«Il Caldaro fin qui ha dominato la stagione, ma il Varese gioca in casa, è spinto dall'entusiasmo della gente e ha già battuto due volte proprio gli altoatesini, che di partite ne hanno perse appena tre, quindi le mie percentuali per il passaggio in finale sono 50% e 50%. Vedo invece leggermente favorito l'Aosta, che ha un potenziale incredibile, sul Feltre che comunque sta giocando bene: 60%-40%»: va dritto al punto delle semifinali Massimo Da Rin, coach del ritorno al vertice del Varese arrivato a un passo dalla prima Coppa Italia alla Meranarena, con il tiro di Marcello Borghi che avrebbe deciso la finale all'overtime parato miracolosamente da Tragust a pochi secondi dalla sirena, e a una semifinale cancellata dal Covid ai tempi del Pastore Tedesco, lo straniero più forte mai arrivato a queste latitudini in questa nuova era giallonera.
«Ogni squadra in lizza può mettere in difficoltà l'avversario, per un motivo o per l'altro» spiega Da Rin che, come tradizione, è il nostro "oracolo" che molto raramente fallisce una "lettura" nei momenti decisivi di una stagione.
Torniamo su Aosta-Feltre di oggi alle 15: «Si sfidano i due potenziali offensivi più alti, ma la differenza tra loro la farà il portiere, soprattutto con in pista gli special team. Proprio qui sta il rebus: sappiamo bene quanto Tura potrebbe essere al top allenandosi con continuità, bisognerà capire se giocherà lui o Marinelli; tra i veneti in porta sono in ballo Jodie Manfroi e Bortoli, con quest'ultimo che se l'è sempre cavata bene. Altro dubbio in difesa, dove vedremo se Giovinazzo punterà su Moucka o sul finlandese Auvinen: l'Aosta comunque ha più potenziale distribuito su 4 linee, quindi dico 60-40%».
Ore 19, tocca a Caldaro e Varese: «Vediamo chi difenderà la gabbia giallonera. Filippo Matonti ha sempre giocato bene, l'ucraino non l'ho ancora inquadrato, anche se il miglior portiere adesso non c'è più... Ma i Mastini hanno il settimo uomo: quando s'accende tutta quella gente sugli spalti, ti porta in fondo. Quindi, 50 e 50».
La disamina del campionato di Da Rin è molto interessante: «Al di là degli ucraini, la maggior parte mediocri, molti stranieri forti hanno cambiato volto alle squadre e all'IHL. Anche chi è partito male, può essere una mina vagante dei playoff: il Fiemme ha 4 linee, stranieri che fanno gol, un Peiti ritrovato; il Fassa è in gas, c'è una questione geografica di cui tener conto, visto che qualcuno dovrà andare a giocare da loro ogni 2 giorni a 1.500 metri, e in più ha una squadra di giovani che pattinano e giocano duro, oltre a stranieri che fanno la differenza. Queste due, forse insieme alla Valpe che ha ancora qualche possibilità di giocarsela, possono essere trappole per chiunque ben più di quanto nella prima fase: un Caldaro-Fiemme, per esempio, non è detto che sia così scontato per la capolista».
Da Rin vede l'Aosta favorito nei playoff per il titolo. E spiega perché: «È una squadra lunga, forte anche economicamente, gestita e composta da professionisti che nella vita non abbinano lavoro a hockey ma pensano solo a giocare che può permettersi di riposarsi il giusto: nella maratona playoff è un grandissimo vantaggio».
Veniamo al suo Como: «Spero di non arrivare ultimo - dice il tecnico dei lariani - mi sono trovato una squadra senza stranieri ma, anche in assenza di 3 o 4 titolari, abbiamo sempre lottato fino alla fine. Non facciamo gol e questo è il nostro difetto più grosso, ma abbiamo quattro delle ultime cinque gare in casa e cercheremo di superare il Bressanone, avanti di 3 punti, per non arrivare ultimi: i ragazzi, che danno tutto, non se lo meriterebbero».
Non possiamo chiudere senza dare uno sguardo al futuro, oltreché all'assenza clamorosa e ormai prolungata del Milano dal panorama dell'hockey a un passo dalle Olimpiadi.
«In IHL saranno obbligati a fare un bel rimpastone, studiando una formula magari più stuzzicante che porti ancora maggiore interesse di quello che già è stato conquistato, anche perché l'Alps per un anno almeno esisterà ancora - dice il tecnico di Cortina d'Ampezzo - Anche l'Asiago è in una posizione di stallo e, quindi, bisognerà capire più avanti chi arriverà davvero dall'alto, al di là delle dichiarazioni di febbraio che andranno confermate dai fatti. Sulle piste c'è tanto pubblico, da Varese a Torre Pellice, da Feltre ad Alleghe e Cavalese: alla gente l'IHL piace ed è in una fase di costante crescita, anche il livello non è così male e in più non c'è un vincitore sicuro, né in Coppa Italia, dove può davvero succedere di tutto, né in campionato».
Ogni tanto, quando passa davanti all'Agorà, a Da Rin viene da piangere: «Com'è possibile che non ci sia hockey nella città olimpica? Il problema è la mancanza di uno stadio del ghiaccio: l'Agorà è un rudere, magari verrà demolito, e non mi sembra che il Comune si muova più di tanto. La mia sensazione è che ci sia comunque gente che voglia provare a fare qualcosa: mi auguro che non trovino altri paletti perché, aspettando ancora un po', sarebbe troppo troppo tardi per ritrovare il Milano. Più o meno uguale la situazione di Como: lo stadio nuovo serve, se non si vuole la chiusura dell'hockey».
Hockey - 08 febbraio 2025, 06:59
Da Rin: «Tra Caldaro e Varese può succedere di tutto. Possibilità di finale? 50%-50%. All'Aosta con il Feltre do il 60%. L'IHL piace alla gente: servirà un rimpastone»
Il coach che ha riportato al vertice i Mastini "legge" final four, campionato e futuro: «Gli altoatesini fin qui hanno dominato ma i Mastini li hanno già battuti, e il pubblico in via Albani conta. La Coppa è la Coppa, ma in campionato vedo favorito l'Aosta. L'IHL cresce grazie a stranieri forti e attira tifosi su tante piste: magari può servire una formula ancora più stuzzicante. Milano senza hockey mette tristezza, se si aspetta ancora un po'... Il mio Como proverà a lasciare l'ultimo posto, ma senza stadio nuovo...»
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