La cultura, l’arte, l’amore, la creatività. Da piccolo pastore a “familio” e poi via verso l’ascesa personale che lo ha portato dalla Sardegna a Vergiate dove negli anni ha continuato a perseguire le proprie passioni.
“Studiavo”: questa la sua lapidaria risposta alla domanda su come sfruttava i suoi giorni da giovane.
Era l’anno 1969 quando Paolo partecipò alla mostra agreste che sviluppò oltremodo la sua passione per l’arte. Incontrò artisti di primo piano della cultura italiana e cominciò a dipingere. Dal classico al polimaterico informale e alla scrittura (perché è anche scrittore), non c’è espressione d’arte che lui abbia evitato o che rifugge.
Oggi come trent’anni fa non si arrende e guarda al futuro senza dimenticare quei drammi familiari che lo hanno profondamente segnato.
A ottant’anni continua a creare arte a trecentosessanta gradi.
Conoscere la sua storia e riflettere sui passaggi che la contraddistinguono può essere uno stimolo a continuare a camminare o correre.
Quando incontro Paolo Tolu, quando leggo i suoi messaggi, mi immagino il volto di un bambino che pascola pecore su terreni brulli e scoscesi ma riesce con semplicità a guardare oltre, a credere in quello che immagina e a realizzarlo. Con umiltà, coraggio e onestà.
Questo è quello che insegna la vita, una storia mille verità.
Buona visione.




