Demonizzare la plastica? Non è questa la strada.
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lettore che risponde all’articolo di Beppe Gandolfo “Quei maledetti tappi di plastica” (leggi qui).
Gentile redazione,
ho appena letto l’opinione del sig. Beppe Gandolfo intitolata “Quei maledetti tappi di plastica” e, come sempre, mi sono cadute le braccia.
Giusta premessa: lavoro con la plastica, o meglio con le macchine che la trasformano da granulo a prodotto finito, e quindi il mio giudizio può certamente essere considerato di parte ma operando in questo settore da 35 anni ho una visione parzialmente maggiore del normale “uomo della strada”.
Da anni stiamo assistendo ad una lotta mediatica contro la plastica rivolta a consumatori “non addetti ai lavori”, probabilmente per muovere il mercato verso altri potentati economici industriali che hanno enormi interessi nel mondo della carta, del legno (sob!) o della favola “bio”.
La plastica, nei milioni di utilizzi che ha, rappresenta ancora oggi il materiale più adatto ad ottenere prodotti di uso comune durevoli, confortevoli, vetture più leggere, case più isolate, oggetti di elettronica pratici e funzionali.
Fateci caso: la lotta “pubblica” è per la plastica dell’imballaggio, tappi e bottiglie, buste e contenitori, tutto quelle che da decenni serve per poter consumare prodotti sicuri, igienici, facilmente trasportabili: immaginate acqua, bibite, latticini, mozzarelle, yogurt o quello che volete conservati, trasportati e venduti senza la plastica.
Tutti questi materiali plastici sono neutri e infinitamente riciclabili, è la mancata gestione da parte della pubblica amministrazione e di un’industria dedicata alla filiera post utilizzo che ne determina l’abbandono nel mondo.
Noi europei stiamo qui ad ascoltare Bruno Barbieri che conduce la sua personale battaglia alla plastica, ma che quando viene sostituita implica l’utilizzo di paste di legno o carta ben più onerosi da produrre ed energeticamente devastanti rispetto alla plastica oltremodo riciclabile. Non parliamo poi della fruibilità e del “gusto”: bevete in una cartuccia di carta e poi ne riparliamo. Stiamo qui come bravi soldatini a separare tutti i rifiuti con la raccolta differenziata e intanto nel Gange sversano quotidianamente direttamente con i camion milioni di tonnellate di spazzatura che inevitabilmente galleggia e raggiunge l’immensità dell’oceano.
E quindi? E’ colpa nostra e della “nostra” plastica se i comodissimi tappi finita la loro preziosa funzione finiscono sulle spiagge delle Maldive? O è mancanza di decennale lungimiranza delle classi politiche ed economiche abbinata alla maleducazione e ignoranza primordiale dell’essere umano?
Altro tema: se il tappo, colorato e fastidioso, sulla spiaggia è ben visibile e disturbante perché nessuno parla delle microplastiche delle dimensioni di pochi micron (quelle davvero un problema) che ad ogni lavaggio le nostre lavatrici che processano abiti sintetici (molto sintetici) rilasciano nelle acque e che inevitabilmente raggiungono torrenti, poi fiumi, laghi, mari e oceani con il risultato che SICURAMENTE quelle microplastiche ce le beviamo o ce le mangiamo? Forse che non vedendole “va tutto bene madama la marchesa” (cit.)?.
Avete mai visto nessuno lottare contro le multinazionali della moda che vendono vestiti in migliaia di negozi monomarca presenti in tutto il mondo? Qualcuno li associa alla plastica?
Svegliatevi, agite per il bene del mondo, non fatevi prendere per il naso e ragionate con la vostra testa.
Lettera firmata