Sociale - 26 maggio 2025, 14:46

«Può bastare un lenzuolo bianco? Volete essere ricordati come chi ha taciuto o come chi ha scelto l'umanità?»

Le potenti parole di Ghassan Skaini, cittadino libanese da anni residente a Varese, pronunciate nel corso della manifestazione che sabato a Malnate ha visto scendere in piazza le associazioni varesine che si occupano della questione palestinese nel tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli ultimi, devastanti attacchi militari a Gaza. Ecco il discorso integrale

A sinistra Ghassan Skaini

A sinistra Ghassan Skaini

Può bastare “un lenzuolo bianco” per fermare davvero l’orrore in corso a Gaza? È una presa di posizione accettabile per un Occidente, Italia compresa, che sta scegliendo di assistere in “silenzio” a quello che è a tutti gli effetti un “silenzio della ragione e dell’umanità” che sta distruggendo un popolo?

Se lo è chiesto Ghassan Skaini, cittadino libanese da anni residente a Varese, nel corso della manifestazione che sabato a Malnate ha visto scendere in piazza le associazioni varesine che si occupano della questione palestinese nel tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli ultimi, devastanti attacchi militari nella Striscia.

Ecco il discorso integrale di Ghassan Skaini. Nel finale viene anche richiamato il celebre agghiacciante articolo scritto dal giornalista americano Robert Fisk "Ce lo dissero le mosche", che fra i primi documentò il massacro di Sabra e Shatila avvenuto in un campo profughi palestinese in Libano nel 1982.


 

«Io sono straniero, e Dante Alighieri non lo studiamo a scuola ma voi sì, cito: “I posti più caldi dell’inferno sono riservati a coloro che in tempi di grande crisi morale, mantengono la propria neutralità.” 

Io sono uno straniero. E non sono qui per parlarvi di me. Non sono venuto a raccontarvi la mia storia.  Io voglio farvi una domanda: CHI SIETE VOI? 

Sì, proprio voi.Italiani. Europei. Persone libere. Popolo di cultura, di Costituzione, di democrazia. 

Chi siete voi... quando nessuno vi guarda? 

Due giorni fa, la CNN ha trasmesso cinque ore ininterrotte per raccontare la morte di due israeliani uccisi. 

Mi dispiace, davvero. Ogni vita spezzata è un dolore. Ma ditemi...  Cosa accadrebbe se ogni due palestinesi uccisi avessero cinque ore di copertura mediatica?  Solo ieri ne sono morti più di venti.
E l’altro ieri. E il giorno prima ancora. 

Ci vorrebbero 28 anni di trasmissioni ininterrotte 24/24 per raccontare l’indignazione della morte di ogni due palestinesi civili 

Ammazzare sionisti israeliani non libera la Palestina. Sì, è vero. È immorale, è sbagliato, lo grido con voi! Ma allora ditemi: togliere la vita a bambini palestinesi cosa fa? Strappare il respiro a neonati, bruciare le loro case, sparare sulla gente in fuga... Questo cos’è? Civiltà? Sicurezza? Difesa? 

Ma non voglio parlare dei morti. Non oggi. Voglio parlare di voi. Avete presente quando un vostro bimbo fa il suo primo passo da solo? Quanto ci esaltiamo! Che tenerezza... È piccolo, fragile... ma ce l’ha fatta! Un evento minuscolo, eppure lo celebriamo con orgoglio. 

E oggi qui in piazza celebriamo due lenzuola bianche appese dal Comune di Varese. Due. Ma l’Italia non è un bambino! Non è ai suoi primi passi nella storia dei diritti. L’Italia è adulta. È potente. È responsabile. Questo lenzuolo bianco, per me, non è una vittoria. È un promemoria: che ci stiamo accontentando dell’ovvio. Che la nostra umanità è diventata timida, burocratica, pavida. 

L’Italia è uno dei sei Paesi fondatori dell’Unione Europea! Uno dei motori di questo continente. E voi, tutti voi… Pigliatevi la responsabilità di essere gli adulti che siete! 

Io sono venuto a vivere con voi. Mangio il vostro pane, cammino nelle vostre strade, pago le vostre tasse. Voglio rispettarvi. Ma aiutatemi a rispettarvi! Fatemi vedere che qui in Italia il rispetto per l’uomo vale più del profitto. Che non fate cassa sull’apartheid. Che non vi girate dall’altra parte mentre altri piangono sangue. 

Perché voi avete scelta. Hai scelta quando compri una bibita. Hai scelta quando scegli un avocado. Hai scelta su dove fare la spesa, su cosa votare, su chi sostenere. E allora vi chiedo: Perché scegliete il silenzio? Perché scegliete l’indifferenza? Perché scegliete l’oppressore? Le vostre scelte fanno male a me. Ai miei fratelli. Ai miei figli. 

E non si tratta di me. Non si tratta solo della Palestina. Non si tratta del Libano, del Congo, del Pakistan. Si tratta di voi. 

Del vostro riflesso allo specchio. 

Della vostra identità. 

Del vostro onore. 

La Costituzione Italiana, quella che portate nel cuore ogni 2 giugno, vi dice chi siete.  Vi dice che:

  • La sovranità è del popolo.
    • I diritti dell’uomo sono inviolabili.
    • La solidarietà è un dovere inderogabile.
    • Tutti hanno pari dignità, senza distinzione di razza, religione, lingua.Sono parole bellissime.Ma se restano solo parole, sono una menzogna. 

Alzi la mano chi ama guardare i film. Voglio parlarvi con le immagini. Avete visto The Last of Us per esempio? Io voglio raccontarvi l’inizio di un film nuovo fortissimo. Immaginate: Una strada deserta. Silenziosa. Si sente solo un ronzio. Giornalisti camminano lentamente, coprendosi il volto con fazzoletti. Mosche. Ovunque. 

Sulle mani, sui volti, sugli occhi. Sciami di mosche. Cercano carne, umida, putrida. Le mosche sono imparziali. Non distinguono tra un corpo vivo e uno morto. 

Le mosche traggono profitto dai cadaveri e ci ricordano che c’è vita anche nella morte. 

Loren Jenkins continuava a imprecare. Forse era il suo modo di controllare la nausea provocata da quel terribile fetore. 

Avevano tutti voglia di vomitare. Stavano respirando morte, inalando la putredine dei cadaveri ormai gonfi che li circondavano. 

Quando Robert era arrivato quasi in cima perse l’equilibrio e per non cadere si aggrappò a una pietra rosso scuro che sbucava dal terreno. 

Ma non era una pietra. Era viscida e calda e gli rimase appiccicata alla mano.  Quando abbassò gli occhi vide che si era attaccato a un gomito che sporgeva dalla terra, un triangolo di carne e ossa. 

Dall’altro lato della strada principale, risalendo un sentiero coperto di macerie, trovarono i corpi di cinque donne e parecchi bambini. 

Le donne erano tutte di mezza età ed erano state gettate su un cumulo di rifiuti. 

Una era distesa sulla schiena, con il vestito strappato e la testa di una bambina che spuntava sotto il suo corpo. 

La bambina aveva i capelli corti, neri e ricci, dal viso corrucciato i suoi occhi fissavano dritto nell’obiettivo. 

Era morta. 

Nelle case... 

Donne violentate e uccise lasciate lì con le gonne sollevate e il ventre aperto. 

Bambini con la gola squarciata. 

Neonati anneriti, in decomposizione, gettati come spazzatura accanto a bottiglie di whisky vuote e attrezzature israeliane. 

E qualcuno, lì, sussurra: "Cristo santo..." Pensavano di trovare una battaglia. Hanno trovato una massacro. E allora ci si chiede: 

Dove sono i terroristi che sono stati ammazzati? Dove sono gli assassini contro cui si è scatenata la difesa? 

Non è un film.

È Sabra e Shatila, settembre 1982, Beirut. Vi prego: cercate l’articolo di Robert Fisk – “Ce lo dissero le mosche”. Fatelo leggere ai vostri figli.

E poi dite: mai più. MAI PIÙ per tutti. E allora, ditemelo voi: Cosa volete essere? Volete essere ricordati come chi ha taciuto?
O come chi ha scelto l’umanità? Io voglio andare a casa, dai miei genitori, dai miei figli, e dire: “Ho vissuto con europei giusti.”

Boicottate. Sanzionate. Disinvestite. Informatevi. Agite. Non con le parole. Con le azioni. Datemi il privilegio di potervi rispettare. 

Grazie. 

Redazione

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