Prima che sia troppo tardi…
Ci sono storie di cui scordi o non ricordi l’inizio, che valgono anche la pena di una delusione o di un obiettivo disatteso. Ci sono storie che costituiscono Amicizia . Quella del “Prof”, col Prof, tra me e il Prof è una di queste.
Robertino Ghiringhelli, docente universitario, persona e personaggio della Varese che conosco, che conosciamo, merita una manciata di minuti di attenzione prima che sia troppo tardi (e non fraintendiamo questa affermazione utilizzata anche a titolo).
Una mattina di qualche tempo fa, pantaloni corti e libertà assoluta, ci siamo accomodati per quella che voleva essere una intervista a tutto tondo ma poi, al solito, l’incontro si è trasformato in una sentita lezione su diversi e contestuali temi.
Robertino, questo davvero il suo nome e non un diminutivo, è conosciuto e stimato, compreso e ascoltato. Le sue risposte sono al pari del suo pensiero ragionate e misurate. Parla di politica e cultura col piglio filosofico che lo contraddistingue da sempre. Chi gli è amico sa che ci sono episodi della sua vita su cui riesce a ridere e ridersi addosso ma che non renderà mai pubblici o di pubblico dominio. Al massimo saranno leggeri sussurri utili ad alimentare quelle leggende metropolitane che gli si sono create attorno.
Il “Prof”, così è quasi unanimemente appellato, attraversa cultura e storia di Varese con la maestria delle parole che conosce e sa pronunciare in ordinato e preciso susseguirsi. Immancabile il sigaro anche utilizzato solo come ammennicolo tra le dita a dare compito e senso alla sua mano. Non vi rinuncerebbe per nulla al mondo . Meglio spento e a simbolo che chiuso in una scatola lontana.
In questo, già definito come un incontro tra fioretto e sciabola, troveremo la possibilità di capire perché, seduto nel ristorante sotto casa il Prof riesce a conoscere ed essere conosciuto, riso e deriso ma sempre e comunque rispettato perché il suo indubbio merito resta quello di esserci.
Senza santi in Paradiso e senza raccomandazioni, tra frasi che anche in questa chiacchierata non ammettono repliche. Da Sandro Pertini («Ho ammirato la grande lucidità di una figura che è stata osannata quando era Presidente della Repubblica e usata come modello di coerenza, ma i cui principi non sono stati applicati»), alla cultura («Mi ha salvato e mi ha fatto compiere scelte che non andavano contro il mio modo di vivere: non vuole dire che sono un santo, ma che sono coerente»), dalle origini («Sono nato in un piccolo paesino e ho iniziato a credere nei rapporti interpersonali diretti. Questo mi ha permesso di ascoltare e non isolarmi») a Varese («Non è manifatturiera e non è terziaria: è in trasformazione e non ha più il peso politico di anni fa»), dalla Lega («Ha perso una grande occasione: è partita con il modello Varese e l'ha lasciato appassire per un altro modello che non sappiamo qual è») al centrosinistra («Il primo che ha creduto in Varese come laboratorio di centrosinistra è stato, insieme a Davide Galimberti, Matteo Renzi») e alla vita («Bisogna conciliare sogno e realtà»).




