Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.
Oggi raccontiamo una storia di altri tempi, quando anche a Varese, in questo caso a Brinzio, si comprava la neve.
Una controversia sulla neve sciolta (in vino) dal pretore
Siamo agli inizi del Novecento, come spiega nelle sue memorie il ragionier Umberto Ermolli (l'avevo detto che ne avremmo sentito parlare ancora), durante un inverno particolarmente asciutto, con la neve che non voleva sentir ragione di farsi vedere. Soltanto i monti e le vallate attorno apparivano imbiancati e la mancanza della candida coltre in città cominciava a preoccupare, in particolare, la categoria dei macellai.
Già, perché dovete sapere che, non disponendo dei sofisticati sistemi di refrigerazione in uso oggi, erano costretti, per conservare la carne, a scavare nei cortili grandi buche di quattro-cinque metri di diametro, profonde una decina. Buche rivestite di muratura che nei mesi invernali venivano riempite di neve pressata, su cui, ogni sera, si poneva la merce deperibile, pronta l'indomani mattina a ritornare nei negozi, bella fresca per essere venduta. Tutto studiato a regola d'arte.
Le buche erano ricoperte da una volta in mattoni dalla quale, attraverso un foro, servendosi di una scala, era possibile accedere in quella che chiameremo sala refrigerante. Quell'inverno, dunque, di tanti e tanti anni fa, poiché la bianca signora continuava a farsi desiderare, un macellaio di Varese, tale Angelo Ghiringhelli detto "Magiarin" prese una saggia decisione: andare a rifornirsi di neve.
E dove se non al Brinzio, viste le abbondanti nevicate? Senza troppo indugiare, poiché la situazione era davvero pesante, salì sul suo biroccio e raggiunse il piccolo paese valcuviano dove prenotò il quantitativo necessario, concordando il relativo prezzo ed avendo assicurazione che il trasporto in città sarebbe avvenuto la settimana successiva.
Proprio quella notte, però, manco a farlo apposta, la neve cominciò a cadere su Varese e ne arrivò così tanta, ma così tanta, da far felici tutti, i signori macellai in primo piano che provvidero a rifornire le particolari ghiacciaie.
Non fu da meno il Ghiringhelli che si dimenticò così la precedente ordinazione e allorché i carrettieri brinziesi, gente di parola, arrivarono con la bianca merce, si rifiutò di ritirarla. Dove mai a quel punto avrebbe potuto metterla? E poi si trattava, in fondo, di merce stagionata, non certo fresca.
Ognuno, insomma, tendeva far valere le proprie ragioni, così che nacque una disputa in grande stile, finita, come detto, in Pretura perché il nostro riconosceva si l'accordo fatto in precedenza, non però il credito.
Ci volle tutta la pazienza e l'abilità del magistrato per risolvere la controversia, conclusasi poi con una bevuta generale all'insegna del "vogliamoci bene"
Scrive ancora il ragionier Ermolli che la storiella, raccontata dallo stesso Ghiringhelli, tenne banco per alcun tempo al "Ristorante del Pesce" di Angelo Neuroni nella piazzetta Albuzzi, anche perché, ogni volta, il protagonista l'arricchiva di qualche infiorettatura e battuta in più, che divertiva gli avventori del locale.”
Anna Maria Gandini




