Varese dalla vetrina - 02 agosto 2025, 15:28

Da cinquant'anni in viale Belforte ci sono Saro e la sua "Bussola" a indicare la via: qui si entra in famiglia e si esce con il sorriso. «Prima si faceva una vita più dura, ma era più facile realizzare i sogni»

VARESE DALLA VETRINA/51 - Il bar tabaccheria è stato appena dichiarato da Regione “Attività Storica e di Tradizione”. Un riconoscimento che onora il lavoro di Saro Tringale, che rilevò il negozio 48 anni fa e che ora continua a essere presente nel locale gestito con l’aiuto di figli e nipoti: «Nel 1977 comprai il bar, pagando cambiali per 680 mila lire al mese. Belforte era un rione e ci si conosceva tutti, ma negli anni è cambiato moltissimo, diventando più anonimo. Ascoltavo i problemi dei clienti e dopo qualche anno capitava magari che li rivedessi e chiedessi loro se li avessero risolti. Nei primi tempi arrivavano i contrabbandieri, e spesso capitava che al tavolo vicino sedessero i finanzieri. Ho avuto anche clienti famosi, come Teo Teocoli, o Umberto Bossi, che qualche volta veniva assieme a Bobo Maroni»

Da sinistra Francesca, Naima, Jessica, Nicolò e Saro, una bellissima squadra alla Bussola di viale Belforte a Varese

Da sinistra Francesca, Naima, Jessica, Nicolò e Saro, una bellissima squadra alla Bussola di viale Belforte a Varese

Entrare al bar La Bussola ed essere accolti col sorriso già predispone alla convivialità, viene voglia di chiacchierare e di farsi raccontare da Saro Tringale la sua vita fatta di passione e lavoro, da quando, nel febbraio di 48 anni fa, rilevò l’attività mantenendone il nome, che forse evocava il leggendario locale delle Focette in Versilia, aperto da Sergio Bernardini, dove si esibirono i più bei nomi della canzone italiana, da Mina a De André.

Il bar tabaccheria e ricevitoria, con annessa sala giochi, di viale Belforte 18 a Varese, è stato appena dichiarato dalla Regione Lombardia “Attività Storica e di Tradizione”, onorando così il lavoro di Saro e della sua numerosa famiglia, composta da tre figlie (Sara, Simona e Serena) e quattro nipoti, tutti bene o male coinvolti nelle operazioni, perché oltre al locale storico Simona e Serena gestiscono altre due tabaccherie, una in via Cattaneo a Varese e l’altra a Sant’Ambrogio.

Saro Tringale, che ha 73 anni, sarebbe in pensione, ma in pratica è sempre al bar, gestito oggi dalla figlia Sara e dal nipote Nicolò Ottoboni, è lì la sua vita e il piacere di salutare i clienti più affezionati, alcuni dei quali lo seguono da sempre. Saro è un tipo alla Belmondo, capelli candidi e un bel sorriso, tatuaggi e collana, un modo di raccontare molto coinvolgente e aperto.

«Siamo una famiglia di tabaccai, lo era mio padre che possedeva un’attività a Varese, e io, anche quando lavoravo in fabbrica come elettricista alla Larghi & Zorzan di via Giordani, ero sempre al bar, fino a quando, nel 1977 rilevai questo, allora con una sola vetrina, pagando cambiali per 680 mila lire al mese. Belforte era un rione, ci si conosceva tutti, ma negli anni è cambiato moltissimo, diventando più anonimo, ed è subentrata la paura. Un tempo aprivo alle 5.30 del mattino e chiudevo anche alle 3 di notte, ora alle 21 andiamo a casa, ho anche subito qualche minaccia e una rapina a mano armata. Prima si faceva una vita più dura, ma era anche più facile realizzare i sogni» spiega Tringale.

Quando Saro aprì il bar tabaccheria, viale Belforte era a doppio senso, e al mattino presto arrivavano i frontalieri: «Li prendevamo tutti per la colazione, si chiacchierava, mi capitava spesso di fare anche un po’ lo psicologo, ascoltavo i problemi dei clienti e dopo qualche anno capitava magari che li rivedessi e chiedessi loro se li avessero risolti. Ho sempre cercato di instaurare con loro un rapporto di fiducia e amicizia, alcuni arrivano spiegandomi che venivano già qui da bambini con i genitori. Per fortuna mia figlia e mio nipote, che si è laureato in Business e marketing in Svizzera e sta per frequentare un master a Zurigo, portano avanti l’attività, che qualche tempo fa volevo vendere preso dallo sconforto, non per la stanchezza o l’età, ma per come è cambiato il mondo».

Al bar lavorano, turnandosi, oltre a Sara e Flavio, genitori di Nicolò, Saro e la moglie Sabrina, anche Francesca, Jessica, Simona, Naima e Asia, ragazze sorridenti e pazienti che si alternano al bancone e alla ricevitoria, presa d’assalto dagli habitué del Superenalotto e dei Gratta & Vinci, ma anche da chi deve pagare le bollette o ricaricare il cellulare.

«Lavoriamo molto con le colazioni, apriamo alle 6, ma da noi si può anche pranzare, con primi piatti, per esempio spaghetti cacio e pepe o strigoli al pesto, insalate e proposte stagionali come prosciutto e melone, toast e focacce, brioches preparate da noi, e alle 17 serviamo l’aperitivo. Al sabato arrivano le famiglie e i clienti abitudinari, anche da fuori. Però funziona anche la tabaccheria tradizionale, francobolli, marche, e naturalmente le sigarette. Un tempo era diverso, le giocate al lotto erano tutte scritte a mano, mia figlia Sara aveva i calli al dito medio a forza di tenere la penna in mano. Lei mi ha sempre aiutato, anche quando studiava all’università dell’Insubria (è biologa molecolare) e ora segue l’intera parte commerciale, un lavoro molto faticoso» dice Saro Tringale.

Nicolò si dice molto orgoglioso del riconoscimento regionale: «È un omaggio anche al legame strettissimo tra il negozio e la nostra famiglia, anch’io venivo a dare una mano in estate, quando avevo finito la scuola. Ho seguito anche un corso per bartender, qui siamo in grado di proporre tutti i cocktail richiesti, dal Mojito allo Spritz, dal Cuba Libre al Margarita, abbiamo una selezione di oltre dieci Gin provenienti da varie parti d’Italia, e organizziamo anche eventi, come serate Anni ’90 o a tema primavera con il dj. Il nostro locale rimane anche un luogo di incontro. Anche le proposte per il fumo sono cambiate, molti giovani cercano le sigarette elettroniche o il tabacco da rollare, qualcuno ancora i sigari cubani, alcuni dei quali costano fino a 35 euro l’uno».

Nonno Saro, nonostante l’antica tabaccheria si sia ampliata con la sala giochi e la possibilità di scommettere in pratica su ogni cosa, dai cavalli al calcio, è riuscito a tenere lontano le persone equivoche: «Ho sempre cercato di mantenere questo luogo sano, chi dà qualche dubbio viene allontanato con garbo, il bar deve offrire un’immagine positiva per tutto il quartiere. Nei primi tempi del locale, il mattino presto arrivavano i contrabbandieri di sigarette a fare colazione, e spesso capitava che al tavolo vicino sedessero i finanzieri. Uno dei più famosi trafficanti di sigarette di allora arrivava con la Lamborghini Miura, faceva testacoda e parcheggiava qui davanti. Ho avuto anche clienti famosi, come Teo Teocoli, o Umberto Bossi, che abitava poco distante, e ogni mattina arrivava a comperare i sigari toscani, qualche volta veniva assieme a Bobo Maroni».

Tringale ha sempre avuto spirito imprenditoriale, e per sei anni, verso la fine del ’90, gestì l’edicola di viale Belforte, «e andavo in motorino a consegnare i giornali a domicilio. Molti ancora oggi mi dicono: “Eh Saro, tu sì che sei comodo”, e io rispondo macché comodo, sono stato fortunato, perché ho sempre avuto salute e voglia di lavorare».

Mario Chiodetti

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