegarci la filosofia di questa particolare disciplina sportiva?

E' una disciplina molto aggregante, può essere praticato da tutti indipendentemente dall'età e da esperienze pregresse; quando si sale sul dragon boat c'è un solo obiettivo che è quello di vincere, dare il massimo ed aiutare i compagni. Poi c'è il famoso terzo tempo che consiste di creare socialità e forte spirito di gruppo ma soprattutto senso di responsabilità verso i propri compagni di equipaggio. Tutti in gara ed in allenamento devono dare il massimo per non pesare sui compagni, facendogli fare fatica doppia. 

Il dragon boat è praticato anche dalle donne?

Soprattutto da loro, perché diversamente da quanto si possa pensare è molto più tecnico che fisico. Inoltre  ha un risvolto sociale in quanto intorno a questa disciplina si è creato un grande movimento pensato dalle donne operate di tumore al seno. Diverse e qualificate ricerche mediche hanno dimostrato che praticare questo sport diminuisce la possibilità di insorgenza di linfodemi, senza dimenticare l'aspetto psicologico, in quanto lo spirito di gruppo motiva a vicenda sia a livello sportivo che di vita quotidiana. Devo aggiungere che queste donne eccezionali in gara sprigionano un'energia e una forza vitale fortissime. Ho la fortuna ed il privilegio di allenare alcune di loro qui a Gavirate, che ringrazio per la disponibilità, sia il gruppo Mimosa Dragon ad Omegna che mettono testa, cuore, entusiasmo, grande spirito di relazione e la volontà di conseguire risultati.

Come ha iniziato a praticare questa disciplina?

Ho fatto canoa a livello agonistico per 16 anni, dai 12 ai 28 anni, poi sono stato inviato a partecipare al Palio di Sesto Calende dove tuttora si gareggia con i dragoni. Terminato il palio sono rimasto affascinato da questa disciplina ed ho proseguito, sino a fare il coach ma anche a continuare a gareggiare con passione sfrenata. 

Coach ci spiega la figura del tamburino e quella del timoniere?

Il timoniere come su tutte le imbarcazioni serve a mantenere la direzione della gara, mentre Il tamburino è la figura coreografica del dragone che deve dare il ritmo di vogata. Insieme al capovoga, il timoniere deve decidere la strategia della gara; sono entrambe figure basilari.

Quali sono i progetti futuri?

Insieme agli organizzatori del Palio Sestese abbiamo intenzione di organizzare un ciclo di gare sui nostri laghi per far conoscere questo disciplina sportiva; poi dobbiamo far crescere sempre di più i vari appuntamenti in calendario che si svolgeranno alla Schiranna.

Mauro praticare sport e fare il coach per lei è una tradizione di famiglia?

Direi proprio di sì anche se sinceramente non volevo chiamare in causa mio zio Gigi Riva. Essendo un uomo di sport piaceva anche a lui seguire la canoa e anche i dragoni che in Sardegna hanno una grande tradizione. Gli sport acquatici erano una sua passione, poi essendo nato sul lago, da ragazzo, era spesso in barca a remare e seguiva il canottaggio delle due società leggiunesi. Trovarsi davanti ad un campione di sport e di vita come lo zio è sempre stato per me fonte di ispirazione grandissima da ogni punto di vista. Purtroppo però ho anche qualche rimpianto sportivo che riguarda zio Gigi. 

Mauro ci può dire quale?

Di non aver avuto la fortuna di vederlo giocare dal vivo ma solamente nei filmati televisivi: ha smesso di giocare quando io sono nato.

Tornando al dragon boat, per avere qualche informazione in più agli interessati alla pratica, cosa possiamo suggerire? 

Per avere informazioni dettagliate e per iniziare ad approcciarsi a questo sport è possibile contattare il Cus Varese, oppure telefonare al numero 3356302737. 

Claudio Ferretti

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