Pallacanestro Varese comunica che nella giornata di oggi Marco #Legovich ha esercitato la clausola di uscita prevista dal suo contratto, concludendo così il suo percorso da Associate Head Coach dopo due stagioni vissute insieme.
A Lego va il nostro più sincero ringraziamento per il lavoro svolto con serietà, passione e professionalità. In questi due anni è stato un punto di riferimento prezioso all’interno dello staff tecnico, contribuendo in modo significativo alla crescita del gruppo e portando ogni giorno entusiasmo, competenza e spirito di squadra.
Oltre al valore tecnico, ci mancheranno la sua umanità, la sua sensibilità e quella capacità di portare un clima di fiducia e armonia sia dentro che fuori dal campo.
Salutiamo Marco con affetto e orgoglio, augurandogli le migliori fortune per il suo futuro professionale e personale.
𝐆𝐑𝐀𝐙𝐈𝐄 𝐞 𝐀𝐑𝐑𝐈𝐕𝐄𝐃𝐄𝐑𝐂𝐈, 𝐂𝐨𝐚𝐜𝐡 𝐋𝐞𝐠𝐨
Perché ai membri della famiglia non si dice addio.
Tu sei stato al nostro fianco ancora prima che ti conoscessimo davvero.
Hai creduto in noi, nelle nostre attività, nei nostri sogni.
Hai sostenuto i nostri progetti , per i ragazzi, per la città, per chi ha bisogno di una spinta in più… non ha mai fatto mancare il tuo sorriso, timido, ma aperto.
Ci hai mostrato la tua umanità, la tua dedizione, l’entusiasmo per lo sport che ci ha fatto incontrare.
Ora è il tuo momento: vai, inseguendo i tuoi sogni!
E noi? Saremo lì, a tifare per te e per la tua nuova avventura.
In bocca al lupo, Coach Lego
𝐔𝐧𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐪𝐮𝐚𝐝𝐫𝐚, 𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐈𝐋 𝐁𝐀𝐒𝐊𝐄𝐓 𝐒𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐍𝐎𝐈
Basta leggere fino in fondo sia il comunicato ufficiale, scritto con molta grazia dall’Ufficio Stampa di Pallacanestro Varese guidato da Marco Gandini, che le emozionanti righe appena pubblicate da Il Basket Siamo Noi, per capire davvero e in modo autentico il valore che ha avuto coach Marco Legovich nella sua avventura biancorossa.
Umano, sensibile, intelligente, ironico: questo giovanissimo allenatore (farà 33 anni a settembre) che ha già vissuto tante, forse troppe vite per la sua ancora verdissima (almeno professionalmente) età, è stato un faro pieno di luce nei tanti momenti sportivamente bui che hanno ammantato il cammino biancorosso delle ultime due stagioni.
Fuori dal campo, ma anche ai suoi bordi. Dove, a una ricognizione non superficiale e che non si accontenta di ciò che dicono i titoli negli organigrammi o non legge solo le righe dei bollettini ufficiali, ha letteralmente tentato… di difendere l’impossibile… Il “responsabile della difesa”, ci han detto… Beh, sempre che responsabile lo sia effettivamente stato fino in fondo, di certo non è stato per nulla facile esserlo in tale campo specifico nella Varese del Moreyball, con tracce di matrice cestistico-filosofica non contaminabili da altre idee, con a fianco capo-allenatori devoti alla filosofia di cui sopra (presi apposta per quello) e comunque sempre con l’ultima parola gerarchicamente in tasca e con squadre costruite all’insegna della leggerezza strutturale e con un occhio di riguardo proiettato sulla fase offensiva, più che su quella difensiva.
“Sì ma Galbiati c’è riuscito…” potrà pensare qualcuno… Non è così vero…Paolo Galbiati, un altro che ha lasciato un ottimo ricordo qui, ha avuto comunque giocatori nettamente migliori, ha goduto di un effetto sorpresa sull’intero campionato che le Varese successive non hanno più potuto godere e soprattutto, a conti fatti, la Openjobmetis della sua stagione ha rappresentato l’undicesima difesa del campionato, non certo una difesa da playoff.
A fare la differenza, quell’anno, lo sanno anche i ciottoli della via Sacra del Sacro Monte, fu la capacità di fare canestro.
Ci è voluta l’inversione a U derivante dal concreto - come mai prima - pericolo A2 e l’avvento conseguente di coach Ioannis Kastritis, con abbandono per fatti concludenti di tanti principi che fino a quel momento erano stati traccia imprescindibile per ogni scelta e per qualsiasi attore sul palco, per risistemare le cose e per dare il giusto valore anche al lavoro del coach triestino: quella è stata la sua “vera” Varese.
E la prova provata di tutto ciò che abbiamo scritto finora sta nelle parole di cuore che anche lo stesso Kastritis ha speso nei confronti di Lego, che gli ha detto addio nei giorni scorsi con gratitudine, ma anche con dispiacere e nostalgia, ora che il suo volo lo porterà molto lontano da qui, in Polonia, a riprendere il filo di una carriera che scommettiamo sarà lunga e felice. Come merita.
Perché c’è una cosa che a questo Giovane Holden della pallacanestro non manca: il coraggio.
Grazie Lego. Per aver tentato di… difendere l’impossibile con umiltà, spirito di sacrificio e il sorriso sempre sulle labbra.