Francesco ha solo dieci anni, ma nella sua quarta partecipazione al Kim & Liù porta con sé una determinazione che commuove e ispira. Il suo braccio destro "fa fatica ad aprirsi", eppure quella che potrebbe sembrare un'imperfezione è diventata il trampolino verso un sogno grande quanto le Paralimpiadi.
La Federazione Italiana Taekwondo ha scelto l'inclusione come strada maestra, permettendo a Francesco di confrontarsi con i suoi pari età nella categoria -40 kg. Il suo mito? Antonino Bossolo, bronzo paralimpico a Parigi 2024.
La Montagna Luminosa e il bambino che trasforma i limiti in forza
"Bek Doo San" significa "Montagna Luminosa" in coreano, e non poteva esserci nome più appropriato per la società barese che ha accolto Francesco quando aveva appena cinque anni. Dalla FITA arriva la filosofia che guida questo percorso straordinario: "Guardare le cose con una prospettiva diversa può sempre farti ribaltare l'ordine delle cose stesse, una necessità può diventare una virtù."
Francesco lo ha capito istintivamente. Quel braccio è diventato una solida base d'appoggio per sistemarsi e far partire calci di una precisione disarmante. Quello che all'apparenza sembrava un punto debole si è trasformato nel suo marchio di fabbrica, in una tecnica personale che spiazza gli avversari e conquista il pubblico.
Al Kim & Liù 2025, la sua quarta partecipazione, Francesco gareggia nella categoria -40 kg contro i suoi pari età senza chiedere sconti o facilitazioni. Si misura con i rivali a pieno regime, dimostrando che l'inclusione vera non è protezione, ma pari opportunità di brillare. Ogni calcio che sferra è un messaggio potente: i limiti esistono solo nella testa di chi smette di sognare.
Antonino Bossolo: dal mito alla medaglia di Parigi 2024
Quando Francesco pronuncia il nome di Antonino Bossolo, i suoi occhi si illuminano con quella luce speciale che hanno i bambini quando parlano dei loro supereroi. Non è solo ammirazione, è identificazione totale con qualcuno che ha trasformato una sfida fisica in trionfo sportivo.
Bossolo non è un campione qualunque. È l'atleta che alle Paralimpiadi di Parigi 2024 ha conquistato una medaglia di bronzo che vale molto più del metallo di cui è fatta. È la dimostrazione vivente che i sogni non conoscono barriere, che la determinazione può superare qualsiasi ostacolo fisico.
"Il mio sogno è quello di una medaglia, come quella che ha vinto Antonino Bossolo", confessa Francesco con una semplicità disarmante. Non è vanità o presunzione, è la purezza di un obiettivo che diventa bussola di vita. Bossolo ha aperto una strada che prima sembrava impraticabile, ha dimostrato che il taekwondo paralimpico italiano può competere ai massimi livelli mondiali.
Per Francesco, seguire le orme del suo idolo significa abbracciare una filosofia di vita: quella di chi non si arrende mai, di chi trasforma ogni difficoltà in occasione di crescita. Il bronzo di Parigi è diventato il faro che illumina il cammino di un bambino che ha ancora tutto da dimostrare, ma che ha già capito dove vuole arrivare.
Tenacia e perseveranza: le parole del maestro Luigi
"Tenacia e perseveranza sono le doti più incredibili di Francesco." Le parole del maestro Luigi risuonano con l'orgoglio di chi ha visto crescere un bambino speciale, giorno dopo giorno, calcio dopo calcio. Cinque anni di palestra hanno forgiato non solo la tecnica, ma soprattutto il carattere di un piccolo guerriero che non conosce la parola resa.
"È arrivato in palestra quando aveva 5 anni e da lì ha sempre voluto inseguire il suo sogno", racconta Luigi osservando Francesco prepararsi per la finalissima della sua categoria. È stata una crescita costante, fatta di piccoli progressi quotidiani e di una determinazione che spesso sorprende persino gli adulti.
La strategia della FITA è chiara e coraggiosa: inclusione attraverso il confronto. "Abbiamo parlato con la federazione della sua situazione e abbiamo deciso di lasciarlo combattere con i suoi pari peso e pari età per avere un'inclusione positiva da cui partire", spiega il maestro. Lo sport come strumento di inclusione sociale rappresenta una filosofia che va ben oltre la semplice competizione, trasformando ogni gesto atletico in un messaggio di speranza.
Un campione della vita che guarda alle Paralimpiadi
"Il taekwondo è una parte importantissima della mia vita, mi permette di essere me stesso al 100%", confessa Francesco con quella spontaneità che appartiene solo ai bambini quando parlano delle loro passioni più autentiche. "Costanza e passione sono la mia benzina", aggiunge, usando parole che sembrano troppo mature per i suoi dieci anni, eppure perfettamente in sintonia con lo spirito che lo anima.
Il maestro Luigi non ha dubbi: "Francesco per me è un vincente sotto tutti i punti di vista. Anche se ha soltanto 10 anni accetta sfide incredibili tutti i giorni." È questa la vera medaglia che ha già conquistato, prima ancora di salire su un podio paralimpico: quella di aver dimostrato che i limiti sono solo costruzioni mentali.
Solo il futuro potrà dire se Francesco diventerà davvero un campione paralimpico come il suo idolo Bossolo. Ma una certezza già esiste, scritta in ogni suo movimento sui tatami del Foro Italico: lui è già un campione della vita, uno di quei bambini che trasformano ogni giornata in una lezione di coraggio.
La strada verso le Paralimpiadi è lunga e irta di ostacoli, ma Francesco ha già imparato la lezione più importante: che ogni grande viaggio inizia con un singolo passo, e lui quei passi li sta muovendo con la determinazione di chi sa dove vuole arrivare.
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