Il caffè ha una storia lunga e affascinante in Italia, un Paese che lo ha trasformato da semplice bevanda a simbolo nazionale di stile di vita, convivialità e cultura. Sebbene il caffè non sia originario dell’Italia — le sue radici affondano nelle terre dell’Etiopia e del Medio Oriente — è proprio nella penisola che ha trovato terreno fertile per diventare una vera e propria istituzione. Il caffè arrivò in Italia intorno al XVII secolo, attraverso i commerci con l’Impero Ottomano, e trovò il suo primo porto d’ingresso a Venezia, città aperta al mondo e alle novità. Qui divenne rapidamente di moda tra le élite e iniziò a diffondersi nei caffè letterari, dove artisti, filosofi e intellettuali si incontravano per discutere idee e assaporare la nuova bevanda.
La vera rivoluzione, però, avvenne nel Novecento con l’invenzione della macchina per espresso, una tecnologia tutta italiana che ha segnato l’inizio di un’epoca. Fu nel 1901 che Luigi Bezzera brevettò un dispositivo in grado di preparare rapidamente una tazza di caffè forzando l’acqua calda attraverso una dose compatta di caffè macinato. Da quel momento nacque il concetto moderno di "espresso", una parola che indica sia la rapidità della preparazione, sia l'idea di qualcosa fatto apposta per chi lo beve, su richiesta. L'espresso diventò il cuore pulsante dei bar italiani, un rito quotidiano a cui nessuno poteva rinunciare da Nord a Sud, così com’è anche oggi. La città dove si consuma più caffè? Non poteva essere che la capitale d’Italia: Roma.
2. Il caffè espresso di oggi è uguale a quello delle origini?
Nel corso degli anni, il caffè espresso ha subito varie trasformazioni, sia tecniche che culturali. Se il principio di base è rimasto lo stesso, ovvero l’estrazione veloce tramite pressione, le tecnologie, i gusti e le abitudini sono profondamente cambiati. Le prime macchine a leva richiedevano una grande abilità manuale da parte del barista, mentre oggi l’uso di macchine automatiche o semi-automatiche ha standardizzato il processo e reso più semplice ottenere risultati costanti.
Anche la miscela di caffè è cambiata. In passato, l’espresso era spesso preparato con caffè 100% Robusta, più forte e amaro, mentre oggi si preferiscono miscele con un’alta percentuale di Arabica, che offre note aromatiche più complesse e una minore acidità. Inoltre, l’attenzione alla provenienza dei chicchi, alla tostatura e alla macinatura è diventata quasi maniacale, soprattutto nelle caffetterie di nuova generazione, che parlano di “single origin”, “tracciabilità” e “metodi alternativi”.
Il rituale, però, è rimasto intatto. Il vero espresso italiano continua a essere un momento sacro della giornata, da gustare in piedi al bancone, in pochi secondi, ma con la massima intensità sensoriale.
3. Le caratteristiche dell’espresso: vista, olfatto, gusto
Il vero espresso italiano si riconosce innanzitutto alla vista. Deve presentarsi in una tazzina di ceramica spessa, alla giusta temperatura, con una crema compatta, spessa circa 3-4 millimetri, color nocciola con striature più scure. Una crema troppo chiara o troppo scura, o che si dissolve rapidamente, è indice di un caffè estratto male o di una miscela di scarsa qualità.
All’olfatto, l’espresso perfetto sprigiona un bouquet complesso di aromi: note di cioccolato, frutta secca, fiori, agrumi, caramello o spezie. Ogni tazza è un viaggio, un piccolo concentrato di profumi che raccontano la storia del chicco, dal suolo in cui è nato fino alla tostatura. Un aroma spento, piatto o bruciato indica una cattiva estrazione o una tostatura eccessiva.
Il gusto è forse l’aspetto più emozionante. L’espresso autentico è un concentrato di sapore, un equilibrio perfetto tra dolcezza, acidità e amarezza. Deve essere vellutato in bocca, mai acquoso, con un corpo pieno e persistente. Il retrogusto deve rimanere a lungo, senza eccessi di astringenza o acidità. In pochi millilitri si racchiude una sinfonia di sapori, risultato di secoli di perfezionamento artigianale e passione.
Insomma, il vero espresso italiano non è solo una bevanda: è cultura, identità, esperienza. È il frutto di una lunga evoluzione storica, tecnica e sensoriale, e il suo fascino sta proprio in quell’equilibrio magico tra tradizione e innovazione, tra gesto quotidiano e piacere straordinario.
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