Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.
Il re dell'Afghanistan e la sua passione per la terra Bosina
Nelle Cronache Varisine del 25 settembre 1959 emerge un racconto affascinante riguardante l'ex sovrano dell'Afghanistan, Aman Ullah, che aveva scelto di stabilirsi in un appartamento in via Magenta, al civico 3. Costretto all'esilio dopo il colpo di stato, Aman Ullah si rifugiò in Italia, dove si distinse per i suoi gusti raffinati e la sua eleganza.
Descritto come un gentleman, portava regali ai bambini del vicinato, creando un legame speciale con la comunità varesina. Visse con la sua seconda moglie italiana e la figlia Fatima, una giovane donna moderna che si era fatta conoscere nel giro sociale e amava le auto lussuose.
Il re, noto per le sue riforme progressiste che miravano a modernizzare l'Afghanistan negli anni '20, parlava correntemente l'italiano e varie altre lingue, rivelando la sua vasta cultura.
Il suo appartamento, arredato con splendidi tappeti che riproducevano la tradizione afghana, diventava il teatro di incontri affascinanti, dove riceveva ospiti seduti per terra, seguendo le usanze del suo Paese.
Varese, in quel periodo, si trasformò in un rifugio anche per altre figure nobili, come il principe Umberto di Savoia, che amava soggiornare a Villa Mirabello.
La storia di Aman Ullah non è solo quella di un re in esilio, ma anche un richiamo a un'epoca in cui le culture si intrecciavano, rendendo Varese un crocevia di storie affascinanti e scambi culturali.




